Io sono Giorgia, la tattica della donna che vuole essere premier
Era il 30 di aprile del 2020, Giorgia Meloni interveniva in aula dopo l’informativa di Conte sull’emergenza coronavirus. Ritenendo le disposizioni contenute nell’ultimo DPCM troppo inclini a interpretazioni discrezionali, pronunciava una frase memorabile rivolgendosi ai colleghi: “Pensate come state messi se vi devo dare io lezioni di democrazia”. C’è tanto in questa frase a leggerla con attenzione, una donna ironica dopotutto, sfrontata con gli avversari, che è ben consapevole di strizzare spesso l’occhio alla parte antidemocratica della politica. C’è da essere messi proprio male se ce lo deve spiegare lei cosa sia la democrazia.
Non è la prima volta che Giorgia Meloni dà una lezione alla sinistra Italiana o meglio a quella parte di sinistra che sta facendo sempre più suoi gli insegnamenti della "bestia", credendo di poter arrivare alla pancia di quell’elettorato dal quale si è troppo allontanata, scimmiottando la maniera di far politica delle destre populiste. Partendo dalla cosa più banale: il partito più conservatore che siede in parlamento ha lei, una donna, come segretaria. Unico esempio nel panorama nazionale. “Non capisco le donne del Pd, tutte felici perché il capo ha deciso che due di loro potevano fare le capogruppo. Tu non devi andare al potere perché l'ha stabilito un uomo, ma perché sei la migliore. In Fratelli d'Italia è andata così” e le dirette interessate incassano con un po’ di imbarazzo, cara Giorgia.
Oggi Giorgia Meloni ha deciso di mettere nero su bianco la sua vita e il suo percorso. Lo ha fatto con un libro scritto con l’intenzione di dare alla gente un’immagine onesta e reale della donna che si sente addosso perché, sostiene, “Il racconto che si fa di me è distante anni luce dalla persona che io penso di essere. Se le persone scelgono di seguirti lo devono fare consapevoli di chi sei veramente”. Nasce così “Io sono Giorgia”, non una biografia, non un manifesto politico ma un diario che racconta tutto, comprese paure e debolezze e che subito scatena polemiche che dalla sfera privata entrano a gamba tesa in quella politica. Ma andiamo con ordine.
Ospite da Silvia Toffanin nel salotto di Verissimo su Canale 5, qualche settimana fa la Meloni si lascia andare in una lunga intervista. C’è qualcosa di troppo compiacente e lezioso in questa chiacchierata, sembra di spiare due amiche in vena di confidenze durante il tè del pomeriggio, che si sorridono e si commuovono dandosi sempre del tu.
"Mia madre ha scoperto di aspettare me quando la storia con mio padre stava finendo, aveva già un'altra bambina e tutti le sconsigliavano di portare avanti la gravidanza. Lei prese appuntamento per le analisi propedeutiche all'interruzione di gravidanza che si fanno a stomaco vuoto, poi arrivò in un bar, si domandò se lo volesse veramente, si rispose no e ordinò cappuccino cornetto”. Catapultati nell’intimo della più urlante leader politica del momento, scopriamo l’importanza fondamentale della sua famiglia tutta al femminile: la madre, il suo punto fermo, ha cresciuto le due figlie da sola; la sorella, la sua guida, “l'unica con cui resto muta” dice Giorgia, un’immagine che si fa fatica a visualizzare. Il padre assente, inesistente. Ha abbandonato la famiglia e non si è mai preso cura delle figlie.
“A ferirmi è stata la sua totale indifferenza nei nostri confronti”: Franco Meloni ha lasciato la famiglia quando Giorgia aveva circa un anno. Lei e la sorella hanno continuato a frequentarlo ma solo d’estate per due settimane, fino a quando una delle solite vacanze non andò bene. Il padre fece un discorso orribile alle sue figlie: nell’ordine delle mie priorità la mia fidanzata viene prima di voi. E Giorgia capisce che un padre forse non ce l’ha, ne ha poi la conferma quando compie 13 anni e lui le manda un telegramma. “Buon compleanno. Franco” papà doveva sembrargli troppo confidenziale. E poi la sua morte e l’assenza di dolore. “Non ho provato nulla, ho capito di averlo nascosto dentro un pozzo della mia anima”. Quanto è profondo il dolore per non essere stata amata abbastanza? E ancora il bullismo, i problemi col peso “sono cintura nera di dieta” e le cene a base di latte e biscotti di nonna Maria.
