Addio a Ashraf Pahlavi, la "pantera nera", sorella dello scià di Persia
La principessa iraniana Ashraf Pahlavi, sorella gemella dell’ultimo scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi (1941-79), è scomparsa giovedì 7 gennaio. «Ironia della sorte, è morta esattamente nell’ottantesimo anniversario dell’editto reale con cui il padre Reza Shah vietò alle iraniane di indossare il velo nelle strade e negli spazi pubblici», commenta la studiosa Anna Vanzan, che si occupa di storia delle donne iraniane.
Nel 1946, a ventisette anni, Ashraf fu incaricata di negoziare con Stalin la restituzione di alcuni territori occupati dalle truppe sovietiche durante la Seconda guerra mondiale, quando l’Iran fu invaso dagli Alleati sebbene neutrale. Ashraf venne ricevuta e, al momento dei saluti, Stalin le raccomandò di porgere i suoi migliori saluti al fratello, lo scià, e di dirgli che se avesse avuto dieci persone come lei non avrebbe avuto di che preoccuparsi.
La principessa Ashraf è passata alla storia anche per aver avuto un ruolo nel rovesciamento del premier Mossadeq che nel 1951 aveva osato nazionalizzare il petrolio, stava trasformando l’Iran in una monarchia costituzionale e aveva mandato in esilio diversi componenti della famiglia reale. Costretta a lasciare Teheran, la principessa Ashraf aveva optato per Parigi e scelto come residenza l’Hotel de Crillon, al tempo uno dei più costosi. Contattata dalla diplomazia americana e di quella inglese, convinse il fratello a dare il proprio consenso al colpo di Stato del 19 agosto 1953 contro il premier Mossadeq.
E ora, facciamo un passo indietro. Nato nel primo pomeriggio del 26 ottobre 1919, il fratello Mohammad Reza era stato accolto da molte celebrazioni anche se a quel tempo il padre era solo un colonnello della brigata dei Cosacchi e non ancora re (lo sarà dal 1925 al 1941). Cinque ore dopo la nascita di Mohammad Reza, venne al mondo anche Ashraf ma non ci fu nessuna eccitazione particolare, tant’è che nelle sue memorie lei scriverà: “non voglio dire che non mi volessero, ma questa affermazione non è lontana dalla verità».
Nelle fotografie della loro infanzia, sono evidenti i privilegi del fratello, vestito come uno scolaretto europeo, l’atteggiamento sicuro della sorella maggiore Shams prediletta dal padre, e il senso di alienazione e angoscia di Ashraf. Il diverso trattamento del padre Reza Shah nei confronti dei figli maschi e delle femmine fu evidente quando si trattò di mandarli a scuola: nel settembre del 1931 i ragazzi furono iscritti in un collegio svizzero (a quel tempo il francese era la lingua delle élite mediorientali), mentre alle femmine questo privilegio fu negato, sebbene il padre si facesse promotore della modernizzazione del paese e, per quanto possibile per i tempi, dei diritti delle donne.
Nonostante queste premesse, il rapporto di potere tra lo scià e la gemella era sbilanciato a favore di quest’ultima: se lei interferiva negli affari di Stato e nelle questioni personali del fratello, lui si guardava bene dal mettere parola, forse per timidezza. Non fece storie quando la sorella maggiore Shams si convertì al cattolicesimo e non espresse opinioni sulla vita privata di Ashraf. Al tempo stesso, non si piegò alla sua richiesta di diventare segretario generale delle Nazioni Unite. A distanza di anni, questo lasciar fare ebbe però conseguenze disastrose per la monarchia. Soprattutto quando nell’ottobre del 1978 si venne a sapere che la principessa Ashraf e la sorella maggiore Shams avevano trasferito 1,8 miliardi di dollari nelle banche svizzere. Quando lo scià decise di correre ai ripari, la rivoluzione del 1979 era ormai alle porte.
Un personaggio complesso, Ashraf. Avrebbe voluto trasferirsi a Hollywood, si legge in una nota della diplomazia britannica che fa riferimento al 1941, anno in cui il padre Reza Shah fu costretto dagli inglesi ad andare in esilio e a salire sul trono del pavone sarà Mohammad Reza. La passione per il cinema tornerà all’inizio degli anni Settanta, quando Teheran era frequentata da registi, artisti e uomini di teatro come Pierpaolo Pasolini, Andre Grotovski e Peter Brook. Alla principessa sarebbe piaciuto dedicarsi alla produzione cinematografica, insieme all’ultimo marito Mehdi Bushehri, ma non se ne fece nulla. Sposato nel 1960, Mehdi non fu il suo primo marito, perché a diciassette anni Ashraf fu data sposa ad Ali Qavam. La principessa non ebbe voce in capitolo anche se in prima battuta il padre aveva scelto per lei Fereydoon, figlio del premier Mahmoud Jam. A mettersi di mezzo fu la sorella maggiore Shams, che pretese per sé il bel Fereydoon. Il secondo marito di Ashraf fu Ahmad Shafig, egiziano, un’unione durata dal 1944 al 1960. Una vita sentimentale spericolata, per quell’epoca.
La principessa Ashraf è morta nel sonno, a 96 anni. Non è stato reso noto il luogo del decesso per non mettere in pericolo il figlio Chahram Pahlavi, i cinque nipoti e i pronipoti. L’altro figlio, Shahriar, era stato assassinato a Parigi nel 1979.