Giorgia Gay

Giornalista professionista, nata sulla carta ma con un'anima social e una passione per le web news

imageArchitetto, insegnante, presidente della Commissione Provinciale Pari Opportunità, Portavoce regionale delle Donne Democratiche. Un profilo a tutto tondo, quello di Raffaela Salmaso che ha scelto da donna un impegno per le donne, lavoratrici e referenti di diritti che sembrano assottigliarsi non solo se confrontati con quelli dei colleghi maschi, ma anche se inquadrati nelle maglie di un sistema legislativo che talvolta lascia spazio a discrepanze scarsamente comprensibili. Un recente incontro si è svolto alla Cna di Rovigo per discutere di ‘welfare a misura di imprenditrice’, iniziativa della quale la Salmaso è stata ospite ed interlocutrice attenta.

“Per fornire al problema l’esatto contorno – ha affermato la presidente delle Pari Opportunità provinciale – si deve mettere in evidenza il fatto che in Polesine le donne che affrontano un’attività di impresa riescono a reggere alla crisi meglio degli uomini. La prudenza delle donne è premiata, i loro passi al timone dell’azienda non sono mai avventati e i tracolli conseguentemente risultano più rari. I dati su quest’aspetto sono pubblici e consultabili in Camera di Commercio. A fronte di ciò, l’accesso al credito è tuttora molto più limitato per le donne e avviare l’impresa per alcune resta un traguardo impossibile. Ci si domanda per quale motivo ciò accada, dato che le donne dimostrano nei fatti di essere maggiormente solvibili”.

Situazioni alle quali si aggiungono le difformità di trattamento che coinvolgono le lavoratrici autonome e le dipendenti. “I tetti anagrafici previsti per il pensionamento sono i medesimi – precisa Raffaela Salmaso – ma artigiane, commercianti, lavoratrici del settore agricolo, devono aver maturato un numero superiore di anni e di mesi di versamenti al loro sistema pensionistico. Perché? Non è chiara la “ratio” di questa disparità e sono convinta che la carenza di salvaguardie e garanzie vada pareggiata per ogni settore del lavoro femminile. Se, inoltre, l’attività imprenditoriale delle donne fosse incentivata, s’innescherebbe un circuito virtuoso secondo il quale altre donne avrebbero accesso al lavoro nel baby sitting, nell’assistenza agli anziani e nel coadiuvare l’impresa”.

Daniela Muraca

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