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La Liberazione delle donne | Vittoria Franco

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

È giusto dedicare quest'anno il 25 aprile, giorno della liberazione dell'Italia dal fascismo e dal nazismo, alle donne. Non solo per riconoscere il loro contributo alla lotta di liberazione - si calcola che furono almeno 70.000 le donne che in molteplici forme vi parteciparono -, ma soprattutto per celebrare i 70 anni della conquista del diritto di voto. Il 2 giugno 1946, infatti, non solo le donne potevano finalmente votare - per la seconda volta dopo le amministrative del 1945 -, ma potevano anche essere elette avendo conquistato il diritto di voto passivo. E di fatti, all'assemblea costituente furono elette 21 donne, le nostre madri fondatrici. Dobbiamo dire loro "grazie" per essersi battute affinché nella nostra Costituzione i diritti delle donne fossero diritti eguali, senza discriminazione di sesso, e per averci dato la possibilità di essere cittadine. Dobbiamo dire "grazie" a loro come alle partigiane che ci hanno consentito di essere donne libere. Libertà ed eguaglianza sono i due principi fondativi della nostra democrazia.

Sono diventate foto icone quella che mostra, quasi a formare una X, le 21 donne elette alla costituente e quella che mostra il bel volto sorridente di una giovane donna (della quale ora si conosce il nome, Anna Iberti) che sporge dalla testata del Corriere col titolo È nata la Repubblica italiana.

Altre donne dopo di loro si sono battute per il riconoscimento di numerosi altri diritti, sociali e civili: per l'autodeterminazione femminile nella maternità, per un nuovo diritto di famiglia, altra tappa fondamentale nel riconoscimento delle donne come soggetti che devono godere di pari responsabilità nella famiglia e nella società. Mi piacerebbe che a festeggiare queste giornate celebrative fossero le giovani donne. Non vale solo il ricordo di ciò che è stato con la dittatura fascista e con le lotte successive, ma un monito: i diritti delle donne non sono dati per natura, sono frutto di lotte anche dure combattute da altre donne, e si possono anche perdere.

Con gli anni, nell'ampliamento di diritti e pari opportunità si è fatto sempre più importante l'orizzonte europeo, che ha aperto nuove frontiere anche per le donne con atti che hanno collocato molto più avanti gli obiettivi della parità, dal lavoro ai servizi sociali, dall'empowerment ad azioni più efficaci nel contrasto alla violenza sulle donne. Un altro principio abbiamo conquistato nel frattempo, tutti, donne e uomini, italiani ed europei: la pace. Valore non negoziabile che ci appare sempre più prezioso mentre in molte parti del mondo si inaspriscono divisioni, conflitti, azioni terroristiche, dittature, che spingono alcuni milioni di uomini, donne e bambini a fuggire dalle loro terre per cercare rifugio e asilo nella nostra Europa. La catastrofe umanitaria più grande dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'ha definita il Papa recandosi nell'isola di Lesbo per incontrare i migranti. Tanta sofferenza, dolore, morte. Non possiamo restare indifferenti ai volti di quelle donne, che portano al collo o in grembo bambini costretti a nascere in un campo profughi in condizioni molto al di sotto del limite della dignità umana, come quel piccolo a cui era appena stato tagliato il cordone ombelicale, lavato con l'acqua versata da una bottiglia di plastica, all'esterno di una tenda, esposto al freddo e alla pioggia.

L'Europa, che appare sempre più chiusa nei confronti dei migranti, senza quasi più distinguere fra quelli economici e i richiedenti asilo, con molti Paesi che chiudono le frontiere e costruiscono sinistri fili spinati, mette a rischio l'Unione faticosamente conquistata passo dopo passo e quella solidità istituzionale che garantisce anche la pace. Io voglio che l'Unione Europea continui a vivere e a rafforzarsi e può farlo solo se affronta questo passaggio epocale con apertura, lungimiranza, nella solidarietà e nel rispetto della dignità umana, uno dei suoi più importanti principi fondativi. I nostri diritti, il nostro welfare state, i nostri servizi sociali da ora in poi avranno valore universale se apriamo le nostre porte a queste persone. Avere asilo politico è un loro diritto, dare accoglienza un nostro dovere. Ne va della nostra stessa dignità.

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