| Jeff Bezos (al centro) con il fratello Mark (a sinistra), il diciottenne Oliver Daemen e l’aviatrice Wally Funk, 82 anni Dopo quello di Richard Branson, arriva il giorno di Jeff Bezos. La storia delle avventure spaziali dei miliardari è ormai già stata digerita dal grande pubblico. E il volo alle tre del pomeriggio di oggi (ora italiana) del fondatore di Amazon sarà probabilmente meno spettacolare di quello di 9 giorni fa. Mentre nel caso della Virgin Galactic vedemmo prima l’aereo-madre portare in quota la capsula, poi il distacco, la salita fino a 85 chilometri dal suolo e infine questa sorta di mini-shuttle planare fino alla base in New Mexico, nel caso di Blue Origin sarà tutto diverso e più veloce: la capsula con a bordo Bezos, il fratello Mark, l’82enne aviatrice Wally Funk e il 18enne Oliver Daemen, verrà lanciata dalla base spaziale costruita nel Texas dall’uomo più ricco del mondo in cima a un missile New Shepard che, una volta esaurita la spinta, si staccherà e tornerà a terra per essere riutilizzato. La capsula, lanciata alla velocità di 3700 chilometri orari, arriverà a una quota di 105 chilometri dove i quattro passeggeri (tra loro nessun pilota, tutto è guidato dai computer della base) potranno vedere la curvatura del nostro pianeta e sperimentare per 4 minuti l’assenza di gravità. Poi la navicella tornerà a terra, frenata da piccoli motori razzo e grandi paracadute. Della gara tra miliardari — innescata da Branson che ha deciso di anticipare il suo volo, rinviato da anni, quando ha saputo di quello del fondatore di Amazon — abbiamo già scritto molto (qui anche un podcast di Corriere Daily), così come dei due passeggeri — il più giovane e il più anziano astronauta della storia del volo spaziale — che accompagneranno i fratelli Bezos. I due miliardari che si offrono come testimonial di un nuovo business di turismo spaziale basato su brevi voli suborbitali sono, comunque, solo apparentemente personaggi simili. Branson si è appassionato allo spazio dopo la conquista della Luna, ma l’ha visto come un altro affare, un po’ più avventuroso, da affiancare alle altre attività (dal trasporto aereo alla musica) della sua Virgin. Bezos, invece, sogna lo spazio da quando era bambino e il nonno, membro della commissione atomica federale e abituato a occuparsi di missili balistici intercontinentali, insegnava al piccolo Jeff come aggiustare ingranaggi misteriosi e affascinanti. Il fondatore di Amazon investe metodicamente ogni anno, dal 2000, una parte del suo patrimonio nella ricerca spaziale con l’obiettivo di arrivare a partecipare alla realizzazione di un sistema di basi spaziali orbitanti intorno alla Terra nelle quali, secondo lui, gran parte dell’umanità dovrà andare a vivere dopo aver spremuto gran parte delle risorse naturali del nostro pianeta. Per questo sta già costruendo un missile più potente, il New Glenn: progetta di usarlo per diventare protagonista anche nei voli orbitali e nelle missioni verso la Luna. Bezos ha tradotto la sua filosofia nel nome dato alla sua società spaziale: Blue Origin vuol dire che l’uomo dovrà adattarsi a vivere fuori dal suo pianeta ma non lontano, su Marte, come pensa Elon Musk. Resterà vicino alla madre Terra, il «pianeta blu» delle sue origini sul quale tornerà di tanto in tanto per brevi periodi, attento a non rovinarlo. Come quando si va a visitare un museo pieno di delicatissime opere d’arte. Leggi anche l’articolo di Gramellini su Wally Funk, «la nonna nello spazio», che prenderà il volo oggi con Bezos. | |