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“Tra Libia e Italia non si parla di diritti umani”

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Sarà che quando si tratta di immigrazione sono abituato a non farmi facili illusioni, ma non ho ravvisato alcuna significativa e lodevole novità emergere dal vertice tra il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Capo del governo di unità nazionale libico, Abdulhamid Al Dabaiba.

Il vertice ha concluso la serie di incontri del confronto Italia-Libia, quella che si è rivelata certamente un’occasione importante per stabilizzare le relazioni tra i due Paesi (il che è un bene) e per affrontare tematiche cruciali riguardanti i rapporti economico-commerciali.

Tuttavia non mi pare di poter affermare che , al di là delle frasi di circostanza, questa tappa abbia registrato una sostanziale discontinuità in relazione alla questione costituita dal destino delle donne e degli uomini (e delle bambine e dei bambini) che cercano di sfidare la via del mare per raggiungere le coste europee.

A dirla tutta ancora una volta (poiché il governo Draghi non è ovviamente il primo degli Esecutivi impegnato ad affrontare una materia simile e a Draghi non si possono attribuire le responsabilità del passato) si ha l’impressione di una scarsissima attenzione riposta verso il tema dei diritti umani.

Del resto, a tutti i livelli, salvo qualche lodevole eccezione, oramai la preoccupazione è quella di procedere con l’esternalizzazione delle frontiere europee e la difesa dei confini di una fortezza assediata dall’invasione migratoria (il nazionalismo, sul piano culturale, anche a prescindere dai risultati elettorali conseguiti su questo terreno sta stravincendo).

Vorrei assistere, sinceramente, ad uno spettacolo diverso.

Mi piace pensare che un giorno si possa concludere un confronto di simile livello con ben altre parole. E con un governo italiano capace di sfidare le altre nazioni europee (ancora una volta colpevoli di un immobilismo cinico e incontrovertibile) attraverso alcuni obiettivi: una missione continentale di soccorso, un sistema rivisto di accessi legali all’Europa (l’unica vera arma contro la dimensione della clandestinità), un piano impegnativo per la realizzazione di corridoi umanitari, un’azione tempestiva per svuotare i campi di concentramento libici (vorrei informarvi: sono ancora lì) e per creare nuovi centri temporanei impostati a partire dalle esigenze di garantire il rispetto della dignità della persona.

In Libia come, pure, sulla rotta balcanica.

Il governo Draghi in Italia e in Europa sta facendo molto per garantire coesione e solidarietà. Sia sul terreno economico e sociale che su quello della salute. Una tale attenzione alla “persona” vorrei vederla pure quando la materia in ballo è quella, piuttosto ostica sul terreno del consenso, migratoria.

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