Con Maura Cossutta la Casa internazionale delle Donne è sempre più un luogo di protagonismo politico
ROMA – Una Casa “sempre più aperta al territorio e alla partecipazione di tutte le donne”, spazio di intersezione tra “laboratori politici che avranno al loro centro i temi del lavoro e dei femminismi”, avanguardia nella richiesta di “riconoscimento della funzione pubblica dei luoghi delle donne” per la politica. Questi i punti principali della sfida programmatica, presentati in un’intervista all’agenzia Dire, che impegnerà per i prossimi tre anni Maura Cossutta, nuova presidente della Casa Internazionale delle Donne di Roma, e il direttivo eletto il 13 dicembre (composto da Angela Ronga, Domenica Santarcangelo, Maria Luisa Celani, Laura Ferrari Ruffino, Giulia Minoli, Maria Brighi) per far diventare sempre di più via della Lungara 19 “la Casa di tutte e per tutte”.
Una “Casa come governo del consorzio”, ma anche “luogo politico, con un ruolo politico”, chiarisce Cossutta, a partire dalla prima sfida che il nuovo direttivo dovrà affrontare: la trattativa con la Giunta Raggi, “ancora silente, nonostante i ripetuti solleciti. Continueremo in modo ostinato a portare avanti la nostra proposta di transazione- sottolinea- e ci devono rispondere. Nella documentazione allegata al ricorso al Tar che abbiamo presentato contro la revoca della Convenzione da parte dell’amministrazione comunale, ci sono una serie di sentenze della Corte dei Conti che dicono che nel momento in cui un luogo svolge una funzione pubblica quella stessa funzione deve essere riconosciuta. Ci vuole un atto politico della sindaca Raggi che riconosca il valore della Casa– è l’appello di Cossutta, in continuità con quelli rivolti dalla presidente uscente, Francesca Koch- per dare un segnale anche a tutti i luoghi che in questa città sono stati liberati e salvati dal degrado, vivono di sperimentazioni e rappresentano elementi di coesione sociale”.
Un “patrimonio di esperienze da difendere, perché i servizi offerti in questi anni dai luoghi delle donne hanno una funzione pubblica. Quindi è giusto che l’istituzione riconosca questo valore, che è anche economico”. Invece di “far pagare gli affitti- dice Cossutta- dovrebbero dare questi luoghi di libertà delle donne e tutti i luoghi liberati in comodato gratuito. La bandiera della legalità e della trasparenza a tutti i costi, sganciata dal valore della giustizia, è un’arroganza istituzionale, un boomerang in una città in cui c’è un deserto sociale”.
La vertenza col Campidoglio, però, nelle intenzioni di Cossutta non dovrà oscurare “le opportunità che si sono sviluppate in questo momento di crisi. Noi vorremmo una casa sempre più aperta- chiarisce, richiamando la campagna #laCasasiamotutte– e questo obiettivo si declinerà, per esempio, costruendo laboratori politici di discussione”. Il primo, riguarderà “il lavoro, tema di fondo su cui si costruiscono l’autonomia e la libertà per le donne. Chiameremo tutte le esperienze e le forme di resistenza che esistono in questa città, da Non Una Di Meno ai comitati delle precarie, per costruire un’elaborazione della trasformazione del lavoro che faccia della Casa un punto di riferimento e di iniziativa per questa resistenza”.
E ancora, “vorremmo offrire in modo gratuito e aperto gli spazi della Casa a chi vuole, e poi costruire un altro laboratorio sui femminismi, perchè bisogna riconoscere che oggi sono vari, in tutto il mondo: dal femminismo per il 99% della Fraser a quello praticato da Nudm. C’è una grande voglia di confrontarsi- osserva Cossutta- perché, da una parte, la condizione delle donne peggiora, dall’altra, c’è un protagonismo femminista e femminile straordinario in tutto il mondo, dal Brasile al Cile, ma anche in Italia”. Dove la direttrice da seguire deve essere “passare dalla difensiva all’attacco, per fare un salto di qualità e chiedere il riconoscimento della funzione pubblica dei luoghi delle donne, per rafforzare la loro soggettività e libertà. Già a livello regionale c’è una legge sui beni pubblici- ricorda- Noi abbiamo fatto una proposta incontrando alcune parlamentari e, su questo tema, c’è un emendamento specifico nella finanziaria che è stato ammesso. Bisogna vedere se sarà discusso e accettato”.
L’auspicio della nuova presidente della Casa Internazionale delle Donne è che “cambi il clima terribile che c’è in questo Paese, perché fino a quando ci sarà il pericolo delle destre e del fascismo andranno indietro i diritti delle donne e quelli di tutti”, che possono svilupparsi solo in un quadro democratico”. Ed è qui che il protagonismo delle donne “può fare la differenza- sostiene- perché ha messo in crisi i nessi strutturali della strategia fascista basata sulle politiche autoritarie e reazionarie, su razzismo e sessismo, dall’Italia al Brasile di Bolsonaro. È il femminismo che riesce a leggere meglio di qualunque altro soggetto questi nessi, la complessità della modernità. Ed è il femminismo che può e deve ritrovare la sua carica trasformativa, di radicalità contro il liberismo e il patriarcato. Perché il femminismo- conclude Cossutta- è politica generale”.