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Un altro anno senza Pari Opportunità

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

di Lorenzo Gasparrini.

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donne_1 by ggBO

Da due anni e mezzo, dal 24 giugno 2013, l’Italia non ha un ministro o una ministra delle Pari Opportunità. L’ultima, Josefa Idem, apparteneva al governo precedente, e l’attuale esecutivo non se n’è dotato: c’è il dipartimento. La sezione “Interviste e articoli” è ferma da prima dell’estate, quella  “Campagne di informazione” da febbraio; in homepage c’è un messaggio di Giovanna Martelli del 25 novembre, per la campagna #STOPVIOLENZADONNE.

Giovanna Martelli, proprio quel giorno, ha lasciato il suo incarico di consigliere per le Pari Opportunità, non senza polemiche, del governo Renzi – partito già di suo tra le polemiche per non avere né un ministero né una delega, ma “solo” una consigliera. Del “metodo” Idem, l’ascolto delle associazioni attive sul territorio per concordare azioni di governo, non si poteva avere fine più certa, anche se segnali chiari in questo senso c’erano stati eccome. Ma tant’è, questi sono i fatti.

A proposito di fatti: in un rapporto mai smentito e patrocinato dallo stesso Dipartimento per le P.O. realizzato da Intervita (146 pagine ben documentate), il costo sociale della violenza di genere è stato quantificato in 17 miliardi di euro, tanto per smentire definitivamente i soloni che fanno gerarchie di problemi di cui occuparsi, dando peso solo a questioni economiche. Ecco, anche a voler vedere solo il lato economico della questione, sarebbe il caso di occuparsene, delle pari opportunità: invece, niente.

Anzi: la legge di stabilità 2016 prevede tagli alle P.O., che andranno a colpire ulteriormente quelle iniziative territoriali che lavorano a diretto contatto con chi certi problemi li vive sulla pelle. Non solo le donne, che continuano – punta visibile dell’iceberg – a venire ammazzate da uomini in preda a giornalistici “raptus”, ma anche a tutti quegli uomini (pochi? E chi lo sa, non se ne occupa nessuno) che non ci stanno a farsi dipingere come ottimi padri, onesti lavoratori, probi cittadini, però dotati di un interruttore che, se disgraziatamente attivato, li trasforma in assassini.

Contro questa immagine distorta e falsa di un serio problema sociale un ministero dovrebbe attivarsi, un/una ministro/ministra potrebbe prendere parola pubblicamente: ma né l’uno né l’altro ci sono.

Contro generazioni che crescono pensando che il problema della violenza sulle donne è dovuta al “troppo amore”, e che manifesta una pericolosa indulgenza verso una questione sociale dai numeri impressionanti, un ministero potrebbe sensibilizzare quelle generazioni attrverso progetti e iniziative di ampio respiro, un/una ministro/ministra potrebbero farsi sentre sui media esponendo un punto di vista civile e paritario. Invece, non ci sono.

Non ci sono neanche, come esempi recenti, né per evitare strumentalizzazioni inaccettabili sul tema della surrogacy, né per stigmatizzare il solito profluvio di insulti sessisti piovuti a una esponente di governo per una questione che, ovviamente, con il suo sesso non c’entra nulla.

Le pari opportunità non sono attualmente al vertice delle priorità. E non è dato ancora sapere il perché. Quello che sappiamo è che in Italia di violenza di genere si muore molto più che di terrorismo – tanto per fare un esempio – ma finanziamenti, notizie, interesse pubblico e attività politiche non vengono distribuiti secondo questo criterio, che per quanto cinico è senz’altro oggettivo.

Neanche tra chi muore assassinato/assassinata, evidentemente, ci sono pari opportunità.

 iMille.org – Direttore Raoul Minetti

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