Donne in piazza In difesa della legge sull'aborto e per il potenziamento dei consultori
Il diritto delle donne di scegliere di interrompere una gravidanza in piena libertà, ma anche il potenziamento dei consultori, l’accesso gratuito alla contraccezione e a tutte le cure ginecologiche. “Fuori gli antiabortisti dai consultori” recita un lungo striscione chiarendo il cuore della protesta che ha portato oltre un centinaio di donne in piazza Castello, sotto la Regione: una manifestazione organizzata da associazioni che da sempre si battono per la difesa dei diritti femminili, come “non una di meno” e “più di 194 voci, rete per l’autodeterminazione”, a cui ha aderito anche “cittadinanzattiva”.
“Ho dovuto girare 4 ospedali prima di poter abortire”, “ho ricevuto insulti per la mia scelta di praticare l’Ivg (interruzione volontaria di gravidanza)”, “ho abortito senza rispetto per la mia identità di genere” e “stavo benissimo prima di entrare, in ospedale mi hanno umiliata” sono solo alcune delle frasi raccolte su cartelli portati in piazza. “La regione Piemonte ha emanato un bando che consentirà alle organizzazioni anti-abortiste di proporre la loro propaganda ideologica all’interno di ospedali e consultori, luoghi che invece dovrebbero essere deputati alla promozione della libertà di scelta e di autodeterminazione, alla tutela della salute delle donne così come alle persone transessuali che necessitino di cure e assistenza. Aprire i consultori a queste organizzazioni integraliste significa mortificare, mettere in difficoltà e ostacolare una volta in più ogni donna che vuole interrompere la gravidanza” spiegano le organizzatrici secondo cui è in atto “un disegno politico repressivo in cui si rendono più complesse le procedure per il diritto all’aborto”.
“Si mettano il cuore in pace. Oltre 30 centri di aiuto alla vita hanno partecipato al bando in 10 Asl piemontesi, comprese tutte quelle torinesi, e andremo fino in fondo per garantire a queste associazioni l’apertura degli sportelli di volontariato negli ospedali» è la replica che arriva dall’assessore regionale agli affari legali Maurizio Marrone. “Altro che manifestazione per i diritti, questa piazza ideologica protesta contro le politiche di sostegno alla maternità che la Regione Piemonte mette in campo per aiutare le tante donne costrette ad abortire per problemi economici e sociali, alla base della maggior parte di interruzioni di gravidanza, come dimostra anche il crollo di natalità registrato in questi tempi di crisi economica da emergenza covid - aggiunge l’assessore- Pure i toni del mailbombing, che non ha risparmiato neppure gli uffici tecnici del welfare piemontese, trasudano odio e intimidazione, ma prevarrà comunque la cultura della vita come libera scelta sostenuta dalle istituzioni”.
“I nostri volontari non mettono in atto alcuna propaganda ideologica e non costringono in alcun modo chi si rivolge a loro a proseguire a tutti costi la gravidanza, ma ascoltano i problemi delle donne e se ne fanno carico con i pochi mezzi a disposizione, evitando che una mamma ricorra all’aborto anche quando il figlio lo vorrebbe, solo perché non trova il sostegno necessario” è la tesi di Claudio Larocca, presidente della federazione Centri di Aiuto alla Vita del Piemonte.
“I consultori sono costantemente dimenticati dalle istituzioni e hanno sempre meno finanziamenti e personale: devono essere rilanciati come luoghi accoglienti aperti anche a nuovi bisogni” spiegano invece le associazioni femministe che invitano le donne a scendere in piazza anche dalle 15 alle 18 in piazza Carignano.