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Battaglie per i diritti gay e delle donne: strategie a confronto

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

imageFoto Getty Images e Contrasto

La domanda la pone il Daily Beast: perché negli ultimi anni il movimento per i diritti dei gay ha ottenuto una vittoria dopo l’altra, mentre quello delle donne batte in ritirata?Dieci anni fa, nel 2004, in Massachusetts si celebrava il primo matrimonio gay d’America, oggi invece sono ben 19 gli stati a permettere l’unione. Per quanto invece riguarda i diritti delle donne, “e in particolare - sottolinea a Io Donna, Robyn Ochs, attivista e scrittrice americana – quelli attinenti alla sfera riproduttiva vanno sempre peggio. Per capirlo basta guardare ai numeri: dal 2011 a oggi sono stati approvati 226 provvedimenti restrittivi su cliniche abortive in almeno 12 stati americani”.

Perché? La risposta è complessa e le ragioni numerose. Proviamo a elencarle. La prima, si può sintetizzare con la parola “narrativa”, in altre parole come i due movimenti hanno deciso di raccontarsi al grande pubblico. Partiamo dal caso dei diritti dei gay. Secondo Jay Michaelson, scrittore e docente della Brown University, fino agli anni Novanta “l’essere gay” è stato ritratto dal movimento come una scelta individuale, un atto politico in netta contrapposizione con le norme dominanti. Fallita questa strategia gli attivisti hanno deciso di far leva sulla “naturalità” dell’essere gay, su come “si è omosessuali dalla nascita” e su come quanto rivendicato siano valori universali e condivisibili: amore, matrimonio, famiglia.

Diversamente, il movimento delle donne non si è rapportato con il grande pubblico in termini di lotta per un’eguaglianza di opportunità, bensì per il diritto di scelta individuale, in maniera simile alla narrativa fallimentare dei movimenti gay prima degli anni Novanta. Anche il nome del movimento – pro-choice – riflette questa identità e, come spiega di nuovo Michaelson, riuscire a convincere l’elettore medio a sostenere la causa della scelta di uno stile di vita minoritario piuttosto che qualcosa di universale è molto più complicato. Non a caso una secondo grossa differenza tra i due movimenti di emancipazione si trova nella strategia di comunicazione adottata: se il movimento per i diritti dei gay ha potuto contare su testimonial giovani, famosi, belli, innamorati e foto in abiti nuziali, quello delle donne no. Tutto il contrario dato che le storie di aborto – che si sia favorevoli o meno non importa– sono nella maggior parte dei casi storie di sofferenza e la sofferenza non è fotogenica.

Le differenze e le difficoltà evidenziati dall’articolo del Daily Beast sono riscontrabili anche nel nostro Paese. Gli omosessuali non possono ancora sposarsi (anche se ad oggi 155 comuni hanno introdotto le unioni civili per bypassare il problema) e in questo contesto l’obiettivo degli attivisti è dunque diventato quello di sostenere un progetto di legge per il matrimonio basato, come negli Stati Uniti, su argomenti di eguaglianza. Semplice, definito, chiaro. Il risultato? Negli ultimi anni gli italiani favorevoli al matrimonio gay sono diventati da minoranza a maggioranza e il risvolto politico di questo cambiamento probabilmente si vedrà presto anche nel comportamento della classe politica dirigente. Per quanto riguarda invece le donne e l’aborto la questione è più complessa e in Italia, come negli States, la battaglia per i diritti riproduttivi sembra in stallo se non addirittura in ritirata.

Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute negli ultimi anni gli obiettori di coscienza sono aumentati e questo da una parte rende l’aborto una pratica più difficile, dall’altra, come ha scritto Marina Terragni sul suo blog, causa indirettamente l’aumento del numero degli aborti clandestini. Non solo. Il crescente numero di obiettori non è distribuito in maniera proporzionata sul territorio. Ci sono da una parte i picchi dell’86 per cento in Molise e dall’altra i minimi del 17 per cento nella Valle D’Aosta. L’effetto: ci sono donne che possono trovarsi in condizioni di non poter abortire perché lo staff medico presente è costituito interamente da obiettori.

Come concludere dunque su due movimenti le cui battaglie e vittorie sono state paragonabili per diversi anni e nell’ultimo decennio hanno iniziano a imboccare strade differenti? Cosa ci dice questo cambiamento della nostra società? In primis che il maschilismo è molto più duro a morire dei pregiudizi verso gli omosessuali. C’è una (terribile) battuta che circola negli Stati Uniti: “Lo sai perché un feto a più diritti di una donna? … Perché potrebbe essere un uomo”. Ironia a parte, c'è un fondo di verità su cui riflettere.

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