A che gioco stai giocando, Giorgia? Cosa ti ha spinto improvvisamente a dipingere questa immagine fragile e normale di te? Sarà quel 39% di indecisi che appaiono sempre nei sondaggi elettorali? L'impressione è quella di essere davanti alla costruzione dell’immagine della futura - e prima donna - candidata premier che cerca di raschiare consensi abbassando il tono di voce ed entrando nei salotti delle nostre case a raccontarci quanto sia uguale a tutti noi.
Vista così, sembra una donna come tante che parla della figlia e si commuove e il suo libro potrebbe anche passare inosservato, derubricato a questione da ombrellone per questa estate imminente.
Ma c’è spazio anche per il tema del momento: "Io omofoba? E' falso e verificabile perché io faccio politica da 30 anni e non troverai una parola omofoba detta da me. Se io fossi omofoba, sarei da mettere da parte” insomma, un’affermazione che dice e non dice, che non accetta etichette ma evidentemente non ritiene prioritaria la questione. Ma “ho rispetto dell'amore sempre” garantisce, salvo poi esprimersi contrariamente sul DDL Zan.
Siamo abituati a queste sue esternazioni dicotomiche , come quando qualche giorno fa a proposito delle sue paure ha dichiarato al Corriere: “Ho tre anni e sto annegando. L’acqua si chiude sopra di me. Mio padre ci aveva lasciato in barca con una tata che non sapeva nuotare. Da allora una delle mie paure più grandi è morire affogata” dando il via ad una serie di tweet che le ricordano di quando diceva che la Sea Watch, impegnata nel soccorso in mare, andasse affondata.
Ma di nuovo, complice il libro in uscita, qualcosa ci impone a prendere una posizione e forse a difendere non tanto lei quanto un principio fondamentale. Come quella volta in cui Asia Argento, in una delle peggiori performance della sua vita, la fotografò di schiena, seduta al ristorante, dandole della lardosa fascista a qualche mese dal parto, costringendo le donne di sinistra con un minimo di intelligenza, o solo di buon senso, a solidarizzare con la Meloni.
E’ notizia di questi giorni che Alessandra Laterza, libraia di Tor Bella Monaca, abbia deciso di non mettere in vendita nella sua libreria il libro dell’onorevole Meloni. “Questioni di etica” ha detto a Adnkronos “io non vendo scarpe o vestiti, ma libri. E vendendo libri, proprio attraverso i libri mi interessa raccontare quello in cui credo”. Con un post su Facebook Laterza si è espressa in maniera molto chiara ”Io sono una libraia e questo libro non lo vendo! So scelte, mejo pane e cipolla, che alimentare questo tipo di editoria... alla lotta e al lavoro, il mio è indipendente!”. E subito la sinistra è offerta in pasto alle critiche da bar di quella destra che su questo campo, la chiacchiera da bar appunto, non può far altro che darci lezioni magistrali. La sinistra italiana (perché Laterza è ovviamente parte di una strampalata sineddoche) diventa censore intollerante, incapace di gestire un librino poco interessante solo perché scritto da un esponente di destra.
Ma è solamente attraverso il confronto di esperienze e di idee diverse che si può far emergere una ragione o, come in questo caso, una posizione politica. Non è scegliendo di togliere un libro dallo scaffale o sperando che nessuno lo legga. La battaglia non va condotta tagliando via, ma si gioca sul merito e sul confronto, e quel confronto di idee contrapposte può finalmente far emergere le vere ragioni, che siano del centro sinistra o di Laterza, di chi lotta per la parità di diritti e chi invece per negarli. Perché se anche la sinistra vuole riprovare a dialogare con quel 39% di indecisi deve farlo partendo da questo mantra: l’inclusione e il confronto sono la nostra forza.
Non ha senso parlare di censura, non scherziamo, censura è ben altra cosa. Ma è sicuramente controproducente questo modo di offrire il fianco, questi autogol di principio che fanno male al dibattito politico serio e che portano anche gli irriducibili, quelli con posizioni politiche lontanissime dalle sue, a provare simpatia per Giorgia Meloni. Fosse anche solo per dieci secondi appena.