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Amina Sboui la giovane blogger tunisina simbolo della rivolta femminile nei paesi arabi alla Casa delle Donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Giovedì 22 gennaio ore 18.30. Dialogano con lei la giornalista Giuliana Sgrena e Nadia De Mond Gruppo Networking Internazionale Casa delle Donne di Milano

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(mi-lorenteggio.com) Milano 19 gennaio 2015 - Nessun luogo milanese poteva essere più adatto della Casa delle Donne a ospitare la presentazione dell’autobiografia di Amina Sboui, la giovane tunisina protagonista della Rivoluzione dei gelsomini e simbolo della rivolta femminile nei paesi arabi. Ora esule a Parigi e quindi testimone diretta dei tragici attacchi terroristici di matrice islamica in corso in questi giorni.

Sarà un’occasione preziosa, la prima in Italia, per parlare con lei di diritti delle donne, di libertà religiosa e democrazia, delle Femen, delle Primavere arabe e anche per ascoltare da lei la verità sulle polemiche che recentemente l’hanno coinvolta.

Amina Sboui è nata in Tunisia il 7 dicembre 1994. Femminista e blogger, figlia di un medico e di un’insegnante, era una studentessa di liceo quando ha diffuso su Facebook una sua fotografia a seno nudo, con la scritta sulla pelle “Il mio corpo mi appartiene”. Dopo lo scalpore generato da questo gesto di protesta, che ha fatto il giro del mondo e l’ha trasformata in simbolo globale delle Primavere arabe e della rivolta femminile nei paesi islamici, la sua vita è a rischio. La sua autobiografia è uscita a primavera 2014 in Francia e ora arriva in Italia per Giunti Editore.

Amina SbouiIl mio corpo mi appartiene

Giunti Editore

160 pagine | euro 12.00 | eBook 6.99 Disponibile da metà gennaio 2015

La foto di Amina Sboui a seno nudo ha fatto il giro del mondo. Una ragazza tunisina si mostra così, con un messaggio tatuato sul corpo: “Il mio corpo mi appartiene”.È il 1 marzo 2013 e Amina, mettendo la sua immagine in rete, si fa portavoce della sua generazione, dei giovani che come lei hanno partecipato attivamente alla Primavera araba: più libertà in un paese ormai in mano agli integralisti islamici.

Questo gesto le costa quasi la vita: prima viene segregata dai suoi stessi genitori, scandalizzati e timorosi che le conseguenze di un atto così eclatante si ripercuotano su tutta la famiglia; poi, dopo l’adesione al movimento delle Femen, finisce in prigione. Anche da dietro le sbarre Amina continua a battersi: in difesa delle detenute, sistematicamente percosse e angariate, e per la libertà di espressione.

Una volta scarcerata, proprio a causa della notorietà che la sua figura ha acquisito nel mondo, Amina non è ancora libera; deve lasciare il suo Paese, in Tunisia le sarebbe impossibile studiare e anche solo vivere, la famiglia teme ritorsioni.

Così si rifugia a Parigi, dove decide di raccontare la sua storia: dall’infanzia segnata dagli abusi sessuali alla consapevolezza dei suoi diritti di persona e di donna, dalle prime rivendicazioni in famiglia agli scontri con l’autorità, dal gesto che ne fa il simbolo globale di una protesta contro ogni forma di dittatura militare o religiosa fino all’esilio. Con l’amarezza di un sogno infranto: quello di chi ha sperato che le Primavere arabe portassero democrazia e diritti.

Amina Sboui è nata in Tunisia il 7 dicembre 1994. Femminista e blogger, figlia di un medico e di un’insegnante, era una studentessa di liceo quando ha diffuso su Facebook una sua fotografia a seno nudo, accompagnata dalla scritta “Il mio corpo mi appartiene”. Dopo lo scalpore generato da questa forma di protesta, la sua vita è cambiata radicalmente.

Il mio corpo mi appartiene è il quinto titolo della collana Giunti Narrativa Non Fiction, dedicata a storie vere con qualità letteraria.

Redazione

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