Iran, senza velo su Facebook: giornalista vince il premio per i diritti delle donne
ROMA - Sorride Masih Alinejad in una delle tante foto che la ritraggono senza hijab sulla pagina Facebook da lei creata per spingere le donne a seguire il suo esempio liberandosi delle costrizioni imposte dal governo di Teheran. Una sfida lanciata dalla giovane freelance per dare voce alle donne iraniane oppresse da un sistema che le relega a un ruolo secondario nella società. Il suo impegno le è valso il premio del Geneva summit for human rights and democracy, una coalizione formata da venti organizzazioni non governative che hanno premiato la creatrice della pagina My Stealthy Freedoms con il Women's rights awards.Una questione di scelta. Il progetto della giornalista è stato premiato per "per dare voce a chi non ha voce e agitare la coscienza dell'umanità per sostenere la lotta delle donne iraniane per i diritti umani fondamentali quali la libertà e l'uguaglianza". Soddisfatta ed emozionata Masih Alinejad ha dichiarato che "dalle scolare di 7 alle nonne di 70 anni, tutte le donne in Iran sono costrette ad indossare l'hijab. Questo premio potrebbe dare voce a quelle iraniane che dicono no al velo e aumentare la consapevolezza globale riguardo alle donne iraniane che hanno deciso di battersi per i loro diritti fondamentali". Non è una crociata contro il velo. In un'intervista al Guardian la donna ha chiarito di esser cresciuta in una famiglia fortemente conservatrice dove la madre rispetta l'usanza di portare l'hijab. Per Alinejad il problema sta nella possibilità di scegliere come e se seguire la tradizione e i dettami religiosi. "Non ho alcuna intenzione di incoraggiare le persone a sfidare la legge dell'hijab - ha detto alla testata britannica -Voglio solo dare voce alle migliaia e migliaia di donne iraniane che pensano di non avere alcuna piattaforma per dire la loro"La vendetta di Teheran. Di fronte al successo dell'iniziativa, il governo della capitale non ha perso tempo imbastendo una campagna diffamatoria attraverso giornali e cartelloni pubblicitari volti a screditare la dignità di Alinejad rappresentata come una perversa consumatrice di droghe. La donna, da tempo spina nel fianco di Teheran, è stata arresta nel 1994 per le dure critiche rivolte contro il governo e durante la sua carriera giornalistica ha più volte generato scompiglio nei lontani palazzi della capitale.
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