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Cuba, la comunità internazionale chiede la fine dell’embargo USA

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

[Agenda 23 giugno – 6 luglio 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

imageFoto tratta da Twitter – Licenza CC

Politica internazionale – Cuba, ONU vota risoluzione per rimuovere le sanzioni economiche

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 23 giugno, ha approvato – per il 29esimo anno consecutivo – una risoluzione (A/75/L.97) per chiedere la rimozione del bloqueo adottato dagli Stati Uniti contro Cuba nel 1992. La risoluzione ha ottenuto 184 voti a favore, 2 contrari (Israle e Stati Uniti), 3 astensioni (Brasile, Croazia, Ucraina). Bruno Rodríguez Parrilla, ministro degli Esteri cubano – presente durante il voto in aula – ha dichiarato: “l’embargo costituisce un’enorme e inaccettabile violazione dei diritti del popolo cubano. “È una vera e propria guerra economica – ha aggiunto – nei confronti di un piccolo Stato” oltremodo provato dalla crisi derivante dalla pandemia da Covid-19. Per Rodney Hunter, coordinatore politico della missione degli Stati Uniti all’ONU, le sanzioni rappresentano invece “uno degli strumenti utilizzati da Washington per garantire l’avanzamento della democrazia, promuovere il rispetto dei diritti umani e sostenere il popolo cubano nell’esercizio delle proprie libertà fondamentali”.

Giustizia sociale – Garantire “accesso universale alla salute sessuale”. Lo chiede il Parlamento Europeo

Gli europarlamentari, il 24 giugno, hanno adottato (con 378 voti favorevoli) la risoluzione non legislativa sulla “situazione della salute sessuale e riproduttiva” nella UE. L’atto – proposto dall’eurodeputato croato Predrag Matić – mira a tutelare i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere. Gli Stati membri UE sono invitati a garantire un’ampia gamma di prestazioni, che vanno dall’accesso all’aborto fino alla cancellazione della “tampon tax” passando per i servizi di salute sessuale e riproduttiva. Il documento, 8 anni dopo la bocciatura del Rapporto Estrela, prende spunto dalle recenti vicende polacche. Sottolinea, infatti, come l’esistenza di leggi restrittive costringa le donne a “ricorrere all’aborto clandestino, a recarsi in un altro Paese o a portare avanti gravidanze contro la propria volontà”. Un riferimento – seppur implicito – anche all’Italia (e alla sua Legge 194/78) laddove viene rilevato che “la prassi comune in alcuni Stati membri consente al personale medico (…) di rifiutarsi di fornire servizi sanitari sulla base della cosiddetta obiezione di coscienza.

Ambiente – L’Italia apre all’eolico offshore galleggiante

Il ministero della Transizione Ecologica – con avviso pubblicato il 25 giugno – ha reso nota l’apertura dei termini per la presentazione di manifestazioni di interesse volte alla produzione di energia elettrica mediante impianti eolici su piattaforme offshore galleggianti. Entro 20 giorni, il dicastero in questione procederà a raccogliere le proposte. Verranno poi istituiti “tavoli di condivisione tecnica e di supporto e di supporto tecnico-amministrativo per la valutazione, approvazione, realizzazione di ciascun progetto”. Si tratta di un’importante iniziativa finalizzata allo sviluppo di soluzioni energetiche alternative basate su fonti rinnovabili e in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei per la decarbonizzazione. Anche perché nell’ambito del nostro Paese, concretizzare progetti eolici – soprattutto nel caso di piattaforme offshore galleggianti – risulta assai complesso a causa di una burocrazia troppo farraginosa, soprattutto nell’iter autorizzativo. Gruppi ambientalisti avevano già espresso nei mesi scorsi il loro consenso alla creazione di un maxi parco offshore a 60km dalla costa siciliana.

Africa – Mozambico, si aggrava la crisi umanitaria a Capo Delgado

Con una nota del 1° luglio, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) ha denunciato la grave emergenza umanitaria in atto nel Paese africano. Più di 800.000 persone sono state costrette nel corso dell’ultimo anno – a causa dell’escalation del conflitto a Capo Delgado – ad abbandonare le proprie case per “vagare” all’interno del territorio nazionale senza cibo, acqua potabile, assistenza sanitaria. Stiamo parlando di oltre un terzo dell’intera popolazione della provincia, già provata dalla povertà e dai disastri climatici. “La situazione è di gran lunga peggiore nei vicini arcipelaghi insulari di Matemo e Quirambo nonché nelle isole Ibo, dove gli sfollati sbarcano con nient’altro che i vestiti sulle spalle dopo un pericoloso viaggio in mare“, si legge nel documento. L’ICRC sta intensificando le sue attività in Mozambico per sostenere la popolazione. Da ultimo, ha aperto una nuova delegazione nel Paese. Tuttavia, gestire la pandemia insieme all’afflusso degli sfollati è un’impresa tutt’altro che semplice.

Diritti umani – Georgia, l’odio omofobo cancella il Pride

Le autorità locali non sono riuscite a garantire la sicurezza della comunità queer e dei suoi sostenitori. Non solo, ci hanno pure attivamente impedito di esercitare il nostro diritto di riunione (…) Non possiamo rischiare vite umane scendendo nelle piazze piene di aggressori violenti“.  Gli organizzatori del Tbilisi Pride hanno così commentato quanto accaduto nella capitale dell’ex Repubblica sovietica, dove il 5 luglio avrebbe dovuto svolgersi la “marcia dell’orgoglio” LGBTQ. La manifestazione è stata però annullata a seguito degli attacchi violenti condotti da gruppi omofobi contro il quartier-generale del Pride e gli uffici del movimento pro-democrazia Shame. Gli episodi sono stati condannati da più parti. A riguardo, Denis Krivosheev – vicedirettore di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale – ha dichiarato: “la violenza perpetrata contro i fondatori del Tbilisi Pride, gli attivisti LGBT, i giornalisti è stata tanto deplorevole quanto prevedibile. Le autorità georgiane sono responsabili di non aver assicurato loro sicurezza, libertà di espressione e riunione pacifica”.

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