Dieci anni di Codice Rosa: all'Asl una giornata contro la violenza sulle donne
GROSSETO – Oggi, dieci anni fa, nasceva il Codice Rosa: il primo percorso inter-istituzionale in Italia, dedicato alle vittime di violenza.Da quel giorno la sfida della squadra dedicata al progetto, composta dai professionisti della Asl di Grosseto, coordinati da Vittoria Doretti, è stata vinta, e importanti traguardi nel contrasto alla violenza sono stati raggiunti.
Oggi, mercoledì 11 dicembre, all’ospedale Misericordia è stato celebrato il decennale del Codice Rosa con un’intera giornata dedicata a questo evento e la partecipazione di tutti i protagonisti che ne hanno fatto la storia. Grande è stata la partecipazione ai festeggiamenti per il decennale da parte di operatori sanitari toscani del progetto Codice Rosa, di rappresentanti delle Forze dell’Ordine e delle istituzioni locali, provinciali e regionali, tra cui in particolare l’assessore alla sanità Stefania Saccardi e il consigliere regionale per il territorio Leonardo Marras.
Fra gli intervenuti si ricordano Elisa Petrucci dell’Ordine dei farmacisti, Rita Malacarne dell’Ordine degli infermieri, Marina Coppola, presidente nazionale del Soroptimist, e Clara Mecacci, presidente Soroptimist di Grosseto.
Nel corso della cerimonia sono stati conferiti riconoscimenti a rappresentanti delle istituzioni che nel 2009 hanno contribuito alla creazione del percorso Codice Rosa e in particolare a Gabriella Lepri, responsabile al tempo del centro antiviolenza, e all’allora procuratore Giuseppe Coniglio.
Sono stati, inoltre, trasmessi i video messaggi del Ministro per le pari opportunità, Elena Bonetti, e della senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, che hanno posto l’accento sull’importanza di accogliere e proteggere le vittime di violenza all’interno di una Rete che coinvolga tutti: operatori sanitari, istituzioni, associazioni e Forze dell’Ordine. Solo grazie a queste sinergie si può riconoscere la violenza e abbattere stereotipi e pregiudizi, con l’augurio che in futuro non ci sia più nessuno da Codice Rosa e che si possa vivere in una società dove chiunque possa esprimere se stesso nel rispetto delle diversità e della persona.
“Sono passati dieci anni da quando i componenti di quella che sarebbe stata la Task Force del Codice Rosa, si sono spogliati dei propri ruoli: professionisti sanitari e del sociale, giudici, appartenenti alle Forze dell’Ordine, rappresentanti delle istituzioni e delle autorità – ha dichiarato Vittoria Doretti, responsabile regionale Codice Rosa -. Abbiamo tutti indossato un unica divisa di ordinanza, quella dell’umiltà di capire che dovevamo cambiare punto di vista, che il fenomeno ‘violenza’ non poteva essere combattuto separatamente. Da questa profonda presa di coscienza è nato Codice Rosa, da quando ogni operatore ha rappresentato non solo una competenza, ma una fibra dell’unico nodo centrale che solo se forte e tenace avrebbe potuto reggere il peso di quel grido di dolore e della richiesta di aiuto delle vittime di violenza, per non farlo cadere di nuovo nel vuoto. Oggi posso dire che abbiamo davvero acceso luci in ambiti oscuri”.
“Festeggiare oggi il decennale del Codice Rosa, partito da Grosseto e poi esteso progressivamente in altre Aziende sanitarie toscane, mi fa ricordare quando ero direttore sanitario nell’allora Asl di Prato e di quanto questo progetto mi abbia cambiato più di quanto potessi immaginare – è intervenuto Antonio D’Urso, direttore generale Ausl Toscana sud est -. Da allora la violenza esercitata sulle persone fragili, donne, bambini e anziani, può essere riconosciuta e combattuta a partire dal pronto soccorso, dove un team di professionisti multidisciplinari, adeguatamente formati, è in grado di intervenire e fare la differenza nella vita di persone che hanno bisogno del massimo sostegno grazie a un percorso strutturato in ospedale. Il Codice Rosa ha creato un nuovo alfabeto, favorito una metamorfosi, facendoci capire che la sanità si integra nel contesto sociale. Ringrazio gli assessori alla sanità di Siena, Francesca Apolloni, e di Arezzo, Lucia Tanti, e l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Grosseto, Chiara Veltroni, nonchè tutte le autorità civili, militari, religiose che sono qui oggi con noi”.
