Patti Smith, la femminista che non lo è mai stata
Si può diventareicone femministesenza averlo mai voluto essere. Se si pensa alla vita e alle opere di Patti Smith, la risposta non può che essere affermativa. L'artista nata il 30 dicembre del 1946 non ha mai amato le etichette che hanno provato a metterle addosso, rifiutandole totalmente. In più occasioni si è lasciata andare a dichiarazioni anti-femministe. Eppure con la sua arte e la sua presenza ha saputo dare una spinta enorme all'empowerment femminile nella musica rock.
IN UN MONDO DI UOMINI
Quanto si trasferì dal New Jersey a New York, alla fine degli Anni 60, si ritrovò a fare i conti con un ambiente dominato dagli uomini. C'erano state musiciste donne in passato, ma rimanevano una rarità. Solo l'avvento del punk avrebbe portato un numero sempre maggiore di donne alla ribalta, su palchi un tempo calcati quasi esclusivamente da maschi. Patti Smith abbracciò il punk e ne fu una delle rappresentanti principali. La sua voce carica di rabbia, il suo look androgino fatto di jeans, t-shirt e giacche, sembravano voler gridare la voglia di rompere le barriere.
OLTRE IL GENERE
Ma Patti Smith non si è mai accontentata di combattere gli stereotipi di genere, da una vita continua ad andare oltre il genere stesso. È una donna, ma in brani come Gloria ha cantato interpretando il punto di vista maschile. E nelle interviste ha sempre rivendicato la propria individualità, il proprio diritto a essere considerata come un essere unico e allo stesso tempo si è più volte espressa sull'unicità della razza umana. A chi le chiedeva se fosse una femminista, ha risposto «no, ho anche un figlio maschio, a me interessano i diritti umani». A chi le chiedeva se si fosse mai sentita oppressa per colpa del suo genere ha risposto: «No, quando scrivo una poesia o dipingo non sono una donna, sono un artista». E ancora: «Mi sono sentita un'aliena, sì, ma non per il mio genere. Sono stati gli altri a rendermi consapevole del mio genere».
L'ARTE OLTRE LE BARRIERE
Più volte, Patti Smith ha rifiutato di vedere l'arte come una questione di uomini o donne. Ha raccontato di non essere interessata alle scrittrici che scrivono esclusivamente da una prospettiva femminile, ha detto che un buon autore sa essere tutto e raccontare tutto. «Il poeta francese Rimbaud», ha detto una volta citando uno dei suoi modelli culturali, «ha predetto che la prossima grande ondata di autori sarà femmina. E ci credo completamente, ma le donne imbrigliate non possono produrre nient'altro che arte mediocre, e non c'è spazio per l'arte mediocre».
IL RIFIUTO DELLA PAROLA MS
Un'affermazione che suona come un richiamo a una auto liberazione da ogni schema mentale. In un'intervista del 1976 a Penthouse, ricordò della prima volta che qualcuno le inviò una lettera chiamandola Ms. «Mi sono incazzata da morire. Una parola come Ms. è veramente una stronzata. Le vocali sono i colori e l'anima della poesia e del parlato. E questi stronzi tolgono alla parola Miss la sua unica fottuta vocale».
«NON LASCIATEVI SFRUTTARE DALLA FAMA»
Più recentemente, Patti Smith ha parlato della sessualizzazione del corpo della donna nella musica pop. «Non posso giudicare come un'altra persona fa il suo lavoro», ha detto all'Independent, dichiarando tra l'altro di apprezzare Rihanna. «Ognuno ha una scelta e l'industria musicale è molto più aperta di quanto non lo fosse quando io ero più giovane. La musica pop ha sempre riguardato il mainstream e ciò che piace al pubblico. Ma quello che direi a chiunque è di fare le scelte che ritiene importanti per sé, di non permettere mai se stesso di essere sfruttato da qualcosa di volatile come la fama e il denaro. Se ti stai presentando in un modo che per te è importante per comunicare al tua visione, allora fallo». Un principio abbastanza femminista, no?