Stampa

"Bimbo tolto alla madre, si colpevolizza una donna vittima di violenza"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Viterbo - Parla di "vittimizzazione secondaria" la presidente di DiRe-Donne in rete contro la violenza, Antonella Veltri

image

Abusi su minori – immagine di repertorio

Viterbo – (sil.co.) – “Bimbo tolto alla madre, ennesima colpevolizzazione di una vittima di violenza”,  parla di “vittimizzazione secondaria” Antonella Veltri, presidente di DiRe-Donne in rete contro la violenza. 

Né col padre, né con la madre. Per questo sarebbe stato trasferito in una casa famiglia il bimbo di 7 anni tolto lunedì pomeriggio alla madre, una quarantenne, che per non farselo portare via si è asserragliata con il figlioletto in camera da letto, la cui porta è stata buttata giù dagli operanti. Da circa cinque mesi la donna si era trasferita col figlioletto nel Viterbese dal Veneto per stare più vicina all’ospedale Bambino Gesù di Roma dove il piccolo è in cura per una grave patologia di cui soffre. 

Un vero e proprio “prelievo forzoso”, come denunciato da Veltri, presidente dell’associazione DiRe – Donne in rete contro la violenza, il cui team legale sta seguendo l’evoluzione della vicenda. 

La quarantenne, tra il 2014 e il 2018, avrebbe presentato ben sei denunce per maltrattamenti in famiglia contro il marito, tutte archiviate dal tribunale di Treviso. E’ finita che il bambino le è stato tolto. Il prelievo forzoso sarebbe stato disposto sulla base di una presunta “alienazione parentale”, quando un genitore cerca di “cancellare” l’altro, privando il figlio dell’affetto del padre o della madre.

La sera del 26 luglio, all’uscio dell’abitazione, in un piccolo centro della provincia, si sarebbero presentati polizia e vigili del fuoco, con un’ambulanza al seguito, per dare esecuzione al provvedimento del tribunale civile, che dopo una lunga battaglia legale tra i genitori ha nominato un curatore e un tutore speciali per il minore, disponendone la collocazione in casa famiglia.

“Ancora una volta un bambino allontanato con la forza dalla madre in esecuzione dell’ennesimo provvedimento di un tribunale che non riconosce la violenza subita dalla donna. Continua la vittimizzazione secondaria da parte di magistratura e forze dell’ordine”, ribadisce Antonella Veltri, presidente dell’associazione DiRe- Donne in rete contro la violenza.

– “Mamma si barrica in casa per non farsi portare via il figlio di 7 anni”

 “Un sistema giudiziario che non ascolta le richieste del bambino, nonostante il principio del superiore interesse del minore che dovrebbe guidare le decisioni della magistratura, e mette in campo uno spiegamento di forze brutali e degno del peggiore dei latitanti”, spiega Veltri.

Dito puntato contro l’archiviazione delle ben sei denunce sporte in quattro anni dalla madre: “A conferma di quanto la violenza sia sottovalutata dalla magistratura. Contro l’alto numero di archiviazioni ha espresso preoccupazione anche il comitato dei ministri del consiglio d’Europa, che nell’ambito della procedura di sorveglianza rafforzata dell’Italia scaturita dalla sentenza sul caso Talpis ha chiesto al governo di fornire dati in merito. Ancora non pervenuti”, denuncia Veltri.

“Ancora una volta si conferma quanto l’indagine condotta da DiRe tra le sue avvocate aveva già messo in luce, ovvero che i tribunali civili e per i minorenni si schierano di fatto dalla parte dei padri attraverso una lettura distorta del principio della bigenitorialità, diventando lo strumento con cui gli uomini agiscono l’ultimo e più estremo atto di violenza contro le loro partner, ovvero l’allontanamento dei figli dalle madri”, aggiunge la presidente.

“Urge, come già messo in evidenza dal rapporto della Commissione femminicidio e come ripetuto da anni da DiRe, una formazione di tutte le componenti della magistratura e delle forze dell’ordine sulla violenza contro le donne e i suoi meccanismi, per evitare l’ennesima vittimizzazione secondaria come in questo caso”, sottolinea Veltri.

“Cosa deve ancora succedere perché le ministre Cartabia e Lamorgese intervengano?”, si chiede in conclusione la presidente di DiRe.

image

Antonella Veltri, presidente dell’associazione DiRe

L’indagine

E’ stata presentata il 15 luglio l’indagine intitolate “Il (non) riconoscimento della violenza domestica nei tribunali civili e per i minorenni” condotta da DiRe e realizzata attraverso una inchiesta che ha coinvolto 54 avvocate su 98 che, a livello nazionale, collaborano con i centri antiviolenza della rete. 

L’obiettivo era verificare l’applicazione dell’articolo 31 della Convenzione di Istanbul relativo alla “Custodia dei figli, diritti di visita e sicurezza”, che impone “la necessità di considerare la violenza (e la sicurezza della madre) nella determinazione e regolamentazione di tali diritti, il divieto di meccanismi obbligatori di mediazione, la necessità di strumenti di valutazione del rischio, la protezione della vittima”.

“Una indagine importante, perché riflette l’esperienza concreta delle avvocate che accompagnano le donne nei tribunali e le seguono conoscendo bene le difficoltà che si incontrano nel percorso con la giustizia”, spiega la presidente Veltri.

Dall’indagine emerge chiaramente che “ancora oggi per i tribunali l’obiettivo principale è salvaguardare e conservare ‘il rapporto con la prole’, ovvero il legame genitore-figlio/a, indipendentemente dalla presenza di condotte violente nei confronti della madre. La convinzione radicata è che un uomo maltrattante possa essere un buon genitore”, scrivono le avvocate Titti Carrano ed Elena Biaggioni.

L’indagine conferma il ruolo preponderante delle relazioni dei servizi sociali sulla genitorialità, mentre il 74,1% delle avvocate dichiara che l’alienazione parentale (Pas) o altri comportamenti manipolatori da parte della madre sono citati nelle relazioni delle Ctu.

“Il presupposto per disporre l’affidamento a terzi è l’inidoneità di entrambe le figure genitoriali a prendersi cura in maniera adeguata dei figli. Allo stesso tempo i giudici ritengono che sia la donna maltrattata il genitore ‘idoneo’ a prendersi materialmente cura degli stessi. Questa situazione è conseguenza diretta della confusione tra violenza e conflitto, uno degli ostacoli principali nell’accesso alla giustizia da parte delle donne che subiscono violenza”, scrivono le curatrici.

“Questa indagine vuole essere un contributo al necessario e urgente ripensamento del funzionamento della giustizia civile e minorile rispetto alla violenza contro le donne e alla violenza assistita”, afferma in conclusione la presidente di DiRe, Antonella Veltri. “DiRe continuerà a impegnarsi per porre fine alla vittimizzazione secondaria di donne e minori, una violenza istituzionale che non dovrebbe esistere più in un paese che ha firmato e ratificato la Convenzione di Istanbul”.

 

29 luglio, 2021

Fonte (click per aprire)

Aggiungi commento

I commenti sono soggetti a moderazione prima di essere pubblicati; è altrimenti possibile avere la pubblicazione immediata dei propri commenti registrandosi ed effettuando il login.


Codice di sicurezza
Aggiorna