“Diritti negati e soprusi, la pandemia fa male soprattutto alle donne”
ALESSANDRIA. Il coraggio delle donneè il tema-guida nella settimana dedicata all’altra metà del cielo: l’ha scelto l’associazione Cultura e Sviluppo (Acsal) per i suoi Giovedì culturali, invitando a parlarne Dacia Maraini e Chiara Valentini, autrici di un libro che porta questo titolo. Una lunga carriera alle spalle, si sono occupate di argomenti scottanti, spesso legati alla visione maschilista della società.Chiara Valentini, in questo libro avete riscoperto la vostra vena biografica.«Ci siamo occupate di donne coraggiose, appunto: lei del periodo precedente la Rivoluzione Francese, a partire da Ipazia di Alessandria, la matematica uccisa quasi 1600 anni fa dai fondamentalisti cristiani; io di tre donne di tempi più moderni, fra l’altro una rivoluzionaria francese che sfidò il Terrore e una donna arruolatasi fra i partigiani nonostante dovesse portarsi dietro un figlio piccolo».
Il termine «donna» sul dizionario Treccani ha suscitato una polemica, con una petizione per togliere alcune definizioni poco gratificanti e la replica sul fatto che la storia delle parole va comunque registrata. «Chi ha innescato questa discussione ha ragioni da vendere. In un lavoro storico, di ricerca sul linguaggio non è ammissibile adottare quel tipo di terminologia. Una cosa che stride non solo con il buon gusto ma con qualunque regola culturale. Chiedere di rimuovere quelle definizioni è stato non giusto, ma giustissimo».Restando all’attualità, domenica in Svizzera un referendum ha vietato l’uso del burqa, il velo integrale. Ancora una volta una maggioranza probabilmente maschile si arroga il diritto di decidere sul comportamento femminile.«Una donna dovrebbe essere libera di vestire come meglio crede, dando di sé l’immagine che la sensibilità la porta a esternare. Invece sono sempre altre persone, le autorità, che decidono al suo posto. Negli ultimi anni ci sono stati scontri anche forti su quello che una donna può permettersi di fare. Su questa strada di civiltà anche cose apparentemente secondarie come l’uso del burqa andrebbero gestite con molta più attenzione, senza farne oggetto di una guerra furibonda».
Ultimo caso, la pallavolista che si è vista decurtare lo stipendio perché ha deciso di diventare madre.«Prima di tutto non si può firmare un contratto che possa pregiudicare un proprio diritto civile, in questo caso quello sacrosanto della maternità. Guarda caso queste cose cadono sempre sulla testa delle donne, non mi risultano tra gli uomini casi analoghi di paternità negata in cambio di qualche benefit».
Il ruolo femminile nella pandemia è stato determinante: eroine, ma con stipendi inferiori.«È la conseguenza del ruolo in cui le donne sono state confinate da sempre. Questo periodo di pandemia, bruttissimo di per sé, è stato ancora più brutto per le donne: hanno perso il lavoro in percentuali notevolmente superiori rispetto agli uomini. Per non parlare del femminicidio, un fenomeno diventato così grave che il presidente della Repubblica nel suo discorso per l’Otto Marzo ha voluto citare i nomi della dozzina di donne già uccise da inizio d’anno».
La battaglia per l’emancipazione è ancora lunga.«Lunghissima. Basti pensare che nell’ultimo governo non si è stati in grado di nominare una rappresentante per le pari opportunità. E dire che di donne competenti ce ne sono. L’ho trovata un’offesa di cui è difficile capire le ragioni. In un governo, poi, in cui la rappresentanza femminile non è enorme. Nei ruoli di comando ci sono sempre gli uomini, l’epidemia ha rallentato una svolta che stava maturando da anni». —
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