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«Il Jobs Act danneggia le donne» Parola di mamma ex deputata Pd

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

«Io, mamma dem, dico che le norme sul congedo parentale introdotte dal Jobs Act a tutela della genitorialità rischiano di penalizzare la carriera lavorativa delle donne e persino il loro accesso al lavoro. Oltre che danneggiare le pmi». Margherita Mastromauro parla da un punto di osservazione privilegiato: è mamma (di una bambina di 5 anni), imprenditrice (di una storica azienda pugliese, il pastificio Riscossa), confindustriale (è stata vice presidente di Confindustria Bari) e politica (è stata eletta deputata per il Pd nel 2008).

L’esperienza diretta

In un momento in cui il valore della maternità e dei diritti delle donne lavoratrici sono tornati al centro del dibattito pubblico affermare che la riforma principe del governo Renzi vada in direzione contraria è sicuramente una voce fuori dal coro. «Ma io ne sono convinta — spiega Mastromauro — pur affermando il legittimo diritto-dovere di tutelare la maternità. E tale convinzione mi viene dall’esperienza diretta. La mia azienda ha infatti dovuto fronteggiare, come primo effetto del Jobs Act, la concessione a una lavoratrice di un congedo di 6 mesi con un preavviso di soli 5 giorni. Ci siamo trovati improvvisamente a dover rinunciare a una risorsa umana qualificata, in particolare dell’ufficio esportazioni, che ha creato un vuoto che una media impresa difficilmente riesce a colmare in breve tempo. Alla luce di tale esperienza, e posto che i congedi sono statisticamente richiesti in maggioranza da donne, ritengo che senza le dovute correzioni le norme sui congedi finiranno per scoraggiare l’assunzione delle figure femminili e penalizzeranno il loro avanzamento di carriera nelle pmi. Insomma, un imprenditore ci penserà bene prima di assumere una donna».

Un problema in più per le pmi

Per questo, secondo Mastromauro, eventuali correzioni dovranno tener conto delle piccole dimensioni medie dell’industria italiana. «L’estensione da 3 a 6 anni dell’età del bambino in cui i genitori potranno chiedere il congedo parentale con il 30% dello stipendio, che poi potrà essere esteso fino ai 12 anni, uno dei punti cardine del Jobs Act, va bene, forse, per le multinazionali. Ma per le pmi — spiega Mastromauro — occorre correggere alcune criticità: in primo luogo la mancanza di un preavviso al datore di lavoro che sia congruo e proporzionato alla durata del congedo: cinque giorni sono pochissimi per una piccola e media impresa, tenendo presente che anche una collaboratrice domestica deve dare 15 giorni di preavviso prima di andarsene. In secondo luogo occorrerà tener conto della mancanza di condizioni economiche, in Italia, che agevolino realmente il ricorso ai congedi anche da parte degli uomini: la retribuzione ridotta al 30% rende di fatto e ancora una volta più frequente l’utilizzo dei congedi da parte delle donne rispetto agli uomini. Se entrambi i genitori hanno reddito, è chiaro che rinuncia la donna che in genere guadagna anche meno».

«Deducibilità per le spese di baby sitter»

Mastromauro prova a individuare anche delle possibili soluzioni: «Se l’obiettivo, sacrosanto, di queste norme è la conciliazione famiglia lavoro, che io non rinnego, allora io dico che se fino a 3 anni è vero che il bambino ha bisogno della madre in mancanza della possibilità di mandare i figli al nido, dopo i 3 anni ci sono gli asili. Io, ripeto, non metto in discussione il diritto di conciliare famiglia e lavoro, ma le modalità di usufruirne. Anche perché con il nuovo congedo parentale si risolve una necessità per sei mesi, ma poi il problema torna. Sarebbe più utile — conclude — adottare interventi di sostegno alla genitorialità non solo di natura economica, ma anche in termini di servizi alla famiglia, notoriamente trascurati nel nostro paese. Dopo i tre anni del bambino, ove il part time non sia possibile, occorre sostenere il costo di servizi come quelli della baby sitter o renderli totalmente deducibili per le donne che lavorano». Insomma, meno leggi e più servizi e asili. Magari nido, pubblici e privati (delle aziende).

19 ottobre 2016 (modifica il 19 ottobre 2016 | 15:07)

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