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I diritti conquistati e la paura del domani: le donne afgane e il ritorno dei taliban

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Al summit di marzo a Mosca per discutere di pace e futuro, erano presenti i Talebani, il governo di Kabul e gli osservatori internazionali. La delegazione del governo afgano era composta da 12 funzionari, di cui una donna, Habiba Sarabi. A Doha, settembre 2020, al tavolo della pace erano sedute quattro donne. Tra i Talebani neanche una. Secondo le attiviste afgane questo non è un buon segnale per il futuro dei diritti femminili.

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Entro l'11 settembre le truppe americane lasceranno il territorio afgano. Con loro, anche gli alleati della Nato. La popolazione dell'Afghanistan ora teme l'intensificarsi del conflitto tra il governo nazionale e i talebani, sconfitti dopo l'attacco guidato dagli Stati Uniti nel 2011. L'Afghanistan del 2021 non è più il Paese di 20 anni fa. Metà della popolazione è nata dopo gli accordi di Bonn del dicembre 2001 che hanno posto le fondamenta del nuovo Stato dopo l'invasione americana in risposta agli attacchi terroristici dell'11 settembre. C'è ancora molto da fare per i diritti di donne, bambini e per la democrazia. Ma il percorso è iniziato. La nuova generazione è cresciuta in un luogo dove si può sperare: i giovani di laurearsi e le donne di avere accesso al potere economico e politico.

L'uscita definitiva degli americani dal Paese fa temere che il processo si interrompa. Anche se i talebani hanno ufficialmente affermato di volere una società islamica inclusiva in cui verranno rispettati i diritti umani.

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"I talebani hanno detto fin dall'inizio che non accettano né rispettano le donne. Non ce n'è una nella loro squadra negoziale. O hanno paura dell'emancipazione femminile o non considerano le donne come esseri umani, nonostante siano stati cresciuti dalle madri e abbiano sorelle e figlie", ha detto Shukria Barakzai, ex parlamentare afgana, ora ambasciatrice a Oslo. Appassionata femminista, Barakzai non vede di buon occhio il futuro delle donne. Non si aspetta che il processo di pace funzioni a lungo termine senza la partecipazione femminile. 

Anatomia dei Talebani

15 Aprile 2021
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I matrimoni

La percentuale di donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni, sposate o fidanzate prima dei 18 anni, è del 34,8%. Seondo i dati delle Nazioni Unite aggiornati a fine 2020. Il tasso di natalità degli adolescenti è di 77,2 ogni mille abitanti, al 2014. In calo rispetto agli 87 per mille del 2013. Nel 2015 il 46% delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni, ha dichiarato di essere stata vittima di violenza fisica e/o sessuale, nei 12 mesi precedenti. Le donne in età riproduttiva (di età compresa tra i 15 e i 49 anni) spesso si trovano ad affrontare tanti ostacoli rispetto alla loro salute e ai loro diritti sessuali.

La legge afgana sull'età del matrimonio vìola quella internazionale sui diritti umani consentendo il matrimonio già all'età di 15 anni. Nel 2017 il governo afgano avviò un progetto di legge per condannare il matrimonio infantile. Non ci fu mai seguito.

L'istruzione

Il piano strategico nazionale afgano per l'istruzione (2017-2021) ha riconosciuto l'importanza dell'investimento nell'istruzione delle ragazze, per migliorare il Paese e garantire l'uguaglianza. L'accesso a una scolarizzazione di qualità è particolarmente critico in un Paese dove i giovani, ma soprattutto le ragazze, hanno bisogno dell'istruzione per trasformare la disuguaglianza di genere, la violenza e la povertà. Dal 2001, il numero di bambini che vanno a scuola è aumentato di quasi nove volte: da 0,9 milioni (di cui quasi nessuna ragazza) a 9,2 milioni (il 39% delle quali ragazze), secondo quanto riferito da un rapporto del 2020 di Human Rights Watch. Anche il numero di scuole è aumentato: da 3.400 a 16.400. Allo stesso tempo, tuttavia, 3,7 milioni di bambini non ricevono alcuna istruzione. Circa il 60% di questi 3 milioni sono ragazze.

Gli ostacoli all'istruzione - soprattutto per le ragazze e le donne - sono numerosi, in particolare nelle zone rurali e nelle aree non raggiunte dal governo e controllate dai Talebani. I tre principali sono, secondo lo studio di Hrw: la distanza (28% delle ragazze rispetto al 3% dei ragazzi), la paura di minacce e intimidazioni a scuola, (29% e 14%); i problemi di sicurezza durante il percorso.

Le Nazioni Unite hanno confermato 192 attacchi contro scuole e personale scolastico nel 2018, tre volte di più rispetto ai 68 del 2017. Di questi, 123 sono stati attribuiti ai Talebani e altri 42 allo Stato islamico.  In molti casi le aggressioni hanno preso di mira le scuole femminili, portando alla chiusura di oltre mille istituti. Nel 2019 circa 722 scuole sono state chiuse a causa dell'insicurezza, compromettendo il futuro di quasi 329mila bambini.

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Femminicidi

Le donne e le ragazze afgane sono state tradite dal sistema giudiziario del Paese. Lo dimostra un rapporto recente di Unama, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, nei casi segnalati di violenza tra settembre 2018 e febbraio 2020. L'accesso alla giustizia per i crimini di violenza è quasi inesistente. Pur riconoscendo che il sistema continua a migliorare, i progressi sono ancora esigui. Solo la metà dei crimini segnalati è arrivata in tribunale, con i colpevoli condannati nel 40% dei casi. "La cruda realtà è che troppe donne non riescono ancora a vedere giustizia per la violenza subita, e l'impunità è ancora molto comune", ha dichiarato Deborah Lyons, rappresentante speciale del segretario generale per l'Afghanistan.

Una donna su cinque nei casi documentati dall'Unama ha deciso di non portare avanti il proprio caso attraverso i canali giudiziari, non presentando denuncia o ritirandola. L'incapacità delle autorità di perseguire i reati è particolarmente preoccupante nei casi di matrimonio infantile, in quanto è improbabile che le vittime chiedano un ricorso. Il monitoraggio della Missione sottolinea il numero troppo alto di  donne che ricorre all'auto-immolazione o al suicidio a causa degli abusi.

Ma l'Afghanistan ha conosciuto tempi diversi. Prima che i Talebani imponessero le loro regole, le donne erano emancipate e libere. Lo racconta bene un profilo Facebook afgano che raccoglie immagini anni '60 e '70, a testimonianza di un'età dell'oro fatta di tolleranza, lontana dall'oscurantismo.

Mohammad Qayoumi è il creatore della pagina ed è cresciuto a Kabul in quegli anni. “Mezzo secolo fa le donne afgane perseguivano una carriera nel campo della medicina, uomini e donne si mescolavano nei teatri e nei campus universitari di Kabul...La gente comune aveva un senso di speranza, la convinzione che l'istruzione avrebbe potuto offrire opportunità a tutti e che si prospettava un brillante futuro. Tutto ciò è stato distrutto da tre decenni di guerra.”

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