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Addio a Tina Anselmi, prima donna ministro in Italia

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

Ha mancato il traguardo dei 90 anni per pochi mesi, Tina Anselmi, li avrebbe compiuti il prossimo 25 marzo circondata dall'affetto della famiglia e di un intero paese, Castelfranco Veneto, dove è nata e maturata anche la sua lunga carriera politica. Prima ancora, in quelle zone, Tina è stata “Gabriella”, la giovanissima staffetta partigiana che ha dato il suo contributo alla Resistenza in sella alla sua bicicletta, instancabile. A 17 anni si iscrive alla Dc ed è al fianco delle lavoratrici venete (filandiere in primis, poi anche le insegnanti), senza diritti, senza un contratto. Un'esperienza che le tornerà utile da parlamentare (viene eletta la prima volta nel '68), quando sarà nominata sottosegretaria al Lavoro.

Nel '76, un approdo storico: è la prima donna italiana a essere nominata ministro. Le tocca appunto il Lavoro e procede subito al varo, l'anno successivo, di una legge fondamentale, la 903, quella che stabilisce la “parità di trattamento tra uomini e donne”.

Due anni dopo è la volta del ministero della Sanità con provvedimenti altrettanto importanti: porta la sua firma, infatti, la legge che istituisce il Servizio sanitario nazionale, una conquista epocale per l'Italia, nel campo della tutela dei diritti per la persona. Ma il '78 è anche l'anno della legge sull'aborto e della legge Basaglia, due atti di civiltà.

Sempre in quell'anno cruciale, ad Anselmi spetta un compito ingrato: fare da tramite tra il governo e la famiglia di Aldo Moro durante i 55 giorni del sequestro del presidente della Dc. E con estrema lucidità la democristiana commenterà l'assassinio dello statista: «Moro era il riferimento politico della Repubblica che stavamo costruendo. Si è ucciso lui perché quella politica non si facesse. Uccidendo Moro si è ucciso un futuro».

imageDa Tina Anselmi all'esecutivo "metà in rosa", le donne al vertice dei ministeri Nell'81 Nilde Iotti, presidente della Camera, le affida l'incarico di guidare la commisione d'inchiesta per la P2. Un compito spinoso cui Anselmi non si sottrae, che porta avanti con coraggio e tenacia: la Commissione si riunisce 147 volte, ascolta 198 persone, dispone 14 operazioni di polizia giudiziaria ed esamina centinaia di migliaia di carte. Certifica infine la natura eversiva e antidemocratica della P2. Ma nonostante l'approvazione del Parlamento nel 1986, la risoluzione - che impone al Governo di condannare la Loggia e perseguirla - cadrà nel dimenticatoio.il tweet del premierE questa rimarrà una delle profonde ferite nella vita di Tina Anselmi. Che si impegna poi nella Commissione delle Pari Opportunità (“Le donne devono partecipare alla vita politica e mai devono dare per scontato ciò che hanno ottenuto”, ripeteva sempre) e assiste impotente allo sgretolamento della Dc. Il riconoscimento di una vita spesa per la Repubblica, all'insegna di una ferrea moralità, arriva dalla società civile, che la candida al Quirinale attraverso il web, un'iniziativa che fa seguito all'esortazione giunta fin dal 1991 dal settimanale satirico “Cuore”. Ma non sarà sufficiente. Gli ultimi anni trascorrono protetti dall'amore della famiglia, nell'amata Castelfranco.© Riproduzione riservata

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