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La salute delle donne straniere, il quadro dell'Istituto superiore di sanità

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

In occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone migranti, che si è celebrata il 18 dicembre scorso, un gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità ha presentato un documento che riassume le informazioni disponibili sulla salute delle donne con cittadinanza straniera residenti in Italia o che si trovano all'interno di un sistema di prima accoglienza. Come è logico aspettarsi, le informazioni sono più numerose e accurate nel primo caso, relativo alle donne residenti. Ecco i principali aspetti che emergono dai dati.

 

Natalità, percorso nascita e parto

 

Continuano a diminuire i nati: come ricorda l'Istat, nel 2018 sono stati iscritti in anagrafe poco meno di 440 mila bambini, oltre 18 mila in meno rispetto all'anno precedente e quasi 140 mila in meno nel confronto con il 2008. Ma c'è una novità: se negli anni passati questo fenomeno era compensato dalle cittadine straniere, negli ultimi anni è in corso una diminuzione del numero di nati anche da madri straniere.

 

Rispetto al percorso nascita, il documento dell'ISS segnala che sono ancora poche le donne – e ancora meno le straniere – che assumono acido folico, importantissimo per la prevenzione di alcuni difetti congeniti del bambini, in modo appropriato: 26,3% delle italiane contro 20,2% delle straniere. Per converso, sono ancora troppe le donne che dichiarano di aver bevuto alcol in gravidanza: 19,9% delle italiane contro il 18,3% delle straniere.

 

Una differenza notevole tra italiane e straniere riguarda l'accesso tempestivo all'assistenza in gravidanza: significa che il primo contatto con un operatore (ginecologo o ostetrica) o una struttura sanitaria dovrebbe verificarsi entro i primi tre mesi di gravidanza. Eppure, la prima visita avviene oltre la dodicesima settimana per l'11,2% delle donne straniere contro il 2,5% delle italiane. Il ricorso tardivo alle strutture sanitarie, che a volte avviene solo al momento del parto, è anche considerato tra le cause della maggior frequenza di episodi di mortalità materna proprio tra donne di cittadinanza estera.

 

Le donne con cittadinanza straniera costituiscono il 21% dei parti totali e partoriscono più frequentemente delle donne italiane per via vaginale: il cesareo riguarda il 35,4% delle donne italiane (con una maggiore incidenza nel settore privato accreditato) contro il 27,8% delle straniere.

 

Allattamento

 

Secondo le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'allattamento è raccomandato in modo esclusivo per i primi 6 mesi di vita compiuti e continuato fino a due anni ed oltre, in base al desiderio della madre e della bambina o bambino. In Italia, i dati del Sistema di Sorveglianza 0-2 anni assestano l'allattamento esclusivo al 4-5° mese compiuto al 23,6% per le donne italiane e al 27,8% per le straniere. Nella maggior parte dei bambini, l'introduzione dell'alimentazione complementare (svezzamento)  avviene in modo intempestivo, prima del sesto mese compiuto.

 

Accesso ai consultori

 

I consultori familiari offrono assistenza gratuita alla gravidanza e nel dopo parto e organizzano incontri di accompagnamento alla nascita e in puerperio. Da una recentissima indagine sui consultori familiari dell'ISS emerge che in quelli del Nord e del Centro, dove maggiore è la presenza di donne di cittadinanza non italiana, sono più diffuse le attività volte a favorire la partecipazione di queste donne, come il coinvolgimento della mediatrice o mediatore culturale o la presenza di materiale informativo multilingue relativo al percorso nascita.

 

Pap test, test HPV e mammografia: l'accesso agli screening oncologici

 

Gli screening oncologici sono test che permettono di individuare un eventuale tumore in una fase iniziale e asintomatica della malattia, quando sono più efficaci le terapie disponibili. Per questo, rappresentano un importantissimo strumento di prevenzione detta secondaria dei tumori (la prevenzione primaria è quella ottenuta con gli stili di vita, per esempio evitando di fumare). Quelli specifici per la popolazione femminile sono Pap test e test dell'HPV, per la prevenzione del tumore del collo dell'utero, e la mammografia, per la prevenzione del tumore della mammella.

 

In tutti e tre i casi, l'accesso è superiore per le donne italiane rispetto alle donne straniere residenti in Italia: 79,9% contro il 74,8% per Pap test / test HPV e 74,4% contro 70,5% per la mammografia. I dati indicano inoltre una maggiore proporzione di donne straniere che aderiscono ai programmi di screening per Pap test / test HPV offerti gratuitamente della Aziende sanitarie (53,6% contro 46,6% delle italiane, che fanno maggior ricorso a prestazioni private o con ticket), mentre il rapporto si inverte nel caso dello screening mammografico organizzato, a cui partecipa il 54,3% delle straniere contro il 59,8% delle italiane.

 

Contraccezione e interruzione volontaria di gravidanza

 

Il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza rimane più elevato per le donne straniere che per le donne italiane, ma è in diminuzione anche tra di loro. Nel complesso, il contributo all'IVG da parte delle donne straniere è pari al 30,3% di tutte quelle registrate nel nostro paese.

 

Per quanto riguarda l'accesso a  metodi contraccettivi  gratuiti, questo risulta fortemente influenzato dall'offerta locale, che varia da regione a regione, ma anche tra diverse aziende sanitarie all'interno di una stessa regione.

I bisogni di salute delle donne migranti

Il documento appena pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità riporta i risultati preliminari di un progetto europeo sui bisogni di salute delle donne richiedenti asilo presenti nei centri di accoglienza straordinaria del territorio dell'ASL Roma 5. Ecco le principali criticità, emerse tramite un focus group:

  • scarsa conoscenza del funzionamento del Servizio sanitario nazionale;
  • presenza di ostacoli di natura burocratico-organizzativa o linguistica, legati per esempio al pagamento di ticket nel senso che non sempre è chiaro quando e dove fare il pagamento, e alle lunghe liste d'attesa;
  • necessità di un approccio transculturale che impegni i servizi in una presa in carico rispettosa di culture e tradizioni diverse;
  • desiderio, da parte delle mamme straniere, di utilizzare cibi della propria coltura nella fase di introduzione di nuovi alimenti (svezzamento) e, d'altra parte, necessità di conoscere meglio i cibi utilizzati nel paese di accoglienza (motivo per cui risulta inadeguata – sottolinea il documento - l'offerta di diete precompilate che prevedano solamente alimenti italiani);
  • difficoltà a raggiungere i servizi, in caso di residenza in piccoli comuni isolati, che non siano adeguatamente coperti da un servizio di trasporto pubblico.

 

 

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