Francia, nasce il nuovo governo Valls All'Economia il 36enne Macron
Emmanuel Macron,36 anni, è il nuovo ministro dell'Economia, dell'Industria e del Digitale della Francia al posto di Montebourg. Confermati i ministri degli Esteri, Laurent Fabius, delle Finanze, Michel Sapin, e del Lavoro, Francois Rebsamen. Confermati anche i titolari dell'Interno Bernard Cazeneuve, della Giustizia, Christiane Taubira, e della Difesa, Jean-Yves Le Drian. Restano al loro posto anche il titolare dell'Agricoltura, Stephane Le Foll, che mantiene il ruolo di portavoce del governo, e Segolene Royal, ex compagna di Hollande, che è stata confermata all'Ecologia.
Najat Vallaud-Belkacem, fino ad ora ministro dei Giovani e dello sport, diventa ministro dell'Istruzione al posto di Benoit Hamon, che si era schierato con Montebourg. È la prima volta che una donna occupa questa posizione. Al posto della Vallaud-Belkacem, è stato invece nominato Patrick Kanner. Confermati poi Marisol Touraine agli Affari sociali, Sylvia Pinel all'Edilizia, George Pau-Langevin Francesi all'estero, e Marylise Lebranchu, alla Funzione pubblica.
Fleur Pellerin è invece la nuova ministra della Cultura, al posto di Aurélie Filippetti, che ha sostenuto la battaglia anti-tagli di Montebourg. Nel primo governo Valls, la Pellerin, 41 anni, nata a Seul con il nome di Kim Jong-Suk e adottata in Francia da bambina, era sottosegretario al Commercio estero.
Il nuovo ministro dell'Economia Macron era dal 2012 segretario generale aggiunto dell'Eliseo, responsabile degli affari economici. È uno dei sostenitori più fedeli del presidente Hollande. Diplomato dell'Ena, la prestigiosa Scuola della pubblica amministrazione francese, Macron è stato relatore della Commissione Attali "per la liberazione della crescita francese" e ha lavorato come banchiere d'affari da Rotschild.
Hollande aveva chiesto al suo primo ministro di «mettere insieme un governo di chiarezza sulla linea, i comportamenti, la composizione e la maggioranza». «È necessario che i comportamenti garantiscano la corenza, il rispetto e la solidarietà», è stato inoltre sottolineato dall'Eliseo.
«Hollande mente sempre, è per questo che ha il 20% nei sondaggi, mente e sta mentendo sin dall'inizio», ha attaccato Montebourg. «Con Francois Hollande - ha detto ancora Montebourg - non si può discutere, dunque non si discute. Le discussioni con lui sono inutili, simpatiche ma inutili». Secondo l'emittente Bfmtv, il ministro uscente, che appartiene all'ala sinistra del Partito socialista, ha avuto oggi un colloquio con Valls dai toni duri. Il faccia a faccia, durato una quindicina di minuti, si sarebbe concluso con Montebourg che ha gridato al premier: «Affonderai come Hollande».
La sinistra francese intanto è in frantumi e l'intera architettura della sinistra al potere rischia di crollare. È durato appena 147 giorni il primo governo del primo ministro Manuel Valls, l'uomo della destra socialista che si è immolato in una missione impossibile: la sua ottima quota di popolarità (45%) ha già perso 9 punti nel ruolo più ingrato della politica francese. Li ha sacrificati sull'altare di un tentativo di riaddrizzare una situazione compromessa, la stessa che ha sprofondato il capo dello Stato al 17% di gradimento nei sondaggi.
La crisi economica, la disoccupazione, le imprese che chiudono, il potere d'acquisto crollato sono gli ingredienti del cocktail. A farlo diventare esplosivo è l'idea - condivisa ormai trasversalmente dall'estrema destra alla sinistra della sinistra - che sia tutta colpa della politica del rigore. E, quel che è peggio, è che questa politica viene inevitabilmente targata Bruxelles, Germania, Merkel.
Contro di loro ha puntato il dito, con forza inedita sabato in un'intervista a Le Monde, il ministro dell'Economia, Arnaud Montebourg, da tempo definito dai commentatori una «bomba ad orologeria» nel governo. Così come destinata ad esplodere, da mesi, era la «fronda» socialista: 35 hanno votato contro la manovra finanziaria correttiva di luglio, e l'ampia maggioranza di cui godeva la gauche solo due anni e mezzo fa si riduce adesso al lumicino.
Dal Front National di Marine Le Pen, ma anche da ampi settori della destra UMP, si levano voci che chiedono lo scioglimento del Parlamento. Una scelta che, al momento, sembra assolutamente esclusa, ma che diventerebbe possibile se nei prossimi mesi il governo si trovasse in difficoltà per far passare i suoi provvedimenti in Assemblea nazionale. I Verdi, ai quali si guardava con interesse, sono spaccati e hanno fatto sapere di non voler entrare nel nuovo governo.
Montebourg ieri ha annunciato l'addio facendo la voce grossa, con una conferenza stampa dopo essere uscito dal governo in cui rimprovera Hollande e Valls di non aver raccolto i suoi suggerimenti e di «aggravare la crisi» con la sua politica economica. Abilissimo a travestire la cacciata dal governo come propria scelta di non starci («era necessario che mi riprendessi la mia libertà, Valls ha accettato di restituirmela»), ha portato con sè Aurelie Filippetti, ministra della Cultura di origine italiana che ha scritto e diffuso una lettera al vetriolo contro Hollande e Valls: «Scelgo la lealtà ai miei ideali piuttosto che quella di governo». E Benoit Hamon, ministro dell'Educazione, che ha brindato al «risanamento della Francia» con Montebourg, sottoscrivendone le tesi.
Negli ultimi giorni, la pressione dei dissidenti che chiedono il confronto duro con la Germania e la fine della politica di rigore era diventato insostenibile. Hollande, fermo sul suo «patto di responsabilità» all'interno e sulla ricerca di un ritorno della crescita ma senza contestare la politica europea, non poteva più lasciar correre. Da qui le dimissioni di Valls, la crisi lampo, e il reincarico al premier.