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L'Unione (Europea) fa la forza delle donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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I numeri, in merito all’universo non dorato delle donne, sono di quelli che dovrebbero far riflettere. Ed intervenire. Non solo a parole. Ecco alcune cifre: la differenza tra il tasso di occupazione femminile e maschile nell’Ue è dell’11,6% e in Italia si attesta al 19,6%. Le donne guadagnano in media il 14% in meno degli uomini sebbene il principio della parità di retribuzione a parità di lavoro è nei Trattati dal 1957.

Nessuno dimentichi che sebbene in Europa si contino più laureate che laureati, purtroppo, le donne continuano ad avere una minore presenza nelle professioni più remunerate. Quadro che si inverte, totalmente, in quei lavori scarsamente retribuiti. A livello mondiale, poi, l'Italia stando al Global Gender gap 2020 è in 76esima posizione.

Una donna su tre nell’Unione europea ha subito violenze fisiche e o sessuali.

«Abbiamo il dovere di sancire che la violenza sulle donne è un reato specifico, un reato grave che deve essere sanzionato ovunque in tutto il territorio della Ue. Per questo dobbiamo impegnarci per la ratifica da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione della Convenzione di Istanbul», ha fatto sapere il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

E allora ribadire tutto questo, non solo l’8 Marzo in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle donne, è assolutamente indispensabile al fine di correggere tutte queste ingiustizie. Sopratutto in questo tempo di Covid.

L'impegno delle donne e la lotta alla pandemia Covid-19 è notevole. Dei 49 milioni di persone impiegate nel settore sanitario, uno dei più esposti al virus, ben il 76% di esse sono donne. Il più grande squilibrio nell’Ue riguarda la Lettonia - con le donne pari all'88% della forza lavoro nel settore sanitario, rispetto al 66% dell’Italia.

Ad un anno dalla diffusione dell’epidemia di coronavirus disastrose le ripercussioni sociali ed economiche sull'uguaglianza di genere. Un macigno che si abbatterà su 47 milioni di donne e ragazze in tutto il mondo che dovranno fare i conti con la soglia della povertà.

Per contrastare tutto questo sarà necessario - come ribadito lo scorso 21 gennaio nella risoluzione del Parlamento europeo “sulla prospettiva di genere nella crisi Covid-19 e nel periodo successivo alla crisi” - «tenere conto del fatto che la crisi della Covid-19 colpisce in modo sproporzionato le donne nella sfera socioeconomica, compreso il loro reddito e il loro tasso di occupazione, e comporterà disuguaglianze ancora più profonde tra uomini e donne e discriminazioni nel mercato del lavoro» per cui sarà necessario al fine di garantire «che tutti i programmi integrino la prospettiva di genere e il bilancio di genere nonché valutazioni di impatto di genere, sia ex ante che ex post, come indicato nella strategia per la parità di genere 2020-2025 della Commissione».

Analizzando l’universo dell’uguaglianza di genere, balza agli occhi, il dato offerto in merito all’indice di uguaglianza per il 2020: l’Unione europea – secondo gli studi dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) – ottiene un punteggio del 67,9%. Mantenendo il ritmo attuale, mancano almeno ancora 60 anni prima di poter raggiungere la completa parità.

Ieri, 8 Marzo, in apertura di seduta al Parlamento europeo il presidente Sassoli e la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern sono intervenuti in plenaria ricordando l’impegno delle donne. Alle 11, la presidente della commissione parlamentare per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, Evelyn Regner, è stata in diretta su Facebook per rispondere alle domande «sullo stato attuale della parità di genere in Ue e su come la pandemia ha aggravato le molte difficoltà che le donne affrontano».

Ottimista, da Twitter, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «Le ragazze possono fare qualsiasi cosa! Possono essere medici, avvocati, astronauti. E sì! Possono essere presidenti. Basta che credano in se stesse». E che lo faccia l'intera società. A partire dagli uomini.

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