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Fallisce la Cop25: tutto rinviato al summit del 2020

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Raggiunti solo punti al ribasso

I PUNTI SUL TAVOLO

  • Articolo 6 La “Finanza climatica” avrebbe permesso ai Paesi di scambiarsi quote di emissioni tra chi ne produce troppe e chi riesce a contenerle premiando questi ultimi
  • Riduzione dei gas serra Raggiunto l’accordo invece sulla riduzione dei gas serra: tutti i Paesi dovranno indicare esattamente la quantità in meno da produrre entro il 2030
  • Parità di genere Approvato il “Gender Action Plan” che promuove i diritti e la partecipazione delle donne all’interno dell’azione climatica internazionale

La Cop25 va in archivio e nonostante i due giorni di lavoro extra i delegati non sono riusciti ad arrivare a un accordo completo. Quella che doveva essere una conferenza sui cambiamenti climatici all’insegna dell’ambizione, alla fine si è limitata a mettere a segno qualche obiettivo, mancando però il bersaglio grosso. Tanto che la soluzione dei nodi più urgenti è rinviata al 2020.

L’insuccesso è dovuto alla mancata approvazione dell’elemento centrale e più concreto del summit, la «finanza climatica». Si tratta del cosiddetto Articolo 6, l’ultimo mancante per completare l’Accordo di Parigi, che dal 2020 sarà l’architrave dello sforzo globale per ridurre le emissioni. L’articolo 6 avrebbe permesso ai Paesi di scambiarsi quote di emissioni di CO2. Determinante l’opposizione del Brasile di Bolsonaro. Ma anche cinesi e australiani hanno remato contro. «L’Unfccc è ostaggio dei poteri fossili», ha tuonato Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network. «Non possiamo permettere che gli interessi di alcuni blocchino il negoziato mettendo a repentaglio la vita di tante persone».

Se il grande accordo è saltato, qualche intese minore è stata comunque raggiunta: come il meccanismo del Loss&Damage a sostegno dei Paesi meno sviluppati quando colpiti da catastrofi (ma senza un fondo apposito). I Paesi più ricchi dovranno indicare entro l’anno prossimo di quanto aumenteranno - vincolante e non più un’opzione - gli impegni per tagliare entro il 2030 i gas serra. Un punto che non era stato esplicitato nell’Accordo di Parigi . Ora è scritto chiaro e quindi alla Cop26 di novembre 2020 a Glasgow nessun Paese potrà più sottrarsi.

Via libera anche al Gender Action Plan che promuove i diritti e la partecipazione delle donne all’interno dell’azione climatica internazionale e la richiesta alle parti di aumentare l’ambizione dei nuovi obiettivi di riduzione per il 2025 delle emissioni da presentare il prossimo anno.

Da Madrid, però, ci si aspettava molto di più. Il Wwf ha accusato i Paesi più inquinanti - Cina, Usa, India, Giappone, Brasile e Arabia saudita - di essersi sottratti alla responsabilità «di ridurre le emissioni di gas serra». Ora il rinvio di fatto sancito a Madrid rischia di causare un sovraffollamento di problemi da risolvere per Italia e Regno Unito, che saranno co-presidenti dei negoziati preparatori a Milano e alla COP26 di Glasgow. «L’Italia dovrà portare una grande responsabilità», ha dichiarato il ministro Sergio Costa. «È importante che si mobiliti anche la Farnesina, con Luigi di Maio, per cercare accordi diplomatici al fine di chiudere i temi rimasti aperti, come l’articolo 6 e spingere per l’ambizione post-2020. È una chiamata alle armi di tutti».

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