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Mondiali 2030, l'Arabia spinge per la candidatura insieme all'Italia

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Dopo il New York Times anche il sito inglese The Athletic rilancia l'idea saudita. Ma la Figc punta piuttosto all'Europeo 2028

Una candidatura comune di Arabia Saudita e Italia per l’organizzazione dei Mondiali di calcio del 2030? Lo scrive oggi il sito inglese The Athletic, ma per la verità la notizia non è nuova e poco tempo fa, all’inizio dell’Europeo, fu pubblicata dal New York Times. Ci fu anche una risposta della Federcalcio che sottolineava le “relazioni molto buone di cooperazione” con la federazione saudita e il protocollo di collaborazione firmato a ottobre, aggiungendo però che “l’organizzazione di grandi eventi internazionali non è inclusa” in questo memorandum comune.

Di certo, l’Arabia Saudita sta cercando un partner europeo per l’operazione, consapevole del fatto che ora la Fifa incoraggia le candidature multinazionali come dimostra il 2026 assegnato a Canada-Stati Uniti-Messico e i diversi progetti di “ticket” fra diversi Paesi anche per sopportare l’impatto economico di una rassegna che richiederebbe investimenti molto importanti. L’Arabia Saudita si è rivolta alla società di consulenza internazionale Boston Consultancy Group, che avrebbe suggerito una soluzione condivisa con Egitto e Marocco, ritenuta però una strada complicata per il livello degli stadi e i dubbi sulla solidità economica e commerciale del progetto. Di qui l’ipotesi di poter cercare un compagno di viaggio in Europa.

Polemiche e diritti

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Ipotesi che però sembra al momento improponibile. Per il calcio italiano un progetto di collaborazione con l’Arabia Saudita non rappresenterebbe un inedito visto l’accordo stipulato dalla Lega per la Supercoppa, ma proprio quell’esperienza – con la sfida due anni e mezzo fa fra Juventus e Milan – fu accompagnata da mille polemiche. E se in quel caso eravamo di fronte a un’iniziativa commerciale di un soggetto privato qual è la Lega di serie A, nel caso di un Mondiale è ovvio che l’operazione diventerebbe un affare di Stato visto anche la necessità di forti investimenti sulle infrastrutture tenendo presente lo stato precario del nostro patrimonio di stadi. Ma il tema resta politico, nell’ultimo rapporto 2020-2021 di Amnesty International le prime righe delle cinque pagine dedicate alla Regno sul golfo cominciano così: “Si è intensificata la repressione dei diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione”. E ancora: “A fine anno, praticamente tutti i difensori dei diritti umani dell’Arabia Saudita conosciuti all’interno del Paese erano stati arrestati o incarcerati”. Se è vero che lo sport è stato spesso, e anche a Riad e a Gedda, una possibilità di apertura (per esempio sul riconoscimento del diritto delle donne di praticare lo sport e di andare allo stadio), un progetto comune così ambizioso implicherebbe una condivisione di alcuni valori di difficilissima realizzazione. Inoltre si potrebbe verificare anche una situazione imbarazzante con l’eventuale ticket Italia-Arabia a sfidare una candidatura tutta europea, come quella ormai ufficiale concordata da Spagna e Portogallo.

Obiettivo Europeo

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Molto più probabile dunque che l’Italia possa puntare sul più realistico obiettivo di organizzare l’Europeo 2028, un’aspirazione già confessata e che naturalmente si è rafforzata con la vittoria di Londra e con l’applaudita organizzazione delle quattro partite dell’edizione itinerante di quest’anno all’Olimpico di Roma. Proprio sul tema degli investimenti sulle infrastrutture, Gravina ha già aperto un tavolo con l’Istituto per il Credito Sportivo e un dialogo con la sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali. Insomma, almeno per ora, puntiamo sul 2028.

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