Comitato e Tavola: “Una raccolta fondi per far rinascere l’ospedale Valdese”
Per riaprire l’ospedale, la Tavola Valdese è pronta a mettere parte dei fondi raccolti con l’8 per mille. Le donne del movimento “Mettiamoci le tette” e il Comitato in difesa dell’ospedale Valdese sono convinti che cittadini e imprese disposti ad investire per vedere ripartire il percorso di senologia in via Silvio Pellico sono tanti. La formula sarà quella ormai nota del crowdfunding: la piattaforma sarà scelta nei prossimi giorni. Chiesa valdese e cittadini, quindi, sono pronti a diventare azionisti, tutti potenziali membri di un consiglio di amministrazione chiamato a gestire l’attività dell’ospedale. Secondo le prime valutazioni, per riaprire il Valdese servirebbe qualcosa come 5 milioni, in questo caso la Regione ne potrebbe spendere solo 1 milione e mezzo. Nonostante nella sede dell’assessorato alla sanità di corso Regina Margherita stia prevalendo l’ipotesi di un percorso interamente pubblico e appaia sempre più probabile l’arrivo della Fondazione don Gnocchi (che ha bisogno di un luogo adatto per trasferire il Maria Ausiliatrice), la battaglia di chi non si rassegna a vedere il Valdese riconvertito a struttura di ricovero non è affatto conclusa. L’idea è piuttosto innovativa per la gestione di un ospedale pubblico: un sistema misto a cui potrebbero partecipare la Regione, le associazioni, comuni cittadini e una cooperativa che si occuperebbe di coordinare l’attività del reparto di senologia utilizzando l’esperienza del radiologo Eugenio Zanon, ora nel privato low-cost dopo aver coordinato la senologia del Valdese fino alla chiusura. «La macchina è pronta - dice Carla Diamanti, presidente di Mettiamoci le tette - stiamo solo aspettando la sentenza del Tar, che dovrà dire se la chiusura decisa dalla Regione è giusta o se invece la struttura dovrà riaprire il servizio di senologia per garantire i diritti delle donne». Nel secondo caso sarà l’assessorato a dirci come intende realizzare il piano, chiarisce, mentre se il Tar dovesse rispondere picche al nostro ricorso, l’operazione partirà subito: «Se riaprire l’ospedale con il servizio di senologia è una spesa troppo alta per le casse della Regione, Tavola Valdese e cittadini sono pronti ad accollarsi parte di questi costi». L’assessore Antonio Saitta torna al lavoro oggi dopo pochi giorni di pausa e a questo punto la risposta sul progetto che gli è stato presentato a fine ottobre dovrà essere definitiva. Anche in corso Regina Margherita, prima di dare l’ultima parola, si aspetta la sentenza del Tribunale, attesa entro fine gennaio. I dati più recenti della Città della Salute diffusi a dicembre dal coordinamento dell’azienda sono positivi e hanno confermato che la breast unit dell’ospedale Sant’Anna ha riassorbito parte delle pazienti perdute con la chiusura del Valdese. Le donne tuttavia contestano che quelle cifre siano sinonimo di una risposta alle esigenze di chi non ha trovato la stessa completezza del percorso garantita al Valdese: «È vero che le liste d’attesa possono essere diminuite, ma questo succede anche perché molte hanno scelto la via del privato. Secondo i dati del ministero ci può essere una breast unit ogni 250mila abitanti, perché allora non al Valdese?», incalza Diamanti. Il quartiere, molti ex-medici, la circoscrizione con il presidente Mario Cornelio Levi sono da tempo un gruppo coeso: l’obiettivo è condiviso ed è riaprire l’ospedale di via Silvio Pellico perché diventi una struttura a misura di donne.
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