“Dieci anni di Codice Rosa, e in questi dieci anni l’esperienza è cresciuta, sia in quantità che in qualità – ha preso la parola Stefania Saccardi, assessore regionale al diritto alla salute e al welfare della Regione Toscana. Nato a Grosseto nel 2010, grazie alla felice intuizione e alla tenacia della dottoressa Vittoria Doretti, il Codice Rosa si è progressivamente esteso a tutta la Toscana, e ha fatto poi da apripista, diventando un modello a livello nazionale e diffondendosi in altre regioni. Dal 2014 è diventato un protocollo nazionale e sta ora riscuotendo grande attenzione anche in Europa. Il Codice Rosa è ora un’esperienza radicata e consolidata in tutti i pronto soccorso della Regione, e sistematizzata nella Rete regionale Codice Rosa. Nato come servizio sanitario, è diventato sempre di più un percorso di tipo sociosanitario: perché una donna non venga poi abbandonata una volta uscita dal pronto soccorso, abbiamo voluto una forte integrazione tra politiche sanitarie e sociali, per assistere anche sul piano psicologico e sociale le persone vittime di violenza. Un grazie particolare alla dottoressa Vittoria Doretti, che con passione e determinazione ha creato e portato avanti questa esperienza, a tutta la sua squadra, e a tutti quegli operatori che nei pronto soccorso, nei Centri antiviolenza, nelle Forze dell’ordine, nelle Procure, lavorano per il buon funzionamento del Codice Rosa”.
“Ringrazio le istituzioni che hanno reso possibile il Master e messo a disposizione borse di studio per favorire la formazione di operatori nell’ambito del progetto Codice Rosa – ha dichiarato Anna Coluccia, coordinatrice del Master Codice Rosa -, ma anche gli allievi che vi partecipano e che hanno compreso l’importanza di approfondire la propria conoscenza e acquisire ulteriori strumenti di lavoro in un settore delicatissimo in cui sono in gioco esistenze di persone che devono confrontarsi con il proprio doloroso vissuto per ripartire e ricominciare una nuova vita. Il Master è uno strumento per formare, ma anche per favorire un cambiamento culturale contro ogni forma di violenza”.
“Orgogliosa di essere qui a festeggiare un’intuizione che dieci anni fa ha dato vita al Codice Rosa, che da progetto è diventato una Rete regionale, che ha coinvolto operatori di varie discipline – così Donatella Spadi dell’Ordine dei Medici di Grosseto -. Dobbiamo combattere l’approccio culturale al tema della violenza di genere. Abbiamo ancora un lungo percorso da fare sia sugli uomini che sui giovani. Il nostro impegno non verrà meno”
“E’ motivo di orgoglio poter partecipare oggi a questa importante ricorrenza del Codice Rosa, progetto partito da Grosseto e che poi è cresciuto favorendo una forte rete territoriale – è intervenuto Giacomo Termine, presidente Conferenza dei Sindaci area grossetana -. Il Codice Rosa ha il merito di avere generato azioni positive e sprigionato sensibilità sul tema della violenza, favorendo il cambiamento della società tuttora in atto. Anche se siamo cresciuti in attenzione, sensibilità e approccio consapevole al tema della violenza di genere c’è ancora un sommerso su cui dobbiamo lavorare tutti quanti insieme”.
