«I pro-vita nei consultori? Delirio oscurantista e ideologico»- Corriere.it
«I pro-vita nei consultori? Delirio oscurantista e ideologico». Parola della sindaca Chiara Appendino, che commenta così la scelta della Regione Piemonte portata avanti dalla giunta di centrodestra, e in particolare dall’assessore di Fdi Maurizio Marrone. Che risponde alla prima cittadina su Facebook: «Ha vinto una querela».
Pochi giorni fa gli uffici degli assessorati alla Sanità e al Welfare di piazza Castello hanno inviato a tutte le Asl una nota: la richiesta è di prorogare al 31 marzo il bando utile ad aggiornare gli elenchi delle associazioni operanti nel settore della tutela materno infantile con le quali collaborare. Tra i criteri utili a partecipare alla gara una sede, personale qualificato, operatività da due anni sul territorio. Ma, soprattutto, la «presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento».
Una scelta che Marrone difende anche sui social: «Vogliamo aiutare le donne a superare le criticità economiche e sociali che potrebbero spingere all’aborto». Ma ad attaccarlo è la sindaca Appendino: «A meno di tre giorni dall’8 marzo, in Piemonte sembra riaffacciarsi il delirio oscurantista e ideologico dell’assessore regionale Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia). Se pensa di calpestare anni di lotte per i diritti delle donne probabilmente ha sbagliato Regione. Sicuramente ha sbagliato Città».
La vicenda ha provocato reazioni da più parti, dalle opposizioni alle associazioni femministe. La prima a reagire, dopo la denuncia da parte della consigliera del M5S Sarah Disabato, è stata la deputata piemontese del Pd Chiara Gribaudo: «La scelta della Regione è gravissima e viola i diritti delle donne alla propria autodeterminazione: mettere i pro vita nei consultori è come privilegiare le assunzioni dei medici obiettori di coscienza. La posizione dell’assessore Marrone è vergognosa e nasconde una mentalità patriarcale e misogina. Chiediamo al governo di intervenire per garantire a tutte le donne, in tutte le regioni, il diritto alla libera scelta». Con lei anche la deputata dem Laura Boldrini: «Da tempo è chiaro come, anche in Italia, non vada dato per scontato il diritto alla autodeterminazione, alla libertà e alla salute delle donne. Soprattutto nelle Regioni governate dalla destra. Deve essere chiaro che per noi donne è inaccettabile che siano calpestate le conquiste ottenute dopo anni di lotte e deve essere chiaro che faremo sentire, in ogni luogo, la nostra voce, chiedendo anche al governo di intervenire per garantire la libertà di scelta».
E il segretario regionale dem Paolo Furia e il responsabile dei Diritti Michele Miravalle: «Si tratta di una scelta che dà la misura della furia ideologica dell’assessore, mascherata di buone intenzioni di protezione della salute della donna, in realtà violenta e ipocrita. Mascherando un pensiero patriarcale e misogino con belle parole e buone intenzioni di maggior tutela, non si fa altro che insultare le donne. Tutto questo in contrasto non solo con lo spirito della legge, che garantisce la libera scelta e l’autodeterminazione, ma anche con l’allargamento dei diritti».
Ma a reagire sono anche le associazioni che da anni lottano per i diritti delle donne. Come la Rete +di194 voci, formata da 36 associazioni: «In Piemonte vi è stato un precedente del tutto simile nel 2010 con l’allora giunta Cota che aveva emanato una delibera con identica finalità: quella di limitare la libertà e la scelta delle donne che intendessero interrompere la gravidanza. Su decisione delle le tante associazioni del Coordinamento 19 giugno, fu impugnata la delibera al TAR Piemonte, che la annullò. Il Tar ritenne illegittimo proprio ciò che oggi viene reintrodotto e cioè ammettere nei consultori le associazioni che avessero previsto, nel proprio statuto, la finalità di tutela della vita fin dal concepimento».
Pronte alla battaglia anche Nonunadimeno, che già ad ottobre scese in piazza contro la fantomatica circolare sulla Ru486 di Marrone: «Ci mobiliteremo, ma useremo anche i dati – racconta Martina Carpani -; stiamo infatti terminando un’inchiesta sul diritto alla salute che mette al centro i consultori. Queste scelte che fanno passi indietro rispetto alle linee guida nazionali e ai diritti acquisiti negli anni non fanno altro che minare il ruolo stesso del consultorio così come le femministe lo avevano costruito».
Ma a volersi difendere è proprio l’associazione Federvipa, Federazione Centri di aiuto alla vita e Movimenti per la Vita: «Ci si dovrebbe sorprendere che tutto questo debba essere ancora richiesto e non sia già normale prassi in quanto è proprio la legge 194/78 a prevedere che i consultori assistano la donna in gravidanza – spiega il presidente Claudio Larocca -. Mettere finalmente in campo quest’opera di prevenzione potrebbe certamente ridurre il numero di aborti, operando sia a favore della donna che spesso si sente “costretta” per mancanza di aiuti, sia a favore del figlio già presente e visibile in una normale ecografia, ma sempre assente in un cieco e dannoso approccio ideologico. Invitiamo dunque la consigliere Disabato a conoscere meglio sia la legge che l’operato dei Centri di Aiuto alla Vita, così da rendersi conto di quanto queste misure non minino alcun diritto».
La consigliera Disabato, però, non si scompone e replica: «Più volte nelle città, sulle locandine social e nelle piazze abbiamo assistito a forme di propaganda patriarcale e lesiva, volte a colpevolizzare la donna che decide di esercitare il diritto di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Questi messaggi vengono puntualmente portati avanti da alcune associazioni che si definiscono pro vita, a volte con l’avvallo di una certa politica. Sono questi i messaggi che il centrodestra vuole portare dentro ai consultori? E quali sono le misure sociali messe in campo dalla Giunta regionale volte a sostenere le famiglie? A quando i contraccettivi gratuiti per i giovani nei consultori?».
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11 marzo 2021 | 19:02
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