Parità di genere donne ‘fuori’ dalla politica
di Mauro Del Bue
Pubblicato il 13-01-2015
Si plaude al Parlamento più “rosa” della Storia italiana, ma oggi l’Aula della Camera respinge la parte dell’emendamento di Sel alla riforma costituzionale volto ad inserire in Costituzione il rispetto della parità di genere nelle leggi elettorali. Un déjà vu dell’anno scorso, quando anche allora vennero respinti gli emendamenti sulle quote rosa.La norma svoltasi a scrutinio segreto è stata bocciata con 54 sì, 372 no e 83 astenuti, per l’On Pia Locatelli (Psi) come l’anno scorso l’emendamento a tutela della parità di genere è stato bocciato “approfittando del voto segreto”, aggiungendo: “Da un Parlamento che vanta il maggior numero di donne elette dalla nascita della Repubblica ci saremmo attese qualcosa di più”. Stesso rammarico espresso dalla portavoce del Psi, Maria Pisani: “Ancora un’occasione persa, la possibilità di garantire una rappresentanza realmente paritaria nelle nostre Istituzioni”.
Forte disappunto dalla deputata Sel, Celeste Costantino, componente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio che parla di “norma di civiltà” e spiega che “non si trattava né di introdurre le cosiddette ‘quote rosa’ né la parità di genere, ma di affermare in Costituzione che, qualunque siano le leggi elettorali che i Parlamenti e i Governi approveranno in futuro, sarà sempre assicurata la non discriminazione fra i sessi”. L’ex consigliera alle Pari opportunità del Comune di Reggio Calabria chiarisce:“Nel caso specifico della riforma in discussione questo emendamento costituiva davvero una norma di salvaguardia perché il nuovo Senato della autonomie sarà composto con una elezione di secondo livello, e i senatori saranno scelti tra Consiglieri regionali attualmente a stragrande maggioranza maschile”. La deputata ha infine concluso che questo è “un vero e proprio salto indietro rispetto all`attuale Parlamento, il più rosa della storia. Le parlamentari del Partito Democratico che hanno votato contro hanno dimostrato che si possono affossare i diritti delle donne se lo chiede Renzi”.
Contraria all’emendamento al ddl riforme, la deputata forzista Elena Centemero che ha spiegato invece che “il testo di riforma costituzionale prevede già un principio chiaro di democrazia paritaria: le leggi, infatti, stabiliscono modalità di elezione delle Camere che promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza, in linea con l’articolo 51 della nostra Carta”.L’affermazione delle donne in politica resta una questione seria oltre che ardua e addirittura per alcuni un tabù.L’immagine dei capi di Stato a Parigi, durante la “marche républicaine”, appare defraudata di alcuni personaggi nel quotidiano israeliano HaMevaser. Non ci sono infatti la cancelliera tedesca Angela Merkel, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, la responsabile Esteri della Ue Federica Mogherini e la premier danese Helle Thorning-Schnidt. Insomma, sono scomparse le donne.Le donne in politica rappresentano un tabù non solo nella religione islamica ma anche in quella ebreo-ortodossa, anche se c’è da evidenziare che le donne potranno votare e candidarsi alle elezioni municipali che si terranno quest’anno in Arabia Saudita.Ma HaMevaser non è il primo giornale ebraico di ispirazione ortodossa le cui scelte editoriali sono state dettate dalle convinzioni religiose: nel 2011 Tzeitung, giornale della Grande mela, dovette scusarsi pubblicamente per aver ‘cancellato’ Hillary Clinton dall’immagine della Casa Bianca dopo il raid nel quale venne ucciso Osama Bin Laden.
Maria Teresa Olivieri
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