Il danno e la beffa dei test di verginità
Nessuna analisi dell’imene può stabilire se una donna ha avuto rapporti sessuali o meno. Eppure nel mondo sono ancora tantissime le ragazze che devono subire inutili e avvilenti test di verginità, basati proprio sulla rottura di questa membrana, che si estende da un lato all’altro della vagina. Effettuati sovente in Egitto, India, Afghanistan, Libia, Indonesia, Iran, Sudafrica, Turchia e Marocco (con qualche remora da parte dei medici), questi controlli non sono una rarità nemmeno in un Paese come gli Stati Uniti, come dimostra il caso del rapper T.I (e di sua figlia, nel ruolo della vittima).
COSA DICE LA SCIENZA
È difficile avere dati in materia, visto che il segreto professionale è uno degli elementi fondamentali del rapporto medico-paziente, e di conseguenza tra il medico e i genitori della ragazza minorenne sottoposta al test di verginità. Ad ogni modo, durante una ricerca effettuata negli Stati Uniti nel 2017, 45 ginecologi su 288 hanno detto di aver ricevuto una richiesta di test di verginità e in 13 hanno detto di averlo poi effettuato. Il bello, o meglio il brutto, è che un ginecologo dovrebbe sapere che questo controllo non ha alcuna validità: l’imene non si rompe necessariamente durante la penetrazione e può danneggiarsi anche in assenza di essa. Una cosa, questa, nota almeno fin dal 1906, quando fu dimostrata da uno studio che ebbe come ‘cavia’ una sex worker. Dall’imene intatto, appunto. Nel 2004, un’altra ricerca condotta su un campione di 36 donne incinte ha portato a un risultato sorprendente, se non altro per le cifre: erano addirittura 34 ad avere l’imene in perfette condizioni.
LA TRUFFA DELLA VERGINITÀ
In realtà, nemmeno scrivere ‘perfette condizioni’ è corretto. L’imene è infatti una membrana mucosa che può avere diverse conformazioni: a falce, labiato, imperforato, anulare (forato), cribriforme (con piccoli foti), a pendaglio e a carena. Senza andare nello specifico, è chiaro che ogni imene faccia storia a sé. Oggi lo sappiamo, ma facciamo comunque finta di niente, continuando a caricare questa parte del corpo femminile, che tra l’altro può anche essere assente, di immensi significati. «I miti sull'imene vanno avanti da centinaia di anni perché hanno un valore culturale. Sono stati usati come strumento di potere nel tentativo di controllare la sessualità femminile in quasi ogni cultura, religione e periodo storico», hanno detto Nina Dølvik Brochmann ed Ellen Støkken Dahl durante un TED Talk intitolato ‘La truffa della verginità’: «Le donne sono ancora sospettate, disonorate, picchiate e, nei peggiori dei casi, soggette a omicidi d'onore se non sanguinano la prima notte di nozze. Altre sono costrette a degradanti test di verginità, semplicemente per ottenere un lavoro, salvare la loro reputazione o sposarsi».
I KIT PER LA PRIMA NOTTE DI NOZZE
Negli Stati Uniti sono tantissime le donne che si sottopongono all’intervento di ricostruzione dell’imene e sempre di più quelle che si ‘limitano’ ad acquistare un kit per l’imene artificiale, capace di rilasciare sangue (o meglio un liquido che lo simula) durante la penetrazione. La maggior parte delle compagnie che producono questi kit sono tedesche: contattata dal Guardian, HymenShop ha affermato di ricevere la maggior parte degli ordini da California e Carolina del Nord. VirginiaCare ha dichiarato di spedire annualmente migliaia di pezzi, aggiungendo di ricevere spesso chiamate da potenziali clienti, che timorose di ripercussioni durante la prima notte di nozze, vogliono essere sicure di ‘sanguinare’.
EFFETTI COLLATERALI
«Il patriarcato ha preso l’impegno di far mantenere alle donne impossibili standard biologici», ha detto la ginecologa Jennifer Gunter, autrice del libro The Vagina Bible. Questo sistema, ha spiegato, «fa sì che le donne violentate non siano credute, porta altre a essere contrassegnate come proprietà di un uomo e altre ancora ad aver paura di godersi il sesso». Sempre rimanendo agli Stati Uniti e alla preoccupante diffusione dei test di verginità, di fatto un grave violazione dei diritti delle donne, la deputata dell’Assemblea di New York Michaelle Solages ha proposto un emendamento che punta a renderli fuorilegge, equiparandoli al crimine di violenza sessuale, e che prevede la conseguente revoca della licenza medica per chi li effettua. «È una misura forte, ma una società moderna come la nostra non può tollerare più certi abusi», ha detto Solages al Guardian. La decisione sull’emendamento è prevista per gennaio 2020.