Ivrea boccia l’Anagrafe antifascista. Il centro destra: «Inutile aderirvi»
Il sindaco di Stazzema: «Stupito dalle parole del collega Sertoli». Restivo: «Tutti in piazza il 25 Aprile»
IVREA
Suscita stupore e indignazione la scelta della maggioranza di centro destra di bocciare la proposta di aderire all'Anagrafe antifascista di Stazzema che raccoglie 61 adesioni di comuni cittadini e oltre 300 tra associazioni, comuni, circoli ed enti culturali. La maggioranza a trazione leghista ha respinto la proposta del Pd dopo un aspro dibattito, durante il quale alcuni esponenti della maggioranza hanno definito l'iscrizione a questa anagrafe «pleonastica». Non solo. Mercoledì pomeriggio la stessa maggioranza ha respinto l’adesione al 2° Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell'Unione europea.
Ce n’è abbastanza per provocare un’infinità di reazioni. La prima arriva proprio dal Comune di Stazzema dove all'alba del 12 agosto 1944 si consumò una delle pagine più tragiche della Seconda guerra mondiale. Nell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, compiuto dai nazifascisti, vennero uccisi 560 civili, tra cui 130 bambini. «Non capisco come una città come Ivrea, con la sua storia, possa rigettare l’adesione all’Anagrafe antifascista e in più con argomentazioni come quelle usate - commenta il sindaco Maurizio Verona -. Chi si riconosce nei valori della Costituzione non può che definirsi antifascista. La nostra Costituzione è antifascista. Il primo atto di ogni sindaco è quello di giurare sulla Costituzione ».È stato il sindaco di Ivrea, Stefano Sertoli, a spiegare in aula perché preferiva astenersi sull’adesione: «La nostra Costituzione è contro tutte le dittature e ogni forma di violenza. Non vedo l’utilità di ribadire valori e concetti già chiaramente espressi nella nostra Carta. Ho la sensazione che dietro queste iniziative ci sia sempre qualcosa di strumentale e ideologico. Dico questo perché se ci ritroviamo tutti per commemorare il 25 Aprile, nel Giorno del ricordo perle vittime delle Foibe siamo sempre in pochi».
Ancora più esplicita la consigliera di maggioranza Maria Piras (gruppo misto) che insieme a Marco Neri ha votato contro (il resto della maggioranza si è astenuta): «L’Anagrafe antifascista è pleonastica, seppur condivisibile. Non ha senso ribadire valori e concetti che sono nell’animo di tutti i democratici».
Durissima la reazione del consigliere Andrea Bendino, autore della mozione respinta: «Il sindaco in un intervento vergognoso ci ha accusati di strumentalità, come se fosse strumentale chiedere che il nostro Comune stia in prima linea contro ogni totalitarismo. Sinceramente ero abituato a pensare Ivrea come un comune capace sempre di stare, anche al di là delle differenze politiche, dalla parte giusta della storia: lo è stato ai tempi del fascismo, lo è stato nei movimenti per la pace, lo è stato nei primissimi anni in cui il fenomeno del razzismo si affacciava sulle nostre cronache. Purtroppo dobbiamo prendere atto di come su questi temi vi sia ormai in questa città imbarazzo ad esporsi, a prendere posizione e che si sia persa un'occasione per porci nuovamente dalla parte giusta della storia». Stupore e indignazione espresse anche dalle altre due forze dell’opposizione, Viviamo Ivrea e M5s, Francesco Comotto e Masssimo Fresc: «Incomprensibile le ragioni che vi portano a non aderire a questa mozione. Se non siete d’accordo ditelo apertamente e non nascondetevi dietro strumentalizzazioni inesistenti».
Preoccupato della scelta del sindaco e della sua maggioranza il segretario del Pd cittadino Luca Spitale: «Dietro quella mozione non c’era nulla di strumentale, ma ammesso e non concesso che ci fosse, non è una buona ragione per bocciare l’adesione ai valori antifascisti». Ferma presa di posizione anche dal Laboratorio civico di Ivrea. «Questo è un fatto gravissimo a cui crediamo debba seguire una risposta forte e diffusa che, proprio in prossimità del 25 aprile, faccia sentire la voce di tutti coloro che continuano a considerare la democrazia e i valori costituzionali un patrimonio da curare e proteggere e da non dare mai per scontato - spiega Erna Restivo -.Proponiamo a tutti voi di iscriversi come privati, come associazioni, come organizzazioni politiche o sindacali all’Anagrafe antifascista e di pubblicizzare la vostra iscrizione nei modi che riterrete i più consoni, utilizzando tutti l’hashtag #iofirmoantifascista».
La maggioranza ha respinto, astenendosi, anche l’adesione al 2° Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell'Unione europea perché «non abbiamo avuto il testo completo del documento ma solo quello in versione facile da leggere, come facciamo ad aderirvi? e poi perché discriminazioni multiple solo sul genere femminile?».
Il Manifesto evidenzia, secondo una prospettiva di genere, come le donne con disabilità siano esposte a un duplice svantaggio, di avere meno opportunità in quanto donne, e di dover far fronte alle barriere che precludono o limitano il godimento dei diritti e la partecipazione sociale – in quanto persone con disabilità. «Ciò che mi rammarica - commenta Gabriella Colosso, autrice della mozione - è l’atteggiamento di freddo distacco e totale assenza di empatia verso argomenti che troverebbero approvazione e sostegno da chiunque. I consiglieri di maggioranza hanno sottovalutato e sminuito il senso dei valori enunciati nel Manifesto e dell’emergenza sociale a cui lo stesso fa riferimento. Ancora una volta hanno dimostrato poca, per non dire nessuna, sensibilità verso le politiche di genere, ancora una volta hanno voluto allontanarsi dalle donne, e nel caso del Manifesto, dalle persone con disabilità». —