Ancora troppo bassa la presenza delle donne nei ruoli dirigenziali della Santa Sede (di F. Giansoldati)
Il Vaticano? Non è un posto per donne. Tolta la direttrice dei Musei, Barbara Jatta, la sottosegretaria della Congregazione dei religiosi, Carmen Ros Nortes, le due sottosegretarie al Dicastero per i laici, Gabriella Gambino e Linda Ghisoni, nell’amministrazione della Santa Sede,la presenza femminile a livelli apicali si conta sulle dita di una mano. Solo tre. Forse un po’ troppo poco per una istituzione che esalta il genio femminile (a parole) e celebra il concetto di parità persino nel presepe: quest’anno è spuntata la natività contro il gender gap, con San Giuseppe che culla il piccolo Gesù per lasciare riposare un po’ Maria.
Quella femminile è una vecchia questione destinata ad affiorare irrisolta ciclicamente nonostante la buona volontà del Papa che ascolta con attenzione le voci femminili che gli arrivano, anche se poi si trova costretto ad accantonarle perché fare un passo in avanti evidentemente causerebbe l’ennesimo strappo interno. Sul tappeto resta così insoluto anche il grande interrogativo del diaconato femminile. Praticamente un vulnus visto che in tante zone del mondo, per esempio in America Latina, tantissime donne svolgano già importanti compiti pastorali sopperendo alla mancanza di clero e di vocazioni.La battaglia contro la discriminazione delle donne nella Chiesa era stata sollevata con forza dal mensile Donne Chiesa Mondo sotto la direzione di Lucetta Scaraffia. Le denunce coraggiose (dagli abusi alle suore utilizzate come colf dai cardinali) avevano però sollevato parecchi mal di pancia interni. Uscita di scena Scaraffia, dopo un primo periodo di normalizzazione, il mensile dell’Osservatore Romano sembra ora riprendere in mano la questione.L’ultimo numero segna una svolta. «Anche in Vaticano le donne sono a volte viste, da uomini, ma anche da altre donne, come persone di minor valore intellettuale e professionale, sempre disponibili al servizio, sempre docili ai comandi superiori».Per questo, si legge nel mensile, bisogna «rompere il muro della diseguaglianza fra donne e uomini».La questione femminile nella Chiesa è al centro di una riflessione che include anche la violenza sulle religiose e il diaconato femminile. Il cosiddetto soffitto di cristallo resta uno dei grandi temi ineludibili ma la strada da percorrere è tutta in salita. Il giornale della Santa Sede assicura però che esiste la volontà di cambiamento di Papa Francesco definito però«un’eccezione» al livello alto della gerarchia, considerando che tra i cardinali e gli arcivescovi prevale ancora «la preoccupazione di andare d’accordo con una tradizione che ha, fatalmente, l’impronta» della solita gestione degli uomini di potere.
L’altro capitolo preso di petto riguarda la violenza che si concretizza sia sessualmente, sia sotto forma di abuso di potere. «Il pontefice ha rotto il silenzio sulla violenza – sottolinea Suor Jolanta Kafka, la nuova presidente della Uisg, Unione Internazionale Superiore Generali, che riunisce 1900 congregazioni per oltre 450.000 consacrate – e questo ci dà la possibilità di parlare, di essere, anche come Uisg, un luogo di ascolto e di aiuto non solo nei confronti della violenza sessuale, ma di ogni abuso di potere. Già da tempo abbiamo deciso di affrontare il problema seguendo tre direzioni: creare spazi in cui le sorelle possano parlare. Non c’è niente di peggio che sentirsi vittime e non trovare un luogo di ascolto. Offrire loro appoggio terapeutico e legale, svolgere un lavoro di formazione integrale perché le donne siano più consapevoli della loro dignità e i loro diritti». La riflessione termina con un un appello al Papa a firma di Marinella Perroni, teologa e biblista al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo: «Date l’esempio al mondo».
Franca Giansoldati per il Messaggero