Wonder Woman ambasciatrice dell'Onu, ma è polemica
Mentre un uomo viene eletto come segretario generale delle Nazioni Unite, scalzando numerose candidate, Wonder Woman viene nominata ambasciatrice per i diritti delle donne e delle bambine. Ma in molti storcono il naso.
Speravano tutti che fosse una donna, e invece hanno scelto un uomo. È il portoghese Antonio Gutierres, infatti, il nuovo segretario generale delle Nazioni Unite. Niente da fare per Kristalina Georgieva, Susana Malcorra e le altre donne che sembravano essere pronte a fare la Storia. Alla delusione per questo primato mancato, però, si è aggiunto anche il fastidio di aver visto nominata come Amabasciatrice onoraria per i diritti delle donne e delle ragazze nientemeno che Wonder Woman. No, non l’attrice che la interpreta: ma il personaggio dei fumetti.
POTERE ALLE DONNE, MA SOLO SE FITTIZIEComprensibili le perplessità di chi sperava in una svolta autentica, in carne e ossa, da parte di uno dei massimi organismi internazionali. Evidentemente, ai piani alti del Palazzo di Vetro c’è chi pensa che le donne vere, autentiche, reali, non siano all’altezza di un personaggio dei fumetti, o altrettanto efficaci nel veicolare un messaggio di uguaglianza e rispetto per le donne di tutto il mondo. La nomina ufficiale della supereroina è prevista per il 21 ottobre, ma le critiche sulla scelta dell’Onu stanno già occupando le colonne di molti quotidiani internazionali.
COSE DI MARKETINGA cominciare dal New York Times che, vignette alla mano, si chiede quanto davvero conoscano la storia di Diana Prince (il nome ‘civile’ di Wonder Woman): di certo non un personaggio avvezzo a mille sotterfugi e compromessi politici, né a tollerare che chi siede al tavolo dei negoziati e si definisce come ambasciatore di pace e democrazia in realtà finisca per bombardare scuole e ospedali. Non si sa ancora se Lynda Carter, interprete televisiva della supereroina, presenzierà alla cerimonia del 21 ottobre. Lo stesso vale per Gal Gadot, che invece la interpreta nel film in uscita nelle sale nel 2017. A tal proposito, non è facile reprimere il sospetto che sia tutto legato a una manovra di marketing. Non che ci sia nulla di male nell’usare le armi della pubblicità per dare visibilità alla battaglia per i diritti di donne e bambine. Ma è difficile pensare che delle campagne social, per quanto ben orchestrate e legate a un personaggio iconico, siano sufficienti a raggiungere quest’obiettivo, oltre che a raggranellare like e condivisioni.
LIBERAZIONE SESSUALE E FEMMINISMOVero è che Wonder Woman è sempre stato un personaggio legato al femminismo, prima ancora che l’Onu nascesse e decenni prima che le stesse Nazioni Unite cominciassero a preoccuparsi seriamente dei diritti delle donne. Come racconta il fumettista Grant Morrison nel suo libro Supergods, fu William Moulton Marston a dare vita all’eroina, ispirandosi alla moglie Elizabeth e a Olive Byrne, donna che insieme alla coppia dava vita a una sorta di triangolo amoroso. Le prime avventure di Wonder Woman, infatti, si contraddistinguevano per un sottotesto sessualmente libertino (un disegnatore ha confermato di recente la sua bisessualità) che venne poi depotenziato negli anni a venire. Abbandonata questa carica sessuale, Wonder Woman divenne un simbolo della seconda ondata femminista degli Anni ’60 e ’70. Caratteristiche che dovrebbero essere sufficienti, secondo l’Onu, a cambiare il mondo, anche se promosse da un personaggio fittizio. Con buona pace delle Georgieva e Malcorra di turno.