Vicenza. Alpini, donne molestate al raduno la denuncia su Facebook. «Estranei con il nostro cappello»
VENEZIA Sabotaggi delle linee ferroviarie e insulti agli alpini in apertura, denuncia di aggressioni alle donne alla chiusura della 91esima adunata degli alpini a Trento, che nel fine settimana appena trascorso ha contato 600mila ospiti, 50mila dei quali veneti.Un raduno che invece di passare alla storia sta finendo sulle pagine di cronaca. L’ultimo caso è il post su Facebook dell’associazione «Non una di meno Trento», figlia del movimento nazionale che si batte per i diritti delle donne, che scrive: «Come spesso accade, quello che gli uomini chiamano festa si traduce in motivo d’ansia per le donne, con il moltiplicarsi di molestie e approcci non graditi. Una libertà di azione che molti uomini mettono in atto ogni volta che viene meno un controllo sociale diffuso. Questa adunata non ne è esente e siamo già state tristemente oggetto e testimoni di manifestazioni di sessismo, machismo e maschilismo: sguardi viscidi, complimenti non richiesti, fischi, palpeggiamenti e gruppi di uomini che ci accerchiano e ci impediscono di passare sono solo alcune delle cose che stiamo subendo. A queste si aggiunge la serata dedicata a “Miss Alpina bagnata”, in cui si invita a “bagnare con la birra la tua alpina preferita”. Al di là dell’oggettificazione della donna — insiste l’associazione — non capiamo come si possa non considerare umiliante il gesto di lanciare addosso a qualcuno della birra. Il problema è che in un clima di festa, con alcol che scorre a fiumi e musica ovunque, queste continue microaggressioni passano inosservate. Non vogliamo essere oggetto del divertimento molesto degli uomini, che loro si ostinano a chiamare goliardia».
La denuncia di molte donne
Poi la chiosa: «Precisiamo che il nostro comunicato è una denuncia di quel che molte donne hanno vissuto durante l’adunata degli alpini. Non è un’invettiva contro gli alpini». Seguono commenti di ragazze «accerchiate» e «costrette a farsi un selfie con alpini», racconti di commenti spinti e della bravata di una penna nera, «che ha fatto sesso vicino ai bagni chimici». «Sa qual è il problema? — replica Luciano Cherobin, presidente di Ana Vicenza e presente all’adunata — Nei nostri raduni si infiltrano giovani che si comprano ai banchetti il cappello da alpino e poi approfittano del caos per mettere in atto comportamenti che mai assumerebbero nella vita di tutti i giorni. Si sentono impuniti e gettano discredito su un corpo per il quale uno dei valore fondanti è il rispetto della donna e della famiglia. Invece di generalizzare, si trovino i responsabili di questi atti deplorevoli e se ne facciano nomi e cognomi».