On. Tiziano Motti: "Crisi economica, le più penalizzare sono le donne"
Se è vero che la crisi economica non guarda in faccia nessuno, è anche vero che spesso sono le donne le più penalizzate. Sono quelle che lavorano il più delle volte a tempo parziale, perché si devono occupare anche della famiglia e sono quelle che hanno meno garanzie sul lavoro. Appena c'è da tagliare qualcuno sono le prime che saltano e quando finalmente si riassume sono le ultime che riescono a reintrodursi sul mercato del lavoro.Nonostante si combatta da anni contro questa disparità e ingiustizia di genere, la realtà è ancora questa. In Europa però ci si rende conto che la forza lavoro femminile è di estrema importanza per la ripresa economica ed i deputati europei si sono quindi preoccupati di studiare la situazione attuale e di chiedere riforme perché venga facilitata la partecipazione femminile allo sviluppo economico.A questo proposito la commissione dei Diritti delle donne ha approvato una relazione sul miglioramento della vita delle donne in Europa.«Il problema è serio e da quando sono stato eletto non faccio altro che segnalarlo - dichiara l'onorevole Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti - Si parla tanto di parità tra uomo e donna, di quote rosa, ma la verità è che nonostante i tassi di disoccupazione tra donne e uomini siano analoghi, la crisi ha prodotto effetti diversi perché le condizioni di lavoro delle donne sono diventate molto più precarie, il reddito femminile è diminuito di più a causa delle differenze salariali tra donne e uomini di quasi il 17% in media, e quindi anche delle disuguaglianze nelle indennità di disoccupazione che ne derivano. Spesso, poi, viene loro imposto il tempo parziale o esse stesse sono obbligate a scegliere di svolgere più lavori precari allo stesso tempo, a scapito di occupazioni più stabili».Aggiunge Motti: «Ho letto il documento elaborato dai colleghi della Commissione diritti e mi trovo sicuramente d'accordo per quanto riguarda la necessità di incoraggiare le donne imprenditrici, anche con iniziative semplici come la costruzione di asili aziendali che consentano alle madri di lavorare serenamente sapendo i propri figli in buone mani. Non ci stancheremo mai, poi, di chiedere alla Commissione europea di includere l'uguaglianza digenere in ogni politica economica e di lavoro della Commissione, anche nel piano finanziario pluriennale».Il problema è che, spesso, le donne che perdono il lavoro si mettono alla disperata ricerca di lavori informali, precari e sottopagati e diventa quindi molto più difficile il loro reinserimento, a causa anche della discriminazione di cui sono oggetto.