«Sempre attento al sociale e all’ambiente». Sconfitto da una malattia. Il ricordo dei colleghi
ANCONA Lo ha portato via una malattia, in un soffio. Massimo Binci, che avrebbe compiuto 65 anni il 30 settembre, è morto ieri mattina nella sua casa di Falconara dopo una battaglia col male che non ha concesso neppure il tempo di reazione. Due o tre mesi, non di più.
L’ex consigliere regionale - dal 2005 al 2015, prima con i Verdi e poi con Sel - lascia la moglie Marina, assistente sociale e vice presidente di Free Woman, per la difesa dei diritti delle donne straniere, la figlia Martina di 22 anni, il figlio Davide di 18, la sorella Antonella e il fratello Paolo. Lascia soprattutto un vuoto. Umano e politico. «Lo ricordo attento al sociale, al volontariato, all’ambiente». Antonio Mastrovincenzo, che è stato presidente del Consiglio regionale dal 2015 al 2020 e ora, sempre col Pd, siede negli scranni di Palazzo Leopardi, non riesce a mettere un limite alla memoria: «Lo conoscevo da 35 anni, era un uomo buono e generoso». Rimanda indietro il nastro, lo blocca al 2013. «Quando mi candidai a primo cittadino di Falconara, per sostenermi, nonostante il suo impegno in Regione, si presentò con Sel, come lista d’appoggio». Vinse di nuovo Goffredo Brandoni, ma la sconfitta non intaccò la lezione di vita e la voglia di fare squadra. «Ripeto - qui si lascia andare alla commozione - era generosissimo». Esistenze che si toccano, ferite che si alleviano. Per Binci il mondo era da vivere sulla pelle. Lavorava alla Lega del Filo d’Oro accanto a giovani e adulti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali, condivideva con la moglie l’impegno in Free Woman. Va tutto d’un fiato Mastrovincenzo: «È stato anche assessore provinciale, candidato sindaco a Falconara nel 1997 e consigliere comunale. Ha lottato per la difesa dell’ambiente della nostra città». La sindaca Stefania Signorini, in un post, si unisce alla sofferenza: «Profondamente addolorata».Lo sconforto restituisce ogni gesto. «Credeva nella politica, che interpretò nel senso giusto». Anche nella ricostruzione emozionale di Marco Luchetti, che sotto la bandiera del Pd con Binci fece due legislature, ritornano le fondamenta d’una vita: sociale e ambiente. L’ex consigliere regionale schiarisce la voce: «Non ha mai cercato convenienze particolari». Ricorda una ferita mai risanata: «Era molto amareggiato per il coinvolgimento nel processo delle “spese facili”. Una vicenda che non ha ancora trovato giustizia. Non l’ha proprio mandata giù». Ancora un pensiero, che rivolge al tempo perduto. «L’ultima volta che ci siamo visti ci eravamo ripromessi di sfidarci a ping pong». La voce s’allontana, quasi a rifugiarsi nell’angolo più privato.Reagisce col cuore prima ancora che con la mente. «Impossibile da credere». Negli occhi di Raffaele Bucciarelli, che passò con lui i dieci anni a Palazzo, i flash s’affollano: «Abbiamo lavorato tanto insieme su molte leggi». Su quel “tanto” fa scorrere il tempo dell’impegno condiviso. La sua è voce di popolo: «Massimo era una persona intellettualmente pulita e onesta. Da presidente del Consiglio regionale lo rammento rispettosissimo dei ruoli e delle istituzioni». Arriva al principio. «Abbiamo iniziato in giunta in Provincia. Con lui fu una ventata di novità». Da non dimenticare. «Serberò il ricordo della tua espressione gentile con cui amavi sorridere alla vita», firmato il vicino di casa. Domani alle 15 e 30 alla chiesa del Rosario, nella sua Falconara, si ritroveranno di nuovo tutti, per un saluto. L’ultimo.
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