Gli uiguri di Francia denunciano Nike: “È complice nello sfruttamento del lavoro forzato”
Mercoledì Jean-Yves Le Drian, il ministro degli Esteri francese, aveva già parlato chiaro e tondo, dinanzi al consiglio dei diritti umani dell’Onu, di un «sistema di repressione istituzionalizzato» della Cina rispetto ai musulmani uiguri, che abitano nell’Ovest del vasto Paese asiatico. Ebbene, ora è l’Associazione degli uiguri di Francia ad aver presentato una denuncia contro Nike per «pratiche commerciali ingannevoli e complicità nello sfruttamento del lavoro forzato». Il marchio americano è accusato di fare ricorso a lavoratori forzati uiguri, utilizzati dai suoi fornitori in Cina. E la denuncia, gestita a Parigi dall’avvocato Mourad Barrikh, sta decollando anche sui social, a sorpresa con l’appoggio di diversi influencer.
Secondo un rapporto dell’Australian Strategic Policy Institute (Aspi), pubblicato un anno fa, un riferimento per diverse organizzazioni internazionali, più di 80mila uiguri sono stati costretti a trasferirsi nelle località più disparate della Cina, per lavorare in fabbrica, tra il 2017 e il 2019. L’Aspi ha puntato il dito contro 83 multinazionali. La maggior parte di queste si sono impegnate di fronte all’Ong australiana e all’eurodeputato francese Raphaël Glucksmann, in prima linea nella battaglia per la minoranza, a interrompere le loro relazioni con i subfornitori cinesi che sfruttano gli uiguri. Ma, secondo quanto riportato nella denuncia, Nike continuerebbe a collaborare con una di queste aziende, Qingdao Taekwang Shoes, che produce sette milioni di paia di scarpe per Nike all’anno. E che ha fatto ricorso a un trasferimento di 600 operai uiguri (perlopiù donne), originari della provincia dello Xinjiang, nel gennaio 2020. «In questo modo Nike - ha dichiarato Battikh al quotidiano Le Monde – abusa dei suoi clienti. Il marchio è davvero lontano dagli impegni etici proclamati nella carta pubblica, visibile sul suo sito». Nike ha comunicato abbondantemente negli ultimi anni riguardo al suo codice etico, dopo le polemiche che avevano colpito il gruppo per le condizioni di lavoro applicate dai suoi fornitori asiatici negli anni Novanta. «I consumatori francesi – continua Battikh - possono raggiungere singolarmente la nostra azione collettiva. D’altra parte, quello che più temono questi gruppi è un boicottaggio su larga scala da parte dei consumatori».
In effetti tutti potranno associarsi alla denuncia mediante la piattaforma V pour Verdict, che già era stata utilizzata per un’operazione simile contro Amazon nel 2019. Se saranno in tanti a farlo, il ministero francese della Giustizia si ritroverà obbligato a occuparsi della vicenda e il problema diventerà politico (viste le dichiarazioni di Le Drian già la causa uigura lo sta diventando per la Francia). Una collaboratrice di Battikh, Rajaa Moussadik, si occupa di pubblicizzare la causa sui social, facendo appello anche agli influencer più sensibili ai diritti umani e al dramma degli uiguri. «Gli influencer non sono personalità cupide, rese stupide dagli schermi e drogate di marketing – ha sottolineato Rajaa -. Possono diventare validi portavoce e sbloccare certe situazioni. Ed è urgente: tra gli uiguri, ci sono donne e uomini che vengono sterilizzati, fatti prigionieri in campi, resi schiavi».
Ecco, tra le prime ad aver aderito alla campagna contro Nike ci sono Élise Goldfarb e Julia Layani, autrici di «Coming Out», un podcast che in Francia va per la maggiore, dove s’invitano personalità Lgtb a raccontare la prima volta in cui hanno annunciato la propria omosessualità. Le due influencer sono ai primi posti tra i podcast scaricati su Spotify da sei mesi a questa parte. E a 27 anni hanno creato un media femminista (Fraiches) per la tv Tf1, ormai con due milioni di abbonati. Dirigono anche il sito Melty, rivolto ai millennials. «Conosco il potere dei social – sottolinea Élise -. Grazie al mio conto Instagram ho potuto bloccare il conto di un candidato di un reality show, che picchiava la sua moglie. E durante il confinamento sono riuscita a raccogliere 400mila kit di creme idratanti presso diversi marchi per il personale ospedaliero». Durante un programma televisivo Élise si era già rivolta a Gabriel Attal, portavoce del Governo, per chiedere giustizia per gli uiguri». Anche Crazy Sally the Afro Girl ha accettato di dare il suo sostegno alla denuncia contro Nike. Lei è una giurista di 24 anni. Il suo canale YouTube ha 500mila abbonati e tratta di diritto, politica e di difesa delle donne nere da ogni tipo di discriminazione.