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Quelle donne in vendita: il libro di Scaraffia - Cronaca

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

di Vittorio Robiati Bendaud Tempo fa raccomandavo la lettura di un libro fondamentale - La pazzia delle folle - di Douglas Murray. Scrive Murray: "Come dovrebbero sentirsi donne e uomini omosessuali di fronte al fatto che, a qualche decennio di distanza da quando sono stati finalmente accettati per quello che erano, a una nuova generazione di bambini che crescendo saranno gay e lesbiche viene detto che i loro tratti femminili ne fanno delle donne e i loro tratti maschili ne fanno degli uomini? E che idea devono farsene le donne? Dopo anni passati a stabilire quali fossero i loro diritti in quanto donne, dovranno sentirsi dire quali sono i loro diritti - compreso il diritto a parlare - da persone nate maschi?". La nostra convulsa e urlata attualità, anche politica, mi sollecita a proporre un utile...

di Vittorio Robiati Bendaud

Tempo fa raccomandavo la lettura di un libro fondamentale - La pazzia delle folle - di Douglas Murray. Scrive Murray: "Come dovrebbero sentirsi donne e uomini omosessuali di fronte al fatto che, a qualche decennio di distanza da quando sono stati finalmente accettati per quello che erano, a una nuova generazione di bambini che crescendo saranno gay e lesbiche viene detto che i loro tratti femminili ne fanno delle donne e i loro tratti maschili ne fanno degli uomini? E che idea devono farsene le donne? Dopo anni passati a stabilire quali fossero i loro diritti in quanto donne, dovranno sentirsi dire quali sono i loro diritti - compreso il diritto a parlare - da persone nate maschi?".

La nostra convulsa e urlata attualità, anche politica, mi sollecita a proporre un utile accostamento all’ottimo libro di Murray. Pubblicato nel 2017 da Neri Pozza, con autrice Lucetta Scaraffia, ‘La fine della madre’ è un libro la cui lettura è assolutamente necessaria e urgente. Scrive con acume la Scaraffia: "In passato è stata la maternità la motivazione per cui escludere le donne dallo spazio pubblico e dal potere, ma almeno era valorizzata fino al punto - come è stato denunciato - da farne un mito. Oggi invece essa sta scomparendo in una miriade di lavori sottopagati, privi di ogni gratificazione morale, fra i quali c’è anche l’affitto dell’utero o la vendita degli ovociti. Queste ultime opzioni, se pure almeno in apparenza fanno ancora appello alla generosità, alla mistica sacrificale della maternità, sono in realtà un nuovo modo per ridurre le donne in schiavitù, per considerarle solo un corpo funzionale agli scopi di chi lo paga".

Il corpo femminile, il corpo materno, è il motivo della misteriosa potenza della donna. Come rimarca l’autrice, esso "rappresenta il futuro, rappresenta la possibilità di un nuovo inizio. Per un corpo carico di potenza simbolica, che rimanda ciascuno alla propria origine, cioè alla indispensabile relazione di ogni essere umano con un altro, con la madre". Articolato in tre capitoli (Due padri; Donne in vendita; Il rispetto del corpo materno), questo libro - assieme a quello di Murray - dovrebbe essere meditato da politici, giuristi, giornalisti e opinionisti, come pure dal singolo cittadino, giovane e anziano, a fronte dell’estrema delicatezza delle tematiche affrontate, che ci riguardano tutti. Il capitolo centrale - Donne in vendita - s’incentra sulla pratica dell’utero in affitto, tra dati, rapporti governativi e riflessioni a più ampio spettro, decisive e illuminanti, come quelle sul ‘desiderio’ e sul ‘consenso’. La studiosa documenta con efficacia che tale ‘prestazione d’opera’, che coinvolge solitamente donne povere e non istruite - su cui vengono esercitate molte pressioni, e il cui consenso può spesso essere messo in dubbio- richiede invasive cure costanti: "La futura madre deve sottoporsi a cure ormonali già settimane prima del trasferimento, cure che continueranno per mesi… Se poi attecchirà un numero di embrioni superiore a quello desiderato, la madre surrogata sarà sottoposta a un aborto selettivo". Come cita la Scaraffia, con ogni evidenza "la sola domanda che ci dobbiamo porre è se sia conforme alla nostra concezione di essere umano utilizzare le donne come incubatrici di embrioni".

Qui si innesta l’ineludibile riflessione su ‘desiderio’ e ‘consenso’, con riferimenti specifici all’economia. Nella nostra società dei consumi, infatti, il desiderio, con i suoi impulsi, è stato elevato a criterio regolatore della vita sociale e delle scelte esistenziali, con l’identificazione della persona con i suoi desideri. E ai desideri, nella mera logica contrattuale, si risponde con il consenso, e, nello specifico, con la cessione del corpo della donna per fare nuovi bambini. Il corpo, come rammenta l’autrice, è così trasformato in una risorsa biologica e rientra in una nuova sfera economica (come il caso osceno della Ong Planned Parenthood che vende parti anatomiche e tessuti di bimbi abortiti). Uno scritto coraggioso, una lettura imprescindibile e necessaria.

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