Fumetti e sistemi anti-mine: «Aiuto il mondo con le idee»
La storia
Milano, 24 gennaio 2016 - 12:25
La ragazzina che sognava di cambiare un pezzetto di mondo, che leggeva Kipling e studiava la Via della Seta è cresciuta. Selene Biffi ha 33 anni. Da adolescente, mentre le sue coetanee si reggevano sui banconi dell’ happy hour lei sfidava i talebani portando cultura dove la guerra lasciava macerie. Selene è l’imprenditrice sociale italiana più attiva nel mondo. Si è fatta da sola e forse per questo non ha mai dovuto chiedere permesso per realizzare i suoi progetti. Che fosse in una bidonville dell’India o in una scuola in Afghanistan. «Non serve essere persone straordinarie per fare cose straordinarie» racconta.
Un percorso in salita ma bellissimo. Iniziato nel 2000 quando non esistevano i social network ad accorciare le distanze e quando il concetto di start up era troppo americano per essere vero. «In quegli anni l’Italia non offriva il modo di rendersi utile. Mi sono iscritta a centinaia di newsletter per interagire con giovani di altri paesi. Il Terzo settore da noi era ancorato a logiche antiche» ricorda. Così quando nel 2004 grazie a Oxfam deve rappresentare a 21 anni l’Italia al Parlamento dei Giovani a Sydney riesce a presentare il suo primo progetto. Un portale che facesse da collettore di tutte le opportunità per i giovani.
Il progetto lievita e si fa più ambizioso. Un sito web che ospitasse corsi online tenuti da giovani per i coetanei su sviluppo sostenibile, salute pubbliche, diritti umani. «Tornata in Italia l’ho presentato a università, aziende e ong per trovare finanziamenti. Mi dicevano che se avessi avuto 30 anni in più mi avrebbero creduto. I pochi disposti a superare la barriera anagrafica non accettavano che l’idee fosse mia». Il risultato che nella giovane Italia la carriera sociale non riusciva a decollare. «Da brianzola sono poco abituata ad avere pazienza. Così ho trovato un ragazzo che per 150 euro mi realizzasse la piattaforma e ho avviato il progetto». La prima ad aderire fu una giovane insegnante peruviana. Le sue lezioni arrivano in Asia, Africa e in America Latina.
A oggi i corsi hanno formato ragazzi di 130 diversi Paesi al mondo. Lezioni per giovani reporter in zone di guerra, per i diritti delle donne e altri temi sociali. Nel 2009 è poi tempo di chiudere le valigie, destinazione Kabul. «Dovevo realizzare un sussidiario per i giovani. Una sorta di manuale a fumetti per superare l’analfabetismo. Dopo qualche anno ho inventando Bibak un sistema low-cost per scoprire mine antiuomo e aperto una scuola per cantastorie. Con la Qessa Academy tengo vive le tradizioni».
Selene è nata a Monza, cresciuta a Mezzago. Gli studi al liceo classico all’interno dell’ospedale San Raffaele e alla Bocconi. Due genitori che sono più che un esempio di vita. «Da 40 anni non fanno una vacanza, investono i loro risparmi aprendo scuole e asili a Varanasi, in India. Oggi mi chiedono quando inizierò una vita normale. Penso a una famiglia ma se guardo avanti scelgo il lavoro. Questo». L’ultimo progetto è Plain Ink, un’associazione in cui ha investito tutto. La sua vita è una trottola. Prima delle ultime elezioni tre partiti le hanno offerto un posto in Parlamento. «La cosa curiosa era che fossero di schieramenti opposti». Selene ha declinato. «Per loro ero solo una quota rosa (e giovane). Kabul è pericolosa, ma la politica italiana di più. La mia fu una scelta di sopravvivenza».
24 gennaio 2016 | 12:25
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