Nella libertà dobbiamo ritrovare il senso della comunità | Marco Lodoli | Socialnews
La civiltà occidentale, fondata sul principio della libertà, ha prodotto e produce un’infinità di oggetti reali e immaginari che rendono la nostra vita migliore. Medicine e cinema, tecnologia e vacanze, sessualità esente da sensi di colpa e facilità di spostamenti, l’elenco è lungo, comprende tantissimi aspetti, dai computer ai parlamenti, dai diritti delle donne a quelli delle minoranze, dalla musica alla ricerca. Insomma, l’uomo libero può dare il meglio di sé. Naturalmente anche il peggio, può cedere agli istinti più bassi, farsi ladro, corrotto, parassita, violento, ma in generale quando le persone si sentono libere vedono immediatamente davanti a loro una bella strada, in parte già tracciata, in parte ancora da tracciare grazie al futuro di possibilità che si aprono. Insomma, noi che viviamo in Occidente non rimetteremmo il nostro nome nel cappello di Dio o del caso per una nuova estrazione. Sappiamo che in tre quarti del mondo la gente vive nell’oppressione, nella miseria nera, nella paura.
I tragici fatti di questi giorni ci confermano che tutto sommato, nonostante le mille lamentele che sono parte integrante di ogni essere umano, noi che viviamo in Europa siamo fortunati rispetto a chi vive in Pakistan o in Nigeria. Ora rischiamo qualcosa in più, la bomba o la mitragliata del pazzo fanatico, ma chi fa la spesa ogni mattina in un qualsiasi mercato mediorientale rischia molto di più. Ringraziamo dunque gli illuministi francesi e inglesi e tutti quelli che ci hanno consentito di muoverci liberamente col corpo e con il pensiero. C’è solo un punto dolente, a mio avviso, una carenza sulla quale è ancora giusto riflettere. La laicità, che come ho detto ci dà respiro e libertà, non riesce in questo preciso momento storico a produrre un’idea di comunità. Sì, certo, milioni di persone in Francia hanno sfilato contro la barbarie, hanno marciato fianco a fianco per ribadire la forza della libertà. Però poi ognuna è tornata a casa da sola.
La libertà ha prodotto in economia il liberalismo, che senz’altro migliora i nostri beni materiali, rende le nostre macchine e i nostri frigoriferi più efficienti: però ha prodotto anche un senso di separazione tra gli uomini. Nel mercato generale siamo tutti rivali, il mio banchetto gareggia con il tuo, e se potesse lo ribalterebbe. Mio figlio compete con il tuo, dovrà avere voti migliori e parlare bene tante lingue per occupare quel posto al sole: quindi purtroppo siamo avversari, perché non c’è felicità per tutti. La banca farà cento prestiti, non centomila, il palco che ospita i vincenti è stretto, tutti gli altri giù nell’ombra. Così inevitabilmente si crea diffidenza, ostilità, si frantuma ogni speranza di comunità. E allora ritroviamo il modo di tenerci per mano, di parlarci, di aiutarci, di sentirci parte della vita, perché il nostro mondo è talmente bello che non può essere abitato da infinite solitudini.