“Sono una donna di numeri e so bene quanto sommerso c’è nella violenza di genere, siamo addirittura intorno al 90%, a volte anche superiore in base al tipo di violenza – ha dichiarato Linda Laura Sabbadini, direttore dell’Istat -. Per questo esprimo il mio sentito apprezzamento a Codice Rosa. Oggi è un grande giorno perchè festeggiamo i tanti anni di un’attività di squadra di altissimo livello che ha permesso che tanta violenza contro le donne emergesse e che tante donne sole e isolate si trovassero all’interno di una Rete supportate. Ognuno di noi può trasformarsi in una sentiunella, così come chiede codice Rosa, non bisogna mai lasciare sole le donne che subiscono violenza. Codice rosa ce lo ha dimostrato, con la sua storia, migliaia di donne prima assolutamente invisibili nelle storie dolorose e terribili sono state aiutate e sono riuscite a ricostruirsi una vita migliore. Questa è una vera eccellenza della sanità italiana. Un grazie sentito a tutti voi e un grazie particolare a Vittoria Doretti che con il suo entusiasmo e la sua elevata professionalità ha sempre combattuto a fianco delle donne. Grazie ancora”.
Nel corso della cerimonia un paio di video messaggi del Ministro alle Pari Opportunità Elena Bonetti e della senatrice Valeria Valente che hanno posto l’accento sull’importanza di accogliere e proteggere le vittime di violenza all’interno di una Rete che coinvolga tutti: operatori sanitari, istituzioni, associazioni e Forze dell’Ordine. Solo grazie a queste sinergie si può riconoscere la violenza e abbattere stereotipi e pregiudizi, con l’augurio che in futuro non ci sia più nessuno da Codice Rosa e che si possa vivere in una società dove chiunque possa esprimere se stesso nel rispetto delle diversità e della persona.
Infine, inaugurata in questa occasione la panchina rossa della città di Grosseto, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. L’idea della Panchina rossa nasce nel 2014 per promuovere la campagna contro la violenza sulle donne, grazie all’artista Karim Cherif, writer torinese, che dipinge la prima panchina di rosso e con due grandi occhi, specchio dell’anima. Due anni dopo, nel 2016, gli Stati generali delle donne lanciano il Progetto “Panchina rossa” in vista del 25 novembre, Giornata internazionale della violenza sulle donne, rivolto a Comuni, associazioni, scuole e imprese di tutta Italia. L’ambassador del progetto, Tina Magenta, nel descrivere la finalità afferma che la panchina rossa deve disturbare, è una protesta, una denuncia e allo stesso tempo una speranza, frutto di un percorso di sensibilizzazione e di informazione; rappresenta un luogo, un momento di confronto e di riflessione sulla violenza contro le donne e sui cambiamenti culturali necessari per sconfiggerla. La sua presenza ha lo scopo di indurre i cittadini a fermarsi, a non dimenticare, a mantenere alta l’allerta. serve a ricordare alle donne di tutte le età, a partire dalle più giovani, che non bisogna accettare nessun atto violento, a cominciare dall’uso di parole offensive o espressioni lesive della propria dignità, che spesso rappresentano il primo passo di una escalation. La panchina rossa è così il simbolo architettonico, un monito visibile e permanente contro la violenza sulle donne come il “Posto Occupato” e le “Scarpette Rosse”.Diversamente rispetto alle mostre temporanee o agli eventi, la panchina rossa resterà ogni giorno presente nelle comunità, nei parchi, nelle piazze di tanti Comuni italiani come monito per la difesa dei diritti delle donne e contro il femminicidio. L’iniziativa è stata via via ripresa e realizzata da molti Comuni italiani e da ora anche la città di Grosseto ha la sua panchina rossa.
Lo scorso luglio, il Soroptimist international club di Grosseto ha aderito al progetto della Asl Toscana sud est di Grosseto e, nell’ambito del “Premio Anna Maria Briganti”, ha indetto un concorso per la decorazione di una panchina rossa da installare nella nuova ala dell’Ospedale Misericordia di Grosseto. La commissione composta da Clara Mecacci, presidente Soroptimist Club, Valentina Mancini, architetto e socia Soroptimist, Guya Monti, Promozione ed etica della salute ASL Toscana Sud Est, e Mauro Papa, direttore Clarisse Arte, ha valutato i progetti presentati in base a creatività e innovazione della proposta di decorazione, coerenza con il significato del tema “panchina rossa” e fattibilità della realizzazione. Tra le proposte, la Commissione ha scelto il progetto dell’artista Nora Camarri, che si è aggiudicata la realizzazione del panchina rossa che oggi, durante la celebrazione del decennale del Codice Rosa, è stata svelata pubblicamente.