Amina Sboui: nuda per celebrare la libertà
1 marzo 2013, una ragazza tunisina chiamata Amina Sboui – femminista e blogger, all’epoca studentessa – posta in rete una sua immagine con un messaggio tatuato sul corpo: “Il mio corpo mi appartiene”. Con questo gesto che potrebbe sembrare un gratuito episodio di esibizionismo, si mette invece in gioco in prima persona come portavoce della sua generazione, dei giovani che come lei hanno partecipato attivamente alla Primavera araba: più libertà in un paese ormai in mano agli integralisti islamici. Ora la sua esperienza viene raccontata nell’autobiografia “Il mio corpo mi appartiene” che , anche alla luce dei fatti drammatici che hanno recentemente insanguinato Parigi, Giunti Editore ha deciso di anticiparne l’uscita al prossimo 21 gennaio.
Una foto, quella di Amina, che nel 2013 fece rapidamente il giro del mondo, un gesto che le costa quasi la vita: prima segregata dai suoi stessi genitori, scandalizzati e timorosi che le conseguenze di un atto così eclatante si ripercuotano su tutta la famiglia; poi, dopo l’adesione al movimento delle Femen, finisce in prigione. Ma anche da reclusa Amina continua a battersi, in difesa delle detenute, sistematicamente percosse e angariate e per la libertà di espressione. Una volta scarcerata, proprio a causa della notorietà che la sua figura ha acquisito nel mondo, Amina non è ancora libera; deve lasciare il suo Paese; in Tunisia, infatti, le sarebbe impossibile studiare e anche solo vivere, la famiglia teme ritorsioni. Si rifugia a Parigi, dove decide di raccontare la sua storia: dall’infanzia segnata dagli abusi sessuali alla consapevolezza dei suoi diritti di persona e di donna, dalle prime rivendicazioni in famiglia agli scontri con l’autorità, dal gesto che ne fa il simbolo globale di una protesta contro ogni forma di dittatura militare o religiosa fino all’esilio. Con l’amarezza di un sogno infranto: quello di chi ha sperato che le Primavere arabe portassero democrazia e diritti.
Amina sarà in Italia a fine gennaio, il 21 ospite della trasmissione radiofonica “Fahrenheit” (Rai Radio3) e il 22 in tv a “Pane Quotidiano” (Rai 2) con Concita De Gregorio. Sarà inoltre presente a Milano alla Casa delle Donne il 22, per un dibattito pubblico con Giuliana Sgrena e Nadia De Mond. Tutte occasioni per discutere di libertà religiosa e democrazia, di fondamentalismi e scontro di civiltà, delle Primavere arabe, dei diritti delle donne nell’Islam, analizzando con lei quanto sta accadendo.
Eccovi un breve stralcio dall’intenso libro che esce per Giunti: “Mi piacerebbe vivere in un mondo in cui non esiste la «nostalgia di casa» perché il mondo intero è la nostra casa. E a questo proposito: ebbene, sì, la Tunisia non mi manca. Mi capita invece di stare male perché delle persone vengono arrestate e io sono del tutto impotente. Sogno un mondo senza razzismo, senza omofobia, senza xenofobia, un mondo d’amore, senza frontiere… un mondo di pace, di musica. Un mondo che abbia per slogan: «Libertà, dignità, giustizia sociale», il mio slogan preferito durante la Rivoluzione tunisina. Innanzitutto perché in Tunisia bisogna ancora gridarlo forte e chiaro, visto che i cittadini non godono né di libertà né di dignità e la giustizia sociale non esiste. Ma anche e soprattutto perché questo slogan è universale e tutti noi possiamo sentirlo come nostro.”.