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la riforma per le donne su cui Letta annuncia battaglia dentro il Governo

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

“Qual è una delle frasi che sentiamo ripetere spesso? Quando una donna ha avuto un figlio e deve decidere se tornare al lavoro, è meglio abbandonare il lavoro perché, a conti fatti, il bilancio fra i costi di cura del figlio a casa senza i nonni e quello che si perde lasciando il lavoro, sono un incentivo ad abbandonare il lavoro. Questa è una sconfitta dell’Italia”. Esordisce così il segretario democratico Enrico Letta che, in una conferenza stampa indetta dal Pd, ha lanciato la Tasp, cioè la tassa agevolata del secondo percettore di reddito nelle famiglia a basso reddito e in favore delle donne che riprendono il lavoro dopo la maternità. Non una proposta qualsiasi perché Letta lo ha detto chiaramente: “E’ una riforma per cui ci batteremo all’interno del Governo Draghi che va di pari passo con la dote ai 18enni”. Così la proposta di legge del Pd, che vede come prima firmataria la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani, diventa uno dei cavalli di battaglia del centrosinistra in questi mesi di campagna elettorale che guardano alle elezioni dei prossimi anni, a partire dalle amministrative autunnali.

I pilastri del Partito Democratico 

Quello di Letta è sempre più un partito volto a guardare le donne, i giovani e i diritti civili. La Tasp è uno dei pilastri dei progetti per rimettere al centro le donne e impedire che il Paese torni indietro ad una cultura della scissione della persona fra il ruolo di madre e quello di professionista. Gli altri due pilastri li ha citati la Serracchiani: “Il primo pilastro è l’assegno unico, che è uno strumento straordinario per la natalità e anche per un aiuto sostegno alle famiglie; il secondo pilastro è questo, cioè la tassazione agevolata del secondo percettore che serve per incentivare l’occupazione femminile e per aiutare le donne a rientrare al lavoro dopo un periodo di maternità; dall’altra la legge sulla parità salariale in Commissione Lavoro alla Camera”.

Che cosa prevede la Tasp

Dunque in che cosa consiste la Tasp.

  • Destina l'attuale detrazione per coniuge a carico a favore del secondo percettore in famiglia (per le famiglie con Isee di 30.000 euro) per i primi 3 anni di attività lavorativa sempre che il reddito del secondo percettore non superi i 40.000 euro, trasformando le attuali detrazioni in crediti d'imposta Irpef al fine di concedere il beneficio anche nel caso di incapienza d'imposta; 
  • Riconosce un credito d'imposta corrispondente al 30 per cento del congedo parentale alle lavoratrici che rientrano a lavoro dopo il periodo di astensione obbligatoria per maternità;
  • Incentiva le famiglie che hanno diritto al Reddito di cittadinanza prevedendo la possibilità di continuare a beneficiare del 50 per cento del reddito di cittadinanza da parte del secondo percettore che rientri nel mondo del lavoro. 

Il primo punto significa che se una persona ha una familiare a carico delle sue spese (un coniuge disoccupato o un figlio), sulla base di una serie di parametri, può avere delle detrazioni sull’Irpef (tassa sul reddito). Con la proposta del Pd, quella detrazione va direttamente in favore del secondo percettore, che in Italia sono quasi sempre donne. Dunque le detrazioni Irpef diventano automaticamente crediti di imposta (uno sconto sulle tasse) da esigere dallo Stato per le donne. L'ammontare di questa Tasp è di 700 euro all'anno fino a 29 mila euro di nuovo reddito (in forma di credito di imposta). A scalare, da 700 euro a zero, fino ai 40 mila euro (in forma di detrazione).

Il secondo punto equivale ad uno sconto sulle tasse per chi già prevede un congedo parentale ed è fruibile fino al terzo anno di vita del bambino da utilizzare per le attività di cura e educazione dei figli minorenni.

Il terzo punto consegna il Reddito di cittadinanza anche per chi lavora, seppur in forma dimezzata. Non solo perché alla scadenza del reddito di cittadinanza, per i 18 mesi successivi, la donna potrà esigere un credito d'imposta corrispondente alla metà della retribuzione media giornaliera (comunque non superiore a euro 500 mensili) per le attività di cura e educazione dei figli minorenni.

Insomma denaro per le donne che potranno avere un sostentamento nel caso in cui vogliano tornare a lavorare e non sanno come permettersi la baby sitter o qualsiasi altro servizio di cura del bambino. Oggi sarebbe scontato rinunciar al lavoro per essere “mamma”. Ma i democratici sono conviti si possa essere entrambe le cose e con la Tasp, questo diventa più facile. 

Così il Pd pensa di ridare rilancio alle donne che troppo spesso devono scegliere fra la carriera e il sogno di diventare madri. Su questo il segretario Letta precisa anche come, sotto il profilo culturale, la risposta non potrà mai essere quella di tornare indietro, dicendo alle donne che possono evitare di lavorare per fare più figli. “Chi teorizza questo – continua Letta- dovrebbe andarsi a leggere gli studi degli altri paesi europei. Siamo il paese con il più basso tasso di natalità d’Europa ma anche con i più basso tasso di occupazione femminile. Le due cose sono collegate perché negli altri paesi, chi ha alti numeri di occupazione femminile ha anche meno problemi con la natalità”. La Tasp diventa così la battaglia per le donne del Partito Democratico perché, conclude Letta, “abbiamo bisogno di misure rivoluzionarie e su questa daremo battaglia”.  

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