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Imporre una cultura ottiene l’opposto

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Comunque sia, è oggettivo che il clima, attorno alla delicata questione dell’omofobia è degenerato non solo a livello politico e culturale ma anche sul piano della realtà: paradossalmente un disegno di legge che è stato pensato per arginare forme di intolleranza rischia all’opposto di innescarne di nuove. Evidentemente quel provvedimento, pur originato da ragioni più che plausibili, è stato pensato male, perché ipotizza di arginare forme di violenza sociale contro delle minoranze introducendo una sostanziale violenza culturale. Come ha ben spiegato Marina Terragni, scrittrice femminista, il disegno di legge Zan ha travalicato l’obiettivo della protezione delle persone omosessuali e transessuali, trasformandosi nella «imposizione di una cultura centrata su un individuo neutro, sciolto da qualsiasi legame con il proprio corpo, capace di arbitrio assoluto fino a decidere il proprio sesso». In sostanza si vuole imporre un nuovo modello culturale per via legislativa. Il che è di per sé una forma di intolleranza, come tante volte purtroppo la storia passata ci ha ampiamente dimostrato.

Il modello di fondo a cui il ddl si rifà è quello dell’annullamento delle differenze sessuali. Le differenze di natura vengono declassate a preferenze personali che possono anche variare nel tempo e nelle fasi di vita di una persona. Ed è questa la ragione per la quale gran parte delle femministe si sono schierate contro il disegno di legge, in quanto con il provvedimento viene sottratta anche l’identità femminile: dopo tanti anni di battaglie per affermare la dignità e i diritti delle donne. «Mi sembra assurdo che il termine “donna” sia diventato discriminatorio», ha detto Francesca Izzo, tra fondatrici del movimento femminista «Se non ora quando». «Attraverso l’identità di genere la realtà dei corpi - in particolare quella dei corpi femminili - viene dissolta. Il sesso non si cancella».

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