La minaccia Shabaab per l'11 settembre. L'altro fronte di Obama è in East Africa
NAIROBI – Alla vigilia dell’anniversario dell’undici settembre al Qaeda torna a minacciare gli Stati Uniti. Stavolta lo fa rivolgendosi direttamente a Obama attraverso gli Shabaab, il gruppo somalo, affiliato all’organizzazione terroristica, che nei giorni scorsi ha perso il suo leader Ahmed Godane, 37 anni, ucciso da missili sganciati sulla Somalia proprio da droni statunitensi. «Così come voi avete ucciso Godane, così molti americani saranno uccisi a New York e Washington – ha dichiarato in un messaggio audio diffuso on line Fuad Mohamed Khalaf Shongole, ufficiale degli Shabaab – gli uomini sono già pronti».
Godane guidava gli Shabaab dal 2008. Sul suo curriculum addestramenti in Afghanistan assieme ai talebani e l’investitura da parte di al Zawahiri, capo di al Qaeda, a leader dei mujaheddin in East Africa. È di Godane l’idea dell’attentato dell’anno scorso in uno dei più importanti centri commerciali di Nairobi dove un commando formato da decine di terroristi ha sparato sulla gente che faceva shopping uccidendo 68 persone. Così come è sua la responsabilità di una serie di due attentati avvenuti nel 2010 a Kampala, in Uganda dove sono morte oltre 70 persone.
In queste ore diverse organizzazioni statunitensi con sedi attive nei paesi dell’Africa orientale stanno inviando alert ai propri dipendenti chiedendo di evitare gli spostamenti non necessari, i trasporti pubblici e i luoghi affollati. Il rischio è che il gruppo somalo voglia davvero lanciare un messaggio di vendetta in occasione dell’anniversario dell’undici settembre. Godane infatti è stato già sostituito. Al suo posto Ahmad Umar, detto Abu Ubaidah, che ha ricevuto una benedizione a tempo di record sempre da Al Zawahiri. «I nostri combattenti si aspettino buone notizie – ha proseguito Shongole – Obama sia pronto a notizie scioccanti».
In queste ore gli Shabaab hanno intensificato anche gli attacchi a basi dell’Amisom in Somalia. L’Amisom è la missione dell’Unione Africana, finanziata anche da Onu e Unione europea che dal 2011 sta combattendo gli Shabaab con attacchi di terra e bombardamenti sui campi di addestramento per tentare di sottrarre all’organizzazione il controllo del maggior numero possibile di città. Una missione che da giorni è nel pieno delle polemiche dopo la diffusione di un rapporto da parte di Human Rights Watch dal titolo «Il potere che questi uomini hanno su di noi» che racconta di stupri e sfruttamento di donne e ragazze somale da parte dei soldati dell’Amisom.
«Alcuni soldati dell’Unione africana in Somalia hanno abusato della loro posizione di potere per sfruttare donne e ragazze vulnerabili», ha dichiarato Liesl Gerntholtz, responsabile Diritti delle donne di Human Rights Watch. Fra le varie denunce riportate, quella di una ragazzina di 15 anni andata in una base Amisom di Mogadiscio per cercare medicine per la madre malata. Due soldati le hanno detto di seguirla e una volta portata in una stanza l’hanno violentata. «Non si può chiudere gli occhi davanti a questi abusi – ha proseguito Gerntholz – i donatori internazionali dovrebbero controllare meglio e garantire che non avvengano».
Non è la prima volta che l’Amisom finisce sotto accusa. L’anno scorso i soldati di base a Chisimaio erano stati accusati di consentire a imprenditori vicini agli Shabaab di esportare carbone in barba all’embargo internazionale che vige sul paese, proprio per limitare le entrate del gruppo islamico. E mentre il presidente della Somalia per radio proclama che «la vittoria sul terrorismo è vicina», i guerriglieri hanno fatto decine di morti solo negli ultimi giorni, scagliando autobombe e ordigni contro i soldati.
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