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Antonio Montinaro, membro della scorta di Falcone, dà il nome al viale della piazza di Brebbia

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Da venerdì 30 luglio a dare il nome al viale d’accesso della piazza di Brebbia è Antonio Montinaro, assistente di polizia morto insieme al giudice Giovanni Falcone a Capaci il 23 maggio 1992. Una scelta dell’amministrazione comunale per ricordare coloro che hanno dato la vita nella lotta contro la Mafia, ma che spesso vengono dimenticati. All’inaugurazione di venerdì sera ha partecipato anche Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro. Insieme a lei, sono intervenuti il sindaco di Brebbia Alessandro Magni, il questore di Varese Michele Morelli e il presidente della Provincia di Varese Emanuele Antonelli.

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L'inaugurazione della piazza di Brebbia4 di 7

Tante le persone che venerdì si sono riunite in piazza per l’occasione, tra cittadini, rappresentanti delle forze dell’ordine, delle associazioni e religiosi. A scandire gli interventi delle autorità si è esibita la fanfara dei bersaglieri “A. Vidoletti” di Vergiate. Inoltre, per celebrare l’evento Poste italiane ha realizzato un annullo postale dedicato, apposto su delle cartoline a tiratura limitata consegnate ai partecipanti. Peccato solo per l’arrivo della pioggia, che ha costretto a interrompere in anticipo la manifestazione.

La serata di venerdì ha chiuso la manifestazione in ricordo degli uomini e delle donne in divisa a servizio del Paese cominciata il 19 luglio con l’inaugurazione della nuova sala consiliare del comune di Brebbia, intitolata proprio ad Antonio Montinaro.

«Antonio Montinaro – ha commentato il sindaco di Brebbia Alessandro Magni – è stato un uomo che ha scelto con coraggio di mettere la sua vita al servizio del Paese. Uno di quegli uomini che grazie alla loro forza e al loro coraggio si sono erti a guide delle vite di tutti noi. L’Italia che Antonio Montinaro sognava era quella dei diritti e delle libertà, ma per tutelare i diritti e le libertà la lotta alla Mafia non è solo un dovere morale, ma è una necessità».

«Non è scontato – ha aggiunto il questore di Varese Morelli – che a tanti chilometri da dove si verificò quella tragedia si riesca a parlare di Mafia con tale attenzione e sensibilità. La repressione è solo una parte della lotta alla criminalità organizzata. Lo strumento più importante che abbiamo a disposizione, infatti, è l’educazione dei più piccoli alla legalità».

«Grazie – è poi intervenuta Tina Montinaro – alle autorità per aver ricordato Antonio. Io ho avuto la fortuna di avere un grande marito, che ha deciso di stare accanto a un grande magistrato, Antonio aveva fatto un giuramento al Paese, e io ne avevo fatto uno insieme a lui quando quel giorno di fronte all’altare ci siamo sposati. Se allora i mafiosi pensavano che con quegli attentati avrebbero vinto, ora possiamo dire che si sbagliavano. Ancora oggi noi non dimentichiamo e continuiamo a lottare».

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