San Marino: il 26 settembre referendum per legalizzare l'aborto
Si terrà il 26 settembre il referendum per legalizzare l’interruzione di gravidanza a San Marino. Un appuntamento con la storia dei diritti delle donne si legge in uno slogan del Comitato Promotore. Per mesi un gruppo di donne ha lavorato incessantemente per la consultazione. Il piccolo stato di circa 33mila abitanti tra Emilia-Romagna e Marche è uno dei pochissimi in Europa, insieme a Malta, Gibilterra, Andorra, Città del Vaticano e alla Polonia, dove l’aborto è ancora un reato.
Il codice penale prevede una pena dai tre ai sei anni di reclusione – per la donna che abortisce e per chiunque partecipi – a prescindere dalle ragioni della scelta: anche in caso di stupro o di gravi malformazioni fetali.
Nel febbraio 2021 l’Unione donne sammarinesi (Uds) ha proposto il quesito referendario che il 15 marzo il collegio garante della costituzionalità ha dichiarato ammissibile.
Il referendum chiede di legalizzare l’aborto entro le dodici settimane, e oltre questo termine se c’è un pericolo di vita per la donna o se ci sono gravi malformazioni del feto. Come è accaduto in Irlanda nel 2018, la conquista del diritto ad abortire potrebbe passare per la volontà popolare.
Non è la prima volta che si parla di interruzione di gravidanza a San Marino. Nel 2003 era stata avanzata da Vanessa Muratori di Sinistra Unita una proposta di legge che non ha avuto il successo sperato. Secondo la Muratori la Repubblica di San Marino è stata spesso teatro di conquiste sociali tardive. Solo nel 1973 è stata introdotta la legge che ha consentito alle donne di assumere funzioni, cariche e impieghi pubblici. Nel 1980 è stata la volta dell’istituzione degli asili nido.