Tumore seno. Con diagnosi precoce sopravvivenza all’87%
14 DIC - Da un tumore del seno individuato in fase iniziale si può guarire. Basti pensare che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è superiore all’87%. Questo significa che gli screening, con una mammografia ogni 2 anni estesi a tutte le donne tra i 50 e i 69 anni, l’autopalpazione fin da ragazze e uno stile di vita sano sono davvero fondamentali. Una dieta a basso contenuto calorico, povera di grassi, zuccheri, carni rosse, e più ricca di fibre e vegetali “attivata” da regolare esercizio fisico, di tipo aerobico, già da soli contribuiscono a ridurre di circa il 40% il rischio di sviluppare un tumore del seno. Migliorano anche le opportunità offerte dalle cure sempre più personalizzate: dalla chirurgia, con o senza successiva radioterapia, alle terapie adiuvanti (chemioterapia, ormonoterapia, terapie biologiche) che hanno l’obiettivo di prevenire il possibile rischio di ripresa di malattia. Informazione su prevenzione e cura sono al centro anche del quinto nuovo Quaderno di Fondazione Aiom, da oggi online sul sito della Fondazione, dedicato al carcinoma mammario in fase iniziale, cui seguirà la prossima settimana quello sul tumore del seno metastatico,
“Il quinto Quaderno è dedicato al tumore del seno iniziale, la più diffusa neoplasia femminile con 54 mila nuovi casi nel 2020, che scoperti in fase molto precoce possono avere una storia di cura ed evoluzione sensibilmente migliore – spiega Stefania Gori Presidente di Fondazione Aiom e Direttore Dipartimento Oncologico Irccs Sacro Cuore Don Calabria, Negrar di Valpolicella – occorre tuttavia perfezionare la conoscenza della malattia fra le donne, spesso imputata solo a eventi non modificabili, ovvero età, assetto genico, fattori riproduttivi quali l’inizio e il termine del ciclo mestruale e il numero di figli avuti. Mentre vi è scarsa consapevolezza sull’adozione, in ogni fase di malattia, di comportamenti sani, dieta a basso contenuto calorico e di tipo mediterraneo, attività fisica che possono abbassare anche il rischio di sviluppo di una recidiva. Misure che fanno la differenza sul tumore del seno, oggi sempre più curabile, con una sopravvivenza dell’87% a 5 anni e un costante calo della mortalità dello 0,8% ogni anno”. “Un valore aggiunto alla prevenzione – spiega Jennifer Foglietta, Oncologia Medica e Traslazionale dell’Ospedale Santa Maria di Terni – è oggi rappresentato dall’ampio ventaglio terapeutico a nostra disposizione: dalla chirurgia che consente di togliere e in gran parte dei casi di guarire la malattia, alla radioterapia, fino alle terapie mediche adiuvanti, ovvero la chemioterapia, l’ormonoterapia e le terapie biologiche. Queste ultime svolgono un ruolo molto importante e ‘precauzionale’ nei confronti della malattia, contribuendo a eradicare eventuali micrometastasi rimaste occulte al momento dell’intervento, ma anche contenendo il rischio di tornare a ammalarsi di tumore del seno. Inoltre abbiamo l’opportunità di poter scegliere, definire e modulare le terapie, impiegandole singolarmente, in maniera complementare o alternata fra loro, laddove sia necessario un trattamento combinato, rendendole ancora più efficaci perché mirate ai fattori biologici e molecolari del tumore, alle necessità e stile di vita della paziente”. “Come Europa Donna Italia – aggiunge la presidente, Rosanna D’Antona – un movimento nato 25 anni fa da una idea del Professor Veronesi per difendere i diritti delle donne operate al seno, oggi presente in 47 paesi fuori dall’Italia, ci battiamo per far sentire la voce delle pazienti e le loro esigenze, di cui la principale è poter disporre su tutto il territorio, da Nord a Sud del Paese dove ancora esistono forti diseguaglianze, di Centri multidisciplinari di senologia, in cui la malattia venga ‘presa in carico’, affrontata e curata nel miglior modo possibile e su misura della malattia e dove vi sia accesso a percorsi previlegiati, soprattutto per donne con mutazione genetica BRCA1 e BRCA2, in cui sia anche garantito il supporto di uno psico-oncologo durante tutto il percorso di cura” “Il mio invito alle donne – conclude Foglietta – è leggere questo Quaderno che rappresenta uno strumento di “consapevolezza” riguardo temi di cui talvolta si hanno informazioni fuorvianti, e dunque anche per la miglior gestione della paura, spesso compagna della malattia, come è naturale. Intendiamo, con questo opuscolo, offrire alle donne il nostro sapere, fare sentire loro la nostra vicinanza e protezione, dando loro la forza emotiva e conoscitiva per affrontare la malattia con più responsabilità e minor paura: primi passi verso la cura e la guarigione”.14 dicembre 2020© Riproduzione riservata
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