«A passo spedito verso la parità di diritti». Parla Pascale Boistard
Il segretario di stato francese Pascale Boistard, incaricata dei diritti delle donne, si è insediata due mesi fa con il governo di Manuel Valls ed è partita spedita con il mandato ricevuto dal primo ministro: lavorare all’attuazione della legge per la parità dei diritti approvata il 4 agosto. Il suo è un lavoro che poggia su alcuni pilastri fondamentali: l’educazione e la formazione, ad esempio, che insieme alla piena applicazione delle quote, alla lotta contro gli stereotipi, alle battaglie per l’incremento delle donne ai vertici delle aziende, è uno strumento essenziale per arrivare a una parità effettiva di diritti. Che sia dunque economica, professionale e che sia la base per un cambiamento culturale, un «grande battaglia di libertà».
Ad agosto la Francia ha approvato una legge sulla parità dei diritti tra uomini e donne, le sua missione è arrivare alla piena attuazione di questa riforma. In cosa consiste?C’è un lavoro da fare che è per la parità di diritti, che riguarda soprattuto le donne evidentemente, per approdare a un’uguaglianza che sia professionale e quindi salariale. C’è da insistere sulla protezione del corpo delle donne, a cominciare dall’interruzione di gravidanza e sulla lotta contro gli stereotipi dei media, dove dobbiamo vigilare perché le donne non continuino ad essere scavalcate professionalmente, e possano essere sempre riconosciute come esperte, giornaliste. Dobbiamo impegnarci perché si possa riorganizzare la gestione della vita quotidiana delle donne e degli uomini, attraverso il congedo parentale: uno strumento che deve essere aperto agli uomini. E poi dobbiamo attuare un dispositivo di lotta contro la violenza alle donne, le più soggette alle violenze, anche attraverso un innovativo dispositivo telefonico che permetterà un intervento molto rapido.
Quale priorità aggiungerebbe?Le priorità sono proprio l’eguaglianza professionale e salariale e la parità di accesso alla formazione professionale, che devono diventare una condizione che si applica in tutti i settori. Dunque lanceremo una grade campagna di sensibilizzazione rivolta alle giovani perché capiscano che tutte le possibilità sono loro aperte. Che si può cambiare formazione, impegnarsi in qualunque settore si voglia, che non ci sono ambiti preclusi alle donne. E che tutto questo può dare grande slancio all’economia.
Molti studi e anche qualche esempio, come nel nord Europa, dimostrano che la vera uguaglianza economica passa per questo. Quale è il modello da sviluppare?Il modello non esiste dobbiamo costruirlo. Noi per esempio abbiamo scelto il sitema delle quote, per aumentare il numero delle donne ai vertici delle grandi aziende. Con le quote è possibile aumentare le responsabilità delle donne e quindi arrivare ad avere più potere. E poi si può agire sulle giovani, che devono avere molte più ambizioni e molta più giustizia e anche capire che è importante essere rappresentate: non è questione di simboli, dobbiamo fare in modo che tutto questo diventi un processo naturale nella società.
Le quote sono sempre al centro del dibattito, accade in Italia e anche nel resto d’EuropaSì ma in questo dibattito è importante capire che non stiamo parlando solo di numeri. Si deve riflettere sulle funzioni, gli incarichi, e impedire alle imprese di andare avanti anche sanzionando comportamenti discriminatori. In Francia si sono fatti molti progressi. In termini di rappresentanza: questa legge in cinque anni ha fruttato il 16 per cento in più di donne ai vertici e oggi siamo a circa il 30 per cento nei consigli di amministrazione. E insieme a una parità di retribuzione si è iniziato un percorso.
In Europa cosa può cambiare oggi, con più donne in parlamento e nei governi, come è accaduto in Italia?La situazione non è uguale in tutti i paesi. È vero che ci sono paesi in cui le chance di arrivare ad essere più rappresentate sono maggiori, altri in cui ce ne sono pochi. Quindi il primo lavoro che ci aspetta è quello di arrivare a un punto di mediazione a un livello che sia soddisfacente per tutti. Ora è importante che si facciano passi avanti e salutiamo positivamente il fatto che nell’europarlamento ci siano più donne: significa che il terreno molto favorevole.
Educazione e formazione sono la priorità?Intendo come prioritario avviare un’ampia lotta contro gli stereotipi. Penso che la rappresentatività si cominci a costruire a livello scolastico, attraverso innanzitutto la formazione degli insegnanti e un lavoro profondo nella società e sull’informazione, si impone una lotta seria al sessismo dei media. Si deve fare pedagogia, aprire a un nuovo discorso di genere già nelle scuole. In termini di lotta al sessismo, c’è un lavoro da fare interno alle scuole, a partire dal linguaggio, dai bambini, dall’insegnare alle bambine che non ci sono lavori o attività per uomini e lavori e attività per donne. Insomma, si tratta di fare attraverso il lavoro sulla parità, un grande lavoro di libertà.
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