Addio Francesca, guerriera e paladina dei diritti delle donne - Cronaca
LIVORNO. Il sorriso e lo spessore di Francesca Calabrese De Feo rimarranno impressi a lungo nei suoi numerosi amici e conoscenti. S’è spenta giovedì 4 giugno mattina alle 6 nel reparto di Terapia intensiva, a Cisanello, dopo una lunga malattia, che si era manifestata in maniera più grave da gennaio scorso. Una donna di cultura, ma soprattutto una vera paladina dei diritti delle donne: Calabrese era vicepresidente nazionale Soroptimist, organizzazione di donne che si occupa di migliorare lo status femminile, in particolare nel raggiungimento delle pari opportunità. Sempre pronta a scendere in campo, la vocazione di Francesca Calabrese era aiutare gli altri. Una guerriera del volontariato, attiva anche nel sostegno alla Croce rossa e alla ricerca per la lotta alla fibrosi cistica.
Di origini campane, Francesca Calabrese De Feo si è trasferita in città quando era ancora un’adolescente, negli anni delle Br. La sua famiglia arrivò a Livorno per il lavoro del padre Gennaro, procuratore capo della Repubblica in città negli anni Settanta e Ottanta. L’esperienza professionale del babbo, impegnato tra l’altro nella lotta al terrorismo, contribuì a far maturare in lei un forte senso della giustizia. E forse anche per questo, dopo il liceo, Francesca decise di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza di Pisa, dove poi si è laureata con il massimo dei voti. Al termine degli studi, ha intrapreso la carriera nella pubblica amministrazione. La competenza e la determinazione con cui affrontava ogni sfumatura della vita le hanno permesso di diventare dirigente amministrativa del Provveditorato regionale alle Opere pubbliche nella sede di Livorno.
Ma la passione più profonda di Calabrese era il volontariato: è lì che la sua forza di volontà ha trovato il terreno più fertile, grazie anche all’impegno profuso in Soroptimist, club di cui è stata presidente a Livorno nel biennio 2005-07. Un ruolo importante il suo, in cui ha messo in campo tutta se stessa, in particolare nell’azione a favore del codice rosa contro le violenze e le discriminazioni verso le donne.
Chi la conosceva e la apprezzava nel lavoro quotidiano la definisce una donna brillante, dalle grandi qualità intellettuali e umane, sempre pronta alla battuta, socievole e piena di simpatia, ma anche “un tipo tosto”, capace di opporsi e andare fino in fondo alle cose in cui credeva.
La sua scomparsa lascia un vuoto enorme nei familiari, che la amavano profondamente. In primis la anziana madre Anna, con cui lei viveva sugli Scali D’Azeglio, poi il fratello Raffaele, avvocato presso la Solvay, e tutti gli amici più intimi. Tra loro c’è Massimo Nannipieri, fondatore delle Cure palliative: «Era una donna profondamente generosa, lo dimostra il suo impegno costante nel volontariato».
Conosciuta e stimata in città e in tutta Italia, Francesca Calabrese De Feo era una donna anche molto coraggiosa: per tutta la sua vita ha lottato a testa alta contro la malattia, affrontando all’età di appena 37 anni un intervento importante di trapianto dei polmoni. E non si è mai arresa. Anche negli ultimi mesi, quando la malattia l’aveva aggredita in maniera più forte, lei non si è mai persa d’animo. I familiari e gli amici più stretti
ringraziano le Cure Palliative e l’istituto San Matteo di Pavia per la professionalità e l’umanità con cui hanno seguito Francesca Calabrese. Venerdì 5 alle 16 il funerale nella chiesa di san Sebastiano. Poi il corpo sarà sepolto nella cappella di famiglia a Trevico, in provincia di Avellino.