"Un diritto non garantito a tutte le donne. In Umbria il 66% dei medici è obiettore di coscienza"
"Il diritto all’aborto in Italia non è garantito. A peggiorare la situazione, la pandemia. Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha pubblicato le sue Conclusioni 2020 sulle disposizioni della Carta Sociale Europea relative all’impiego, alla formazione e alle pari opportunità mettendo in evidenza che su tutto il territorio nazionale permangono notevoli disparità d’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza a livello comunale e regionale". Lo annuncia, in una nota, la senatrice umbra del Movimento 5 Stelle Emma Pavanelli.
Per la pentastellata questa è "una situazione gravissima e che determina la forte compressione dei diritti all’autodeterminazione e alla libera scelta delle donne. Il report ha anche sottolineato che i dati forniti dal Governo non dimostrano che il personale medico specializzato nel fornire il servizio sia sufficiente, anche considerando coloro che si dichiarano obiettori di coscienza: in Umbria il 66% dei medici. Un numero così elevato da non garantire alla donna il diritto di abortire. Tutto questo dopo le infelici decisioni della Regione per disincentivare l’aborto, che ha prima eliminato la possibilità di farlo in day hospital per poi fare un passo indietro dopo le nuove linee guida a riguardo del ministero della Salute".
La senatrice M5s annuncia "un’interrogazione ai ministri per le Pari opportunità e la famiglia e della Salute, per sapere quali azioni di competenza intendano intraprendere per risolvere queste criticità che vanno a toccare un diritto delle donne, considerando le iniziative nei confronti dei presidenti di Regione affinché, per la parte di loro competenza, lavorino affinché siano rimossi ostacoli, ritardi, inefficienze che impediscano una piena attuazione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza in sicurezza e riservatezza, specialmente con riferimento alla possibilità di trattamento farmacologico senza ricovero ospedaliero".