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Il mio corpo un atto politico. Sono alla base della piramide, una donna trans che diritti ha?

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Lei si chiama Leandra Medeiros Cerezo, ma tutti la conosciamo come Lea T, modella di  37 anni nata in Brasile, la prima transgender ad apparire in campagne di marchi di moda e alta moda, come Givenchy, Burberry e Benetton, la prima modella trans ad aver raggiunto il successo internazionale, lei che ha mostrato il suo corpo nudo e l'ha trasformato, come lei stessa afferma, facendolo diventare un "atto politico". Instagram? Lea dichiara di usarlo ma non per vanità, i suoi post sono piuttosto pensati per lanciare dei messaggi (politici), per sensibilizzare il pubblico su questioni importanti. E' sempre in prima linea per combattere contro l'omofobia e la transfobia o per difendere il suo Paese di origine, il Brasile, dove è nata il 19 febbraio 1983, a Belo Horizonte. "Il Brasile è un Paese per cui lotto molto – dichiara a Fanpage.it – sono abbastanza preoccupata per il mio Paese. Viviamo un momento politico veramente tragico, corriamo il rischio di perdere l'Amazzonia, gli indigeni stanno perdendo le loro terre, la Savana è bruciata, la violenza sulle donne transessuali è al primo posto al mondo".  

I capelli non hanno genere

Recentemente è stata scelta come nuova testimonial di Pantene per lanciare in Italia e nel mondo il progetto Hair has no gender finalizzato a rendere inclusivi i saloni di bellezza e i parrucchieri, luoghi che bisogna rendere luoghi sicuri e accoglienti per tutti, indipendentemente dal sesso e dal genere di appartenenza. "Hair has no gender è un progetto bellissimo di Pantene che riguarda la libertà del copro, la libertà di come portare i capelli. Rappresenta la volontà di eliminare questi paradigmi che esistono su come dobbiamo essere o come dobbiamo sembrare. Penso sia un inizio per decolonizzare certi sistemi che sono stati creati dall'uomo, vedo tutte le comunità, non solo quella LGBT, che stanno imponendo la legittimità dei loro diritti".

Il legame con Riccardo Tisci e il primo lavoro come modella

Per Fanpage.it Lea T ha risposto alle domande di Google, ovvero quelle più cliccate dagli utenti sul web, che comprendono domande su età e altezza, sulle sue origini e sui suoi genitori, fino ad arrivare a curiosità che riguardano la sua carriera e il suo copro. Lea parla con tono calmo e pacato, racconta la sua vita, il momento della transizione, di com'era da piccola, soffermandosi su quanto la madre abbia avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, soprattutto nei momenti più difficili e dolorosi. Racconta della famiglia, del suo primo lavoro nel mondo della moda con la campagna di Givenchy, realizzata al fianco dell'amico fraterno Riccardo Tisci, all'epoca direttore creativo della storica Maison francese, oggi stilista per Burberry. Marchio quest'ultimo di cui Lea indossa uno splendido completo beige al momento della nostra intervista, completo abbinato a slingback e maxi piumino logato. I capelli le cadono morbidi sulle spalle e dinanzi alle telecamere di Fanpage.it racconta: "Ho tutta una credenza sui capelli perché io ho tradizioni africane e indigene, quindi il taglio del capello è come se fosse una liberazione dai pensieri del passato. I capelli me li taglia solo mia madre e con la luna piena".

L'esperienza a "Ballando con le stelle"

Lea T nel 2013 ha partecipato al talent show della Rai condotto da Milly Carlucci "Ballando con le stelle" e ancora oggi in tanti sul web cercano le sue esibizioni sul palco mentre si lancia in scatenati balli con indosso costumi ricoperti di lustrini e paillettes. Il programma televisivo le ha dato grande notorietà in Italia allargando il suo pubblico, e facendole travalicare i confini del fashion sytem dove era già molto celebre. A Fanpage.it Lea spiega proprio come quell'esperienza sia servita per mostrarsi al grande pubblico legittimando l'esistenza di altre donne trans come lei:

Ballando con le stelle è stata un esperienza molto bella e molto faticosa. E' stata la prima volta che ho potuto mostrare una Lea a tutti e comunque mostrare che una donna transessuale poteva far parte di un gruppo. Milly è stata un angelo, c'è sempre stato tanto rispetto nei miei riguardi.

Appassionata ma mai sopra le righe, pacata ma estremamente diretta, Lea parla di politica e religione, con passione spiega cos'è il Candomblé, la religione di matrice africana che pratica. "E' molto bella non sta a guardare se sei gay, se non sei gay o se sei trans". Con gli occhi che le brillano parla dell'Italia, suo Pese d'adozione: "A due anni sono venuta in Italia, son cresciuta in Italia. La sento come casa. Mi preoccupo molto per questo Paese come per il Brasile, devo molto a questo paese, mi ha dato tanto".

Lea T: mia madre ha dato il sangue per vedere la figlia felice

Associato al nome di Lea T, da sempre c'è quello di Antonio Carlos Cerezo, meglio conosciuto come Toninho Cerezo, celebre per la sua lunga carriera nel mondo del calcio, prima come centrocampista, poi come allenatore, che in Italia ha giocato in squadre come la Roma e la Sampdoria. Quando le si chiede di suo padre e di come lui abbia preso la sua scelta di cambiare sesso, Lea risponde: "Mio papà è un calciatore famoso, non è mai stato transfobico, da parte sua verso di me non c'è mai stato nessun tipo di discriminazione". Poi però nel suo sguardo è facile intercettare un sentimento di delusione, sembra che qualcosa proprio non le vada giù e continua:

Si parla sempre del padre perché viviamo in una società patriarcale, ma io devo dire che tutto il merito della mia esistenza lo do a mia madre, è stata 24 ore su 24 a pregare, in pensiero, aveva paura che mi succedesse qualcosa. Di mio papà si è parlato tanto, di mia madre poco. Lei è invece una donna che ha sudato tanto per vedere la felicità della figlia.

La commozione è chiara nel suo sguardo, soprattutto è chiara la gratitudine immensa verso una donna, sua madre che, come Lea afferma, "ha dato il sangue per vedere sua figlia finalmente felice", che le è stata accanto dall'inizio alla fine nel momento della transizione, che l'ha supportata in passato come oggi, senza mai farla sentire sola. Lea si indispettisce, poi, quando legge la domanda "Lea T prima e dopo" e rispondendo torna a parlare di sua madre con parole che mostrano tutto il suo amore e il rispetto per la donna che le ha donato la vita, mentre trova invadente la richiesta di svelare troppo sul suo cambiamento:

Io sono nata il 19 febbraio del 1982 a Belo Horizonte e sono figlia di Rosa Helena Medeiros, che mi ha creata così com'ero, quindi la mia nascita è stata quella, dire che sono rinata sarebbe come rinnegare il parto di mia mamma, la gravidanza, tutto il periodo che sono cresciuta con lei, quindi sarebbe come mancare di rispetto a questa donna che mi ha dato così tanto. A volte si da molta enfasi all'organo genitale, se sei operata o no. Trovo ingiusta questa vivisezione del corpo della donna trans e l'autorizzazione che la gente crede di poter avere a parlare di certe cose in maniera così crudele. Noi siamo in continuo movimento, siamo in continua transizione. 

Per la sua famiglia, poi, ha solo parole positive: "Ho tre fratelli, un fratello più grande e due sorelle gemelle, sono zia di quasi 4 nipoti, siamo molto legati e ci vogliamo bene. Non so come ringraziare per la famiglia che ho". Continua ripetendo quanto sia stata fortunata per aver avuto vicino la sua famiglia, fortunata rispetto a tante altre donne trans che si sono trovate sole nel momento della loro scelta, sole nell'affrontare un momento così duro, sole nel momento in cui sono state rifiutate dai genitori o dalla famiglia.

Non ho un fidanzato e non ho problemi a stare nuda

In molti si chiedono se sia fidanzata, lei risponde diretta e concisa: "non ho un fidanzato", mentre racconta con serenità il rapporto con il suo corpo spiegando "oggi il copro lo vivo in maniera tranquilla e non ho nessun tipo di inibizione, non ho problemi a stare nuda  – prosegue – mi piace fare la modella" specificando che il suo lavoro le piace soprattutto quando dietro un servizio fotografico o una campagna moda c'è un messaggio ben chiaro, del resto, come lei stessa dichiara, "Il mio corpo è un atto politico". Poi racconta degli inizi della sua carriera, della prima campagna scattata 10 anni fa per il brand Givenchy, dell'aiuto ricevuto da Riccardo Tisci nel momento più difficile della sua vita, quello della transizione, quello in cui ha deciso di cambiare sesso.

Riccardo mi ha aiutata in dei momenti molto difficili, in cui la speranza era poca e pensavo veramente di non farcela. Lui è stato un uomo che si è messo in gioco pur di poter aiutare una persona. Diceva "io mal che vado un lavoro lo trovo", tu magari no. A livello sociale io sono la vittima, sono alla base della piramide, una donna trans che diritti ha?

Lea T: da piccola non è stato facile ma sono stata una bambina forte

Alla domanda: com'eri da piccola? Lea risponde con decisione: "Ero tranquilla", poi vacilla leggermente, dietro il suo sguardo è percettibile un misto di dolore ma anche una grande forza, la forza di una bambina che tra mille dubbi e incomprensioni è riuscita a superare le difficoltà, è riuscita ad affermare la sua natura reale: "Non è stato facile, ma ce l'ho fatta. Penso di essere stata una bambina molto forte". Lea conclude mostrando il suo lato dolce eppure così battagliero, quello di una donna che ha combattuto per poter essere se stessa, una donna che oggi combatte per i diritti di altre donne transgender. Quando parla appare dolce, eppure così decisa: "Cerco di essere positiva, le cose possono iniziare a cambiare, ci vogliamo solo riprendere ciò che ci è stato tolto". E poi alla domanda su com'è o come si sente Lea T oggi, risponde:

Oggi mi vedo come una persona molto complessa, molto complicata, per niente facile, che sta invecchiando, che sta maturando, che non accetta compromessi. Sono un po' incazzata diciamolo, quando maturi è molto più chiara la quesitone attorno a te. Sono molto preoccupata per i miei nipoti e per le generazioni future, perché oggi vogliono assolutamente tornare a opprimere o schiacciare dei gruppi, quindi sono preoccupata ma se ci sono ancora è perché non crollo